Aspettando Godot..il giorno dopo al Teatro Duse
Fare del Buon Teatro al giorno d’oggi non è facile. Ma a volte capita di assistere a spettacoli come Aspettando Godot … il giorno dopo di Luciano Bottaro. Questo autore e regista , forte della sua esperienza di sperimentatore teatrale, omaggia Beckett a distanza di oltre 40 anni con un testo originale e davvero innovativo. Vladimiro ed Estragone aspettano ancora di fronte l’albero, magistralmente evocato dalle scenografie di Stefano Zampieri. Aspettano e parlano.
Dai loro racconti emergono immagini distopiche di un futuro possibile in cui la società è stata fagocitata dall’economia predatoria, dal debito incalcolabile, dalla corruzione più vile. Le banche diventano dormitori per i vagabondi , cosi come i luoghi sacri. Sono scomparsi i ruoli e i mestieri. Resistono i protagonisti, mossi dalle aspettative per la venuta di Godot. Ma anche la loro personalità vacilla. Ottimismo e pessimismo sono altalenanti, situazioni grottesche fanno loro da contrappunto. Gioco e momenti di noia, struggenti e introspettivi, accompagnano Didi e Gogo, che forse hanno mollato come uomini, forse non ancora, pensano nuovamente al suicidio, ma non sono “programmati” per il gesto estremo, si interrogano sul senso dell’umanità, concludendo che alla fine è un maledetto tragico errore della natura.
L’uomo crede di essere importante, ma la coscienza è solo un programma per dare sensazioni illusorie. La soluzione sta nello smettere di riprodursi per avviarsi ad una fine dignitosa. Rimane solo l’idea forte del vantaggio che i nostri antieroi potranno ottenere dalla venuta di Godot. Prima della rivelazione ultima, vengono visitati da altri bizzarri personaggi. Una ragazza disincantata che porta il messaggio di Godot e Velena , una dominatrice in latex accompagnata da Luke , uomo/cane/feticcio. Simboli della normalità perduta e della perversione estrema.
Altri elementi che compongono un puzzle in cui si intreccia la storia contemporanea con una molteplicità di riferimenti che spaziano dalla cultura classica alla cultura pop . Godot arriverà e permetterà ai protagonisti di chiedergli solo tre domande. Ne sprecheranno due . Alla terza Godot rivelerà il suo grande gioco che ha coinvolto Vladimiro ed Estragone: l’Atto Creativo costante fatto di una lunga sofferente attesa per comprendere meglio se stessi, l’Atto Creativo fatto di vita, della loro vita di straccioni , che seppur devastata dalla violenza, è un percorso costruito sull’ Amore e sulla Bellezza .
Al perché di tutto questo duro percorso , Godot placidamente risponde: “ perché no?”. Un’opera teatrale ben strutturata, fruibile, capace di emozionare e soprattutto da ripercorrere con la mente per individuare tutti i contenuti del sottotesto, quasi dei metadati che ne arricchiscono ancor di più il valore.