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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cultura

Pino Strabioli si racconta a cuore aperto: "Tra teatro e televisioni la verità dei miei racconti"

Quasi trent’anni di carriera Pino Strabioli, artista poliedrico, si racconta tra teatro, cinema e televisione. Tre linguaggi differenti ma accomunati da una sola passione, il piacere di volere raccontare le emozioni non dimenticandosi della semplicità della vita

A differenza di tanti artisti o personaggi televisivi che fanno della loro professione un mezzo per mettersi al centro dell’attenzione, Pino Strabioli rimane umile e fa di questa sua qualità un ulteriore mezzo per raccontare storie e personaggi che rientrano in quello che è stato o che è uno spaccato storico e culturale italiano. Nelle sue trasmissioni non si perde mai il contatto diretto con la realtà e il suo modo autentico di fare spettacolo e informazione e questo gli permette di creare una forte empatia con il pubblico.

Noi di Romatoday abbiamo chiesto di poterlo incontrare, per chiedergli come nonostante i cambiamenti culturali e di mercato che riguardano soprattutto l’ambiente televisivo, sia riuscito ad essere fedele al proprio modo di lavorare che fa dell’incontro e dell’informazione lo strumento necessario per creare un messaggio artistico che è comprensibile ed utile per chi l’ascolta. Ripercorrendo la sua carriera ci ha spiegato di quanto per lui siano stati importanti l’incontro con personaggi come Paolo Poli in primis, ma anche Maurizio Costanzo, Gabriella Ferri, Patty Pravo e molti altri. Persone capaci di comunicargli il profondo valore di questo mestiere. E anziché divulgare una conoscenza che si regge solamente sull’ apparenza, simbolo ormai del mondo dello spettacolo; ha scelto di dare innanzitutto importanza al desiderio di conoscenza che gli ha permesso negli anni di svolgere coerentemente il suo lavoro

Tra teatro e televisione, passando per il cinema, chi è Pino Strabioli?

“Artisticamente provengo dal teatro ed è da lì che è nato tutto, dall'incontro che feci con Paolo Poli, grazie al quale debuttai in un suo spettacolo 'I viaggi di Gulliver'. Un’esperienza che mi ha insegnato molto, un grande lavoro durato sette mesi, dove ho imparato il valore della disciplina e della libertà. La disciplina intesa come esercizio che è fondamentale all’attore e la libertà intesa come possibilità di potersi esprimere attraverso le caratteristiche dell’artigianato, che fanno parte del lavoro dell’attore. Partendo artisticamente con Poli poi ho avuto la possibilità di crescere e di andare avanti in questo meraviglioso cammino”

E cosa è accaduto dopo l’incontro con Poli?

“Ci sono stati altri incontri collegati a Poli. Ho incontrato Villaggio e i fratelli Pupi e Antonio Avati i quali mi avevano notato come attore e a cui devo il mio ingresso sul grande e piccolo schermo. All’interno di un programma che all’ ora conduceva un giovanissimo Fabio Fazio su Telemontecarlo e che si chiamava T’amo TV ed era del 1993. Il programma consisteva nel commentare le altre trasmissioni che contemporaneamente alla nostra andavano in diretta, solo che il commento veniva fatto in chiave grottesca o satirica. Come ospiti c’erano anche Daniele Luttazzi, Pier Francesco Poggi e Alvaro Vitali. Fu Maurizio Costanzo a notarmi ed invitarmi in una delle sue puntate dove anche in quell’occasione riuscii a farmi notare”

Dopo molti anni di carriera anche in diversi panorami dello spettacolo, qual è l’idea che ha del suo lavoro rapportato al contesto contemporaneo?

“Per mia fortuna ho sempre avuto modo di lavorare sentendomi libero di esprimere quello che volevo dire o comunicare. Questo è valso sia dal punto di vista teatrale che televisivo. Per quanto riguarda il palcoscenico non riempio le arene o i grandi teatri, e la cosa non mi dispiace visto che la voro in teatri dove riesco ad comunicare in maniera più diretta al pubblico. Ma comunque ho avuto un maestro che apparteneva per le sue qualità istrioniche ai grandi palcoscenici, Paolo Poli che mi ha insegnato tantissimo di questo mestiere. Mi sono concesso sempre di essere coerente, e di poter instaurare a teatro o in televisione, innanzitutto con me stesso e con il pubblico, un rapporto basato sull’onestà. Esprimere quello che si pensa. Un atteggiamento lavorativo che per me è stato valido sia in teatro che in televisione. Il piacere di potersi approcciare a questo lavoro in maniera artigianale, che mi è stato tramandato e che in un certo senso tutt’ora ricerco. Avere la consapevolezza di quello che si conosce e là dove questa qualità manca, approfittare nel senso costruttivo del termine di chi ha più conoscenza di te. Per me questo è stato sempre fondamentale e mi ha permesso di arricchirmi e riconoscere come poter migliorare. Una condizione questa che potrebbe valere un po’ per tutti oggi, diventando quasi necessaria per sfidare ciò che viviamo”

Lei prima ha detto che è riuscito a fare una televisione che fonda le sue basi sul racconto o sul contenuto, è anche per questo che nelle sue trasmissioni o spettacoli parla di molti personaggi dello spettacolo?

“Come racconto intendo anche tutto quello che può raccontare una storia. Mi riferisco anche all’ arti figurative ad esempio capaci di raccontare storie. Sicuramente una serie di programmi che ho fatto mi hanno concesso di intervistare personaggi dove come sempre il piacere di conoscere e di far conoscere ha maggiormente fatto del racconto una sorta di mio marchio di fabbrica. Nell’ ultimo programma che sto conducendo ,  ho incontrato personaggi e amici come Patty Pravo, Fiorello, Giorgia e Giuliano Sangiorgi che mi hanno consentito di portare la narrazione al centro del mio operato”

A proposito di “Grazie dei fiori”, come si sviluppa questa idea?

“Grazie dei fiori è un programma che alla sua terza edizione, nato nel gennaio 2018 come un appuntamento speciale che ripercorre la storia del festival di Sanremo. Attualmente per questa ultima edizione sono state trasmesse due delle dieci puntate che stanno andando in onda su Rai 3 dal 15 settembre. In questa edizione attraverso la musica, i personaggi che l’hanno rappresentata e la canzone si racconta l’Italia. Un programma che grazie a Gino Castaldo mi sta permettendo di scoprire ancora meglio la musica”

Tra l’altro la musica è ancora protagonista in uno dei tuoi ultimi lavori dove il tema del racconto è ancora protagonista, di cosa si tratta?

“Praticamente un concerto di musica, ricordi e parole che ho avuto il piacere di creare insieme a Christian De Sica. Uno spettacolo, il cui titolo è che andrà in scena all’Auditorium Parco della Musica il prossimo 30 marzo. Un dialogo-intervista che dove Christian risponderà a suon di canzoni che ripercorreranno la sua carriera e proporrà un repertorio che omaggerà anche la carriera del padre Vittorio”

Ritorniamo invece al suo primo amore, il teatro, a cosa sta lavorando adesso?

“L’ultimo lavoro al quale mi sto dedicando è 'Bazar di un poeta', ripreso dal viaggio in Italia di Hans Christian Andersen che fece nel 1840 e che andrà in scena il prossimo 4 ottobre, presso la galleria dei tesori d’arte a Perugia. Un lavoro che intende raccontare e che associa la paura alla fantasia. E anche se non è stato detto sarò protagonista a Marzo all'interno della stagione del teatro, con lo spettacolo scritto da Maurizio Costanzo

Tante cose da raccontare e comunicare. All’interno del suo di viaggio invece, oltre a quello che ci ha detto quali sono stati gli altri incontri che si porta con sè in questa Roma?

“Sicuramente i primi che adesso mi vengono in mente sono tre. Marcello Mastroianni che ebbi il piacere di conoscere e del quale non posso dimenticare la sua semplicità e la sua capacità di essere vero. Più che una qualità una dote che se si riesce, e ovviamente lui ci riusciva ed è per questo era un grande attore, a portare anche davanti la macchina da presa smaschera ogni finzione. E questo vale anche per la televisione, la capacità di essere sinceri, se non lo si è in camera si nota, per questo non tutti i programmi sono uguali. L’incontro, se posso definirlo in questo modo, con Giulio Andreotti, che vedendolo brevemente mi raccontò attraverso il suo volto l’intera faccia dell’Italia. E oltre a Patty Pravo, riservo il ricordo di una grande amicizia con Gabriella Ferri, capace di rappresentare attraverso se stessa e attraverso la sua arte l’intera Roma e l’intera romanità, proprio come quella che in questo momento ci circonda mentre faccio questa intervista"

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