Alla scoperta di Borgo, il Rione ad limina Petri
Nell’ager vaticanus, vale a dire nel vasto territorio compreso fra la riva del Tevere, Castel Sant’Angelo e il Vaticano, si estendevano, in antico, i luoghi di delizia della corte imperiale. Qui sorsero le prime testimonianze del cristianesimo in virtù della presenza della tomba dell’apostolo Pietro, martirizzato nel Circo di Nerone nell’anno 64. Oltre al Circo, infatti, esisteva in quest’area un vasto sepolcreto dove, in una tomba terragna, fu deposto anche il primo papa. Questo, divenne da subito meta di pellegrinaggi da parte della comunità cristiana di Roma.
All’inizio del VI secolo, a Roma, si erano formati dei suburbi intorno alle tre maggiori basiliche cristiane sorte nel IV secolo per volontà dell’imperatore Costantino, sulla via Tiburtina (San Lorenzo), sulla via Ostiense (San Paolo) e ai piedi del colle Vaticano (San Pietro).
Collegati alle porte cittadine da lunghi porticati, i suburbi erano vere propaggini di Roma nella campagna circostante. Essi formavano una specie di periferia dominata dalla presenza della Chiesa, cosparsa di edifici sacri ma anche di fattorie e di ville. La Roma cristiana si estese così molto al di là delle mura Aureliane.
Va detto che il sepolcro e il santuario di san Pietro superarono quelli dedicati a san Lorenzo e a san Paolo per ricchezza e importanza: romani e forestieri vi affluivano in numero sempre crescente per offrire doni, pregare ed implorare la salvezza dell’anima. La basilica di San Pietro divenne così un centro di devozione popolare, in aperta concorrenza col centro ufficiale della Roma cristiana, vale a dire la basilica di San Giovanni in Laterano, la sede papale.
Nei pressi di San Pietro s’insediarono numerosi sovrani britannici: Cadwalla del Wessex nel 668, Coinred della Mercia una generazione più tardi, Ina del Wessex nel 726, e infine Offa, proveniente dall’Anglia orientale, accompagnato da nobili, popolani inglesi d’ambo i sessi.
Intorno alla metà dell’VIII secolo, nordici di ogni condizione si stabilirono ad limina Petri, e dai loro paesi natali affluirono ricche donazioni destinate al soccorso dei poveri e alle lampade di San Pietro. Col passare del tempo, quindi, le varie colonie straniere, composte da ricchi col loro seguito, da poveri gregari e da eremiti, si raccolsero in appositi insediamenti o borghi nazionali. Erano nate le scholae nordiche. La prima di queste, fondata già nel 726, fu quella dei Sassoni, installata all’incirca nel luogo dove oggi sorgono l’ospedale e la chiesa di Santo Spirito in Sassia: il nome di Burgus Saxonum sopravvive nel nome del quartiere di Borgo, compreso tra San Pietro e il Tevere. Intorno al 770, a nord della basilica s’insediò la schola dei Longobardi, con l’annessa chiesa di San Giustino (oggi non più esistente); verso la fine del secolo fu fondata a sud dell’atrio la schola dei Franchi, e infine quella dei Frisoni (gruppo etnico germanico nativo delle zone costiere dei Paesi Bassi e della Germania) sorse nella zona di San Michele in Borgo (oggi chiesa dei SS. Michele e Magno), sulla collina a sud-est del portico berniniano. Nel 799 tutte queste scholae erano già strutturate come organismi civili e militari autonomi, e solo col passar del tempo furono assimilate nella vita cittadina.
Importanza strategica allo sviluppo di Borgo era rappresentato da ponte Sant’Angelo, unico accesso per e da Roma. Esso era controllato dal castello omonimo, già mausoleo di Adriano: chi aveva possesso di questo caposaldo dominava il santuario di San Pietro e il circostante Borgo, potendo garantire un’efficace protezione o costruire una potenziale minaccia. Verso sud, una sola strada stretta tra la pendice del Gianicolo e il Tevere, collegava la zona di San Pietro con Trastevere. Bisognerà attendere il 1576 per regolarizzare il Borgo ed aprire una nuova strada a nord, la via Alessandrina, parallela alla via di Borgo Nuovo.
Un momento determinante per l’evoluzione della storia topografica di Borgo fu il 547, l’anno in cui il re goto Totila, insediatosi a Roma dopo un assedio vittorioso, ma temendo l’arrivo del generale bizantino Belisario, demolite in parte le mura aureliane, fece attestare la propria scarsa guarnizione sulla destra del Tevere nella regione vaticana. Qui, appoggiandosi alla fortezza del Castello, dietro la sua parte posteriore eresse una breve cerchia di mura: nasceva in tal modo il primo recinto fortificato (Burg, Borgo), e con esso un primo tratto di mura, una parte delle quali nell’855 sarebbe stata utilizzata da Leone IV per ampliare la cittadella di San Pietro.
Le mura di papa Leone IV racchiusero la basilica di san Pietro e le chiese minori, i conventi e gli ospizi; fuori le mura, a nord, si estendevano i campi (i cosiddetti Prati) da cui dipendeva in gran parte l’approvvigionamento della città. Partendo da Castel Sant’Angelo, le mura Leonine passavano alle spalle della basilica vaticana e tornavano sulla sponda del Tevere nei pressi dell’attuale ospedale di Santo Spirito, trasformando la zona in un recinto fortificato, anzi in una nuova città, che dal suo fondatore prese il nome di Città Leonina, ricca di tre porte e 44 torri. L’inaugurazione ebbe luogo il 27 giugno dell’852, antivigilia dei santi Pietro e Paolo.
Nell’XI secolo il Borgo aveva assunto già da tempo la forma che avrebbe poi conservato ben oltre il medioevo (in sostanza fino al 1938, quando nell’antica rete di strade antistante San Pietro fu aperto lo squarcio di via della Conciliazione) e di cui abbiamo un’efficace rappresentazione, oltre che nelle fonti documentarie, nelle piante e nelle vedute dei secoli dal XVI al XIX secolo. La sua posizione lo proteggeva dai tumulti popolari e da eventuali forze occupanti la città; Castel Sant’Angelo e le mura Leonine garantivano una difesa, seppure non sempre pienamente efficace, contro gli assalti dall’esterno. In particolare, poiché Borgo ospitava la basilica dedicata al primo vescovo di Roma, i suoi successori ne fecero il loro rifugio: un recinto fortificato e consacrato, parte integrante di Roma ma situato ai margini della città, facile da difendere e utilizzabile come base di partenza per un eventuale contrattacco.
Ecco perché i papi, per tornare da Avignone (1377) chiederanno come condizione assoluta di entrare in possesso della Mole Adriana per attestarsi sicuri e difesi nella regione vaticana.
Furono Sisto IV e Alessandro VI, in vista del Giubileo del 1475 e del 1500, a dare una nuova sistemazione a Borgo, riplasmando il Borgo Santo Spirito e il Borgo Vecchio e creandone di nuovi come il Borgo Sant’Angelo, detto inizialmente Sistino perché promosso da Sisto IV, e quello che – chiamato poi per antonomasia Borgo Nuovo – venne detto inizialmente Via Alessandrina dal nome di Alessandro VI. Questi si impegnò con ogni forma di incentivo per la sua realizzazione. Infatti, per agevolare il successo di questa impresa non lesinò con l’opera di persuasione verso la gente di Curia, né con gli stimoli economici né con le esenzioni di oneri vari. Si arrivò a concedere l’immunità a chi, avendo carichi pendenti con la giustizia, venisse a stabilirsi a Borgo. Tali allettamenti ed agevolazioni dovevano in seguito ripetersi in occasione della realizzazione delle principali opere urbanistiche della città papale.
In seguito, un secondo gruppo di borghi venne creato, sempre con il medesimo andamento verso la zona vaticana, fra il muro leonino, declassato a passetto, e il nuovo muro di Pio IV.
Questa zona della città rimase a lungo avulsa dalla vita comunale romana, con propria anche se non definita giurisdizione. Solamente nel 1586, con il riordinamento amministrativo di Sisto V, Borgo divenne il quattordicesimo rione cittadino, ma continuò sempre ad aleggiare su di esso una speciale atmosfera di autonomia. Questo spiega, per reazione, il fermo proposito espresso dai borghigiani di non restare separati da Roma, dopo il 20 settembre 1870, quando l’orientamento governativo propendeva a lasciare la zona in una sfera di sovranità pontificia.
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