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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cultura

Sotto un cielo di piombo, la storia del movimento della lotta per la casa a Roma

Proiezione del docufilm e dibattito, Venerdi 20 Ottobre ore 20.30, Nuovo Cinema Palazzo – Piazza dei Sanniti 9

La storia della lotta per la casa è anche la storia dello sviluppo di Roma. Il docufilm Sotto un Cielo di Piombo traccia la storia della questione abitativa a Roma e ripercorre le tappe del movimento di lotta per la casa dal 1961 al 1985: dal lavoro di Don Sardelli con i baraccati dell’Acquedotto Felice, alle prime occupazioni di case popolari negli anni ’60 a quelle, alla fine degli anni ’70, di case private sfitte con lo slogan “In periferia non vogliamo andare, in centro storico vogliamo tornare”. 

“Ci hanno messo lì perché davamo fastidio” racconta un abitante di Pietralata, borgata costruita negli anni ‘30 sotto il livello dell’Aniene. “Siamo stati deportati dal fascismo nel ’33, vivevamo in baracche di lamiera; siamo stati messi su carri bestiame e portati a Pietralata, perché volevano fare Roma bella”. Gli sventramenti fascisti, non compresi nei piani regolatori del 1909 e del 1931, rispondevano a un’idea stilistica di un centro storico dove, come scrisse Mussolini, “i monumenti devono giganteggiare nella necessaria solitudine”. A partire dal 1924 furono demoliti circa 35 mila vani in centro storico. Nello stesso anno fu usato per la prima volta ufficialmente il termine “borgata”, con la costruzione di Acilia in una zona malarica a 15 km da Roma. “Le borgate vennero fatte anche da grandi architetti durante il fascismo per isolare il popolo” racconta il fotografo Tano d’Amico, “per allontanare il popolo dal centro del potere, sventrando il centro storico di case e di persone”. 

Sono alcune delle interviste contenute nel docufilm, che sarà proiettato venerdì 20 ottobre al Nuovo Cinema Palazzo a San Lorenzo (Piazza dei Sanniti 9°). La proiezione sarà seguita da un dibattito con gli autori, Ylenia Sina, giornalista di Roma Today, Antonello Sotgia e Tano d’Amico.

Un’occasione per parlare anche della questione abitativa oggi, perché la storia si ripete, pur con tutte le differenze legate alle mutazioni sociali e della composizione di coloro che oggi vivono in emergenza abitativa –persone sole, giovani, anziani, stranieri. “I poveri sono sempre stati i pionieri delle periferie” racconta uno degli intervistati. Se negli anni ’60 i baraccati dicevano “andiamo a Roma” per intendere il centro storico, oggi un quarto della popolazione abita fuori dal Grande Raccordo Anulare; forse Roma è le sue periferie. 

La questione abitativa non è ancora risolta. Continua l’esodo di abitanti dal centro, dove la percentuale di case vuote è compresa tra il 21% e il 42%, anche in virtù dell’alto numero di appartamenti trasformati in B&B per turisti. Intanto le borgate sono entrate nel gioco della speculazione immobiliare con l’espansione delle città. La riduzione delle baracche a partire dalla lotte per la casa degli anni ’60, con la realizzazione di piani di edilizia residenziale pubblica e la costruzione in soli tre anni di Tor Bella Monaca per ospitare molte famiglie baraccate, è durata soltanto fino agli anni ’90. In quegli anni infatti, con l’insediamento di profughi balcanici, migranti romeni e bulgari, di etnia rom ma non solo, le baracche sono tornate a crescere.

Oggi la Città metropolitana di Roma è al primo posto per il numero di persone residenti in famiglia che vivono in un forte disagio abitativo: le “famiglie senza tetto”, cioè quelle che non dimorano in abitazione nè in altro tipo di alloggio, sono pari a 21.345 con una percentuale dello 0,6%; mentre sono 4.569 le famiglie in forte disagio abitativo che ricorrono ad “altri tipi di alloggio occupati”, ovvero roulotte, capanne, baracche, ecc., secondo il 15° Censimento della Popolazione e delle Abitazioni del 2011.

A Roma sono stati eseguiti nel 2016 dai 15 ai 20 sfratti al giorno. 1.400 famiglie vivono nei Centri di Assistenza Alloggiativa Temporanea, i “residence”; circa 6mila persone a Roma abitano in occupazioni abitative, nelle circa 70 occupazioni sparse nella Capitale. Molti di loro sono tra le 10.500 famiglie in graduatoria per una casa popolare. Il problema dei campi rom è tutto fuor che superato. C’è ancora molta strada da fare per realizzare il progetto di inclusione sociale e appartenenza alla città, rivendicato a partire dagli anni ’60 dai movimenti di lotta per la casa. 


Venerdi 20 Ottobre ore 18,30 
proiezione di
SOTTO UN CIELO DI PIOMBO
Il movimento di lotta per la casa a Roma  (1961-1985)
Progetto e interviste di Massimo Sestili
Regia di Massimo Sestili, Vincenzo Farenza e Tomi Mellina Bares
Musica di Guglielmo Nodari
Montaggio di Angelo Santini
Prodotto da AAMOD e IRSIFAR

A seguire il dibattito, con:
Massimo Sestili, autore del docufilm
Ylenia Sina. giornalista di Roma Today
Antonella Sotgia, architetto
Tano D’Amico, fotografo
 

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