Brush up - Raffaele Califano Quartet & guest al 28Divino Jazz
SABATO 14 MAGGIO
ore 22.30
RAFFAELE CALIFANO 4tet
"Brush Up" & More
Nicola Tariello, tromba
Antonio Magli, piano
Francesco Pierotti, c.basso
Raffaele Califano, batteria
Special Guest il chitarrista svedese Mats Hedberg !
"While living in London, I had an apartment with a small garden. During the summer around 4 or 5 o'clock in the morning, just as the day began, birds would gather here one by one and sing together, each declaring its freedom in song. It is my wish to share this same spirit with other 1 musicians and communicate it to the people" . (***)
Tanto leggevo, un certo giorno del 1973, sul retro della copertina di "Conference of the Birds", primo disco da leader di Dave Holland. Da allora, questo molto sintetico raccontino è rimasto con me. Di più: è diventato una sorta di cartina di tornasole per stabilire il clima di una situazione musicale. Che nel jazz può essere muscolare e competitivo (la chase, per dire), e in quei casi la metafora hollandiana non ci serve, oppure più complesso e naturale e cooperativo, in cerca di un ordine spontaneo, come quello degli stormi, dei greggi, dei branchi, degli armenti, che si scompaginano e si ricompongono reagendo alle sollecitazioni. È giusto questo genere di sentimento che ho provato ascoltando per la prima volta il quartetto di Raffaele Califano, eccellenti compagni di viaggio il sassofonista Simone Alessandrini, il pianista Antonio Magli e il contrabbassista Carmine Iuvone. Ospite illustre il trombettista Fabrizio Bosso, del quale forse dovremmo cessare di magnificare la strabiliante tecnica (ché non v'è chi non veda), per rilevare invece la ricchezza e originalità e maturità dell'eloquio.
Non essendo un devoto della musicologia, difficilmente cerco nel jazz quinte diminuite e terze maggiori. Mi interessa piuttosto capire se si suona per mettere la musica al proprio servizio o per mettersi al servizio della musica. Rilievo che forse ci porta al cuore di uno dei temi chiave che giustificano l'esistenza stessa di quella musica che, con buona approssimazione semantica, chiamiamo jazz, e cioè l'espressione della libertà individuale in un contesto collettivo (nella filosofia politico- economica sarebbe come coniugare Adam Smith e Karl Marx, impresa impervia, mentre in musica è possibile).
Ovviamente perché il jazz esprima al meglio la sua modalità conversativa, occorre un contesto idoneo a facilitarla: in un salotto ciò è responsabilità dell'ospite, in musica del compositore, che deve porre (Filippo Bianchi)
°°° Quando vivevo a Londra, avevo un appartamento con un piccolo giardino. Durante l'estate, intorno alle 4-5 del mattino, gli uccelli si raccoglievano lì uno ad uno e cantavano insieme, ognuno dichiarando col canto la propria libertà. La mia speranza è di condividere quello stesso spirito con gli altri musicisti e comunicarlo al pubblico.
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