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Venerdì, 19 Aprile 2024

Geishe a Roma, l’arte della seduzione raccontata da Asaka

Cosa spinge una giovane giapponese ad intraprendere la vita da Geisha? La nostra intervista ad Asaka, tra mistero e tradizione

Il viso bianco come la porcellana. Le labbra rosse, corpo esile fasciato da un bellissimo kimono e un’acconciatura costruita. Molti di noi hanno in mente il memorabile racconto del film “Memorie di una geisha” diretto da Rob Marshall e basato sull'omonimo romanzo di Arthur Golden. Trovarsi di fronte ad una di loro è un’esperienza singolare, che ti fa catapultare in un’epoca antica. Lontana.

Incontriamo Asaka (luminosa trasparente fragranza) al Centro olistico Gur Prasad a Roma, durante il festival itinerante "A Geisha day", organizzato da Miriam Bendìa. Le occorrono più di due ore per trasformarsi in geisha: trucco minuzioso (oshiroi), un laborioso kimono da vestire e costruire intorno al proprio corpo. Ma ci vuole tutta una vita per diventarlo: “Non  si smette mai di imparare qualcosa, dagli stessi clienti - racconta -. Chi si rivolge alla geisha è colui che è attratto da questa figura e dalle arti tradizionali giappponesi che rappresenta. Ma non solo gli uomini, ormai sono tante le donne che vengono per conoscerci. Da ragazza quando ho capito che tutte le mie passioni, dalla danza alle arti tradizionali, confluivano nella figura della Geisha ho deciso di intraprendere questo cammino”.

Il debutto a Tokyo all’età di 21 anni, prima sei una hangyoku (metà gioiello) ossia un’apprendista geisha. Da allora si comincia una nuova vita, in una nuova famiglia, quella della okāsan che diventa la tua geisha madre e delle onesan (le sorelle maggiori) e delle imōtosan (le sorelle minori) ossia le altre geisha e hangyoku che vivono e lavorano con te. “Quando si diventa geisha si abbandona la vita di prima, la famiglia, gli amici - continua -, per me è un sogno rappresentare la sua arte in ogni aspetto ed è una figura che va salvaguardata. La geisha è una donna molto sicura di sé”. La sera si esibiscono negli ozashiki (i geisha party), all’interno delle ochaya (le case del tè). Il valore di una geisha non riguarda tuttavia solo il suo talento artistico. “Ciò che dobbiamo saper fare prima di tutto è l’ozamochi: l’arte di mettere l’ospite a suo agio - spiega -. L’ospite è al centro dell’attenzione”.

Che ruolo ha la geisha oggi nella cultura tradizionale giapponese? “Purtroppo sta scomparendo - risponde Asaka -, per questo per noi diventa importante farla conoscere anche fuori dal Giappone, in occasioni come quella del festival qui a Roma. Adoro Roma - conclude -, le persone, il cibo, la città”.

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