rotate-mobile
Cultura Via della Navicella, 10

La Chiesa della Navicella al Celio: miscellanea di stili e di epoche

Crocevia di pellegrini sin dall’antichità, la Chiesa di Santa Maria della Navicella rappresenta un insieme variegato di stili, decorazioni e raffigurazioni, elemento tipico del multilinguismo artistico di Roma.

Il vero nome della Chiesa, che si trova nel quartiere Celio, è Santa Maria in Domnica ma dai romani è meglio conosciuta come Santa Maria della Navicella.

La Navicella non è altro che un residuo marmoreo raffigurante un troncone di barca trasformato in fontana e posto di fronte all’entrata, nella piazza che ha preso il suo nome. Discordi sono i pareri riguardo l’origine di questa scultura: alcuni pensano sia di epoca romana, forse un ex voto alla dea Iside protettrice dei naviganti; altri invece pensano sia una copia dell’originale eseguita nel XVI secolo e fatta collocare qui da Papa Leone X de’ Medici.

L’appellativo in Domnica, di origine incerta, potrebbe derivare dai praedia dominica, aree di pertinenza imperiale su cui con molta probabilità fu edificata la Chiesa. Fin dalle origini l'edificio sacro è dedicat alla Madre di Dio ed è sede delle opere di assistenza e di servizio ai poveri.

L’origine della Chiesa dovrebbe risalire al VII secolo e doveva essere un piccolo oratorio, ma durante il pontificato di Pasquale I (817-824) fu ricostruita dalle fondamenta ancor più grande e maestosa di prima. Inoltre, fu aggiunto lo splendido mosaico bizantino ancora oggi in ottimo stato di conservazione, raffigurante nel catino absidale la Beata Vergine Maria seduta in trono in procinto di consegnare il Bambino benedicente ai fedeli. Ai suoi piedi, con lo sguardo rivolto verso il popolo, è raffigurato Pasquale I con il nimbo (aureola) quadrato, ad indicare che era vivente durante la composizione del mosaico.

“Questa casa prima era stata ridotta in rovine, ora scintilla perennemente decorata con vari metalli e la sua magnificenza splende come Febo nell’universo che mette in fuga le tenebre della tetra notte. O Vergine, il probo vescovo Pasquale ha fondata per te questa aula regale che deve rimanere splendida nei secoli”.  

La facciata della Chiesa della Navicella, realizzata da Andrea Sansovino a cavallo tra il 1513 e il 1514, è formata da un portico a cinque arcate doriche con al centro di ognuna una testa di leone. L’interno, a pianta basilicale divisa da colonnati in tre navate, colpisce per due aspetti: i capitelli corinzi ognuno diverso dall’altro e il magnifico fregio affrescato da Perin del Vaga, eseguito su disegno di Giulio Romano (entrambi seguaci di Raffaello).

Chiesa di Santa Maria della Navicella © Livioandronico2013-2

Lungo tutta la navata centrale molti sono i richiami a Papa Leone X de’ Medici: il fregio con i leoni, le insegne medicee dell’anello, del diamante e delle tre piume e, nel soffitto ligneo, lo stemma familiare.

Nel 1714 è stato aggiunto il campanile a vela in cui è collocata una campana del 1288 e nell’Ottocento sono stati realizzati alcuni interventi di tipo conservativo e decorativo, come gli affreschi della navata centrale a motivo floreale, con scritte che riproducono alcune litanie alla Vergine Maria.

Nel 1932 la chiesa viene eretta in parrocchia con un territorio compreso tra piazza di Porta Metronia, il Colosseo e piazza San Clemente. Negli anni ’90 è stato ricostruito l’altare maggiore, dove è stato poi collocato il fonte battesimale.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La Chiesa della Navicella al Celio: miscellanea di stili e di epoche

RomaToday è in caricamento