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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Udicon: "Se sfruttassimo una percentuale che destiniamo all’Inps?"

"La percentuale che ora i lavoratori versano nelle casse dell'Inps potrebbe essere recuperata dall'Istituto"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RomaToday

L'Italia, il Paese più bello del Mondo, vive un momento di grossa difficoltà che si ripercuote sui cittadini in maniera emblematica; cosa fare per dare una concreta svolta a questo momento difficile? Partiamo dal presupposto che nel passato sono stati fatti degli errori da parte di coloro ai quali era stato affidato il governo del nostro Paese e, in questo caso, non si può fare alcuna differenza di colore politico per la troppa distanza dal Paese reale ma, la cosa fondamentale ora, è fare tesoro di questo per non commettere ancora gli stessi sbagli e guardare al Futuro in una prospettiva diversa.

Sicuramente una delle priorità del Paese è quella di avviare una riforma vera con lo scopo di abbassare il cuneo fiscale in quanto, a mio avviso, il sistema di detrazione totale delle spese effettivamente sostenute può dare un riscontro positivo sia alle casse dello Stato sia ai bilanci familiari. "Mi spiego meglio: in una società civile che si rispetti, ognuno dovrebbe fare i conti con due aspetti fondamentali a livello contabile, le spese (e in tale categoria rientrano l'acquisto di beni e servizi) e le entrate; - afferma il Presidente dell'U.Di.Con, Denis Nesci - se tutti rispettassero le regole, non subentrerebbe la variabile "nero", il vero cancro di ogni Paese, il quale compromette di conseguenza il benessere generale dei cittadini. Non solo. Tutto ciò avrebbe degli effetti positivi anche sul consumo, in quanto diminuirebbe il peso fiscale, il quale a sua volta si tradurrebbe in una maggiore disponibilità economica da parte delle famiglie".

Le politiche messe in atto nell'ultimo periodo, fondate sulla creazione di due strumenti quale il redditometro e il redditest, concepite come una forma di lotta all'evasione e allo stesso tempo, recepite dalla popolazione come una forma di "terrorismo" psicologico, non avrebbero più alcuna ragione di esistere, venendo a decadere in automatico dalle entrate derivanti dalla tassazione (in conseguenza della diminuzione del sommerso). Il recupero di denaro derivante da queste azioni servirà quindi a ridurre il cuneo fiscale, soprattutto per le due classi sociali su cui incide di più questa politica: i giovani e per le famiglie monoreddito. In concreto come può realizzarsi quello che all'apparenza potrebbe sembrare un utopico pensiero? "Cominciando prima di tutto dalla riduzione del peso previdenziale delle categorie in questione aggiunge il Presidente Nesci - il giovane lavoratore, oggi, deve infatti versare il 9,19% all'Inps per riscuotere fra 60 anni una pensione scarsamente rivalutata sulla base del costo futuro della vita; allora dico, mettiamo questa percentuale in più in busta paga e diamo la possibilità reale a chi li riceve di utilizzarli per crearsi in autonomia un fondo previdenziale , o poter chiedere un mutuo o semplicemente per vivere in maniera dignitosa. Da qui però potrebbe derivare la reazione di qualcuno contrario, in quanto non garantirebbe alle generazioni in procinto di pensionamento i fondi indispensabili al pagamento della pensione". Niente di così assurdo perché il giovane lavoratore o comunque il datore di lavoro verserebbe ogni mese il 28,9% della retribuzione lorda alle casse dell'Inps, garantendo, di conseguenza, una certa assistenza previdenziale e assistenziale a noi stessi e ai nostri padri.

"Sono assolutamente certo che il lavoratore da ciò ne potrebbe guadagnare non solo in termini di gestione autonoma delle proprie risorse - conclude il Presidente nazionale dell'associazione in difesa dei consumatori - ma anche in termini di motivazione e serenità nel luogo di lavoro, basta pensare alla condizione di un lavoratore italiano nella media che percepisce una retribuzione lorda di 1400,00€, con un contratto full-time. Per lui il 9,19% dello stipendio che generalmente versa all'INPS sono 128.60€ al mese per le fatidiche 14 mensilità, quindi una disponibilità economica in più di 1800,40 € all'anno, poco?"

La percentuale che ora i lavoratori versano nelle casse dell'Inps potrebbe essere recuperata dall'Istituto, attraverso un ridimensionamento degli stipendi d'oro e dei rimborsi percepiti dai rami dirigenziali, una concomitanza di azioni che permetterebbe a tutti i cittadini di avere un'entrata maggiore alla fine di ogni mese.

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