rotate-mobile
Cinema

Toni Servillo, "Una vita tranquilla" per conquistare il Festival

Conferenza stampa e proiezione del terzo film italiano ìn concorso. L'opera di Claudio Cupellini è un noir avvincente interpretata da grandi attori e da un Toni Servillo che si detreggia tra napoletano, italiano e tedesco

E' firmata  da Claudio Cupellini, allievo di Paolo Virzì e Daniele Lucchetti, la terza pellicola italiana in concorso al Festival del Cinema di Roma.  Dopo la leggera, seppur piacevolissima, commedia Lezioni di cioccolato, il giovane Cupellini si confronta con il dramma di genere, e lo fa dirigendo uno dei più grandi attori teatrali e figura di spicco del cinema italiano, Toni Servillo, in questo noir strettamente attuale.

Rosario Russo (Toni Servillo), originario del sud Italia, vive in Germania da quindici anni. Ha cambiato identità, parla un perfetto tedesco, conduce una vita basso profilo, senza eccessi, è un onesto lavoratore, ha una famiglia. Con la moglie Renate dirige un albergo ristorante vicino a Francoforte, ha un figlio, Mathias e un aiuto cuoco, Claudio, che è anche suo amico.

Rosario Russo conduce una vita tranquilla. Ma un giorno di febbraio il passato torna a fargli visita, pesante, sotto le sembianze del figlio Diego (Marco D'amore), abbandonato in Campania 15 anni prima. Diego è in Germania con un suo amico su mandato della camorra. E quella vita così tranquilla di Rosario Russo prende una piega imprevedibile.

“Il personaggio di Rosario sembra cucito su Toni – afferma il regista in conferenza stampa – e in effetti l'attore che volevo era lui e temevo che potesse non accettare. Ma non ho adattato il personaggio all'attore; quando fai un film e costruisci una storia ti concentri sulla trama e sui personaggi cercando di identificare gli attori che possano interpretarli al meglio.

Ancora, in questo Festival, una storia che parla del rapporto tra un padre e un figlio, questa volta un'unione carnale che rappresenta un legame con il passato che si è  cercato di nascondere, di celare dietro l'apparente tranquillità di una nuova vita, sciolta da un passato scomodo da cui ci si vuole redimere, da un trascorso invadente come quello di un ex membro della malavita.

“La centralità del film è proprio questa relazione tra padre e figlio – spiega Servillo – questo figlio che è l'unico legame indissolubile con la vita precedente del protagonista che, di fronte al ritorno del figlio, si rende conto di non poter più nascondersi. “Mi sono innamorato subito di questo film – continua l'attore. La cosa più affascinante per una persona che fa il mio mestiere è leggere una sceneggiatura ed innamorarsene. La qualità di quest'ultima, la grande abilità di raccontare degli sceneggiatori, sono stati i motivi per cui ho deciso di accettare la parte”.
 
Meraviglia, anche, la capacità di Servillo di fluttuare tra i tre livelli linguistici del film, che scorre veloce tra il napoletano, l'italiano e il tedesco: “I tre linguaggi – spiega Servillo - non sono altro che le tre tane sotto le quali l'animale, di volta in volta, si nasconde per celare la sua natura, L'alternanza dei tre livelli non è altro che un tentativo disperato di ingannarsi e di ingannare tutti coloro che si rapportano a lui. Con il tedesco non è stato facile, ma ho avuto un'ottima insegnante e tanta pazienza di studiare. Inoltre l'aiuto di questa bravissima attrice tedesca, Juliane Khoeler, che interpreta mia moglie, è stato determinante”.
 
“Il film - ricorda il produttore Fabrizio Mosca – è una co-produzione tra Germania, Italia e Francia. C'è stata una forte collaborazione tra i tre paesi e RaiCinema è stata subito dalla nostra parte. Per un produttore indipendente è una fortuna potersi innamorare di una storia,
E conclude con una battuta sul cinema italiano: “Sono molto preoccupato per il futuro del nostro cinema, se questo ministero non si mette a funzionare come dovrebbe”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Toni Servillo, "Una vita tranquilla" per conquistare il Festival

RomaToday è in caricamento