Soprintendenze in rivolta: “No alla privatizzazione dei beni culturali”
I lavoratori: "Vogliono far credere che ci sono rischi di crolli e situazioni d'emergenza. L'unico scopo di questo Commissariamento è cedere le Sovrintendenze archeologiche nelle mani del Comune di Roma che darà la gestione della tutela a società private"
Foto di Francesca Cencetti
Non la pensano così però i lavoratori delle due Soprintendenze. Il provvedimento, infatti, dai partecipanti al sit-in di questa mattina è visto come una manovra ministeriale per privatizzare l’archeologia. “Oggi insieme a noi sono in protesta gli stessi monumenti di Roma e di Ostia che rimarranno chiusi”, spiega una lavoratrice della Sovrintendenza archeologica di Roma, “la nostra è una struttura viva che è riuscita ad inaugurare aree come Palazzo Massimo, la Domus Aurea e le Terme di Diocleziano. Vogliono far credere che ci sono rischi di crolli e situazioni d’emergenza quando invece l’unico scopo di questo Commissariamento è cedere le Sovrintendenze archeologiche nelle mani del Comune di Roma che darà la gestione della tutela a società private’’.
L’efficienza del servizio pubblico delle due soprintendenze è stata effettivamente dimostrata dalle numerose aperture di nuovi musei e aree archeologiche e l’incremento dell’offerta al pubblico ha generato un sostanzioso aumento dei visitatori e delle entrate, con importanti ricadute economiche sull’indotto del turismo I risultati andrebbero ulteriormente valorizzati in considerazione della drammatica carenza di personale nelle due strutture, con una perdita di circa il 25% della forza lavoro tra 1998 e il 2009.
Contro il provvedimento protestano compatti Archeologi, Architetti e tutto il personale tecnico – amministrativo. Dicono no alla privatizzazione dei beni culturali in nome dell’articolo 9 della Costituzione per il quale il valore della tutela del patrimonio culturale è sovraordinato ad ogni altro interesse, anche economico.
‘Vogliono manovrarci e mettere da parte il lavoro fatto sino ad oggi per incrementare una gestione che porterà solo precariato – spiega un rappresentate sindacale. “Le proposte fatte in questi sette mesi di Commissariamento si differenziano dalla politica statale. Nelle due sovrintendenze vige ormai un caos dirigenziale. Chiediamo chiarezza e ribadiamo l’importanza di tutela dei beni archeologici”.
Le Rappresentanze sindacali Unitarie delle Soprintendenze archeologiche di Roma ed Ostia, chiedono l’apertura di un tavolo politico con il Ministro per i Beni e le Attività culturali affinché si mantengano le funzioni istituzionali delle due strutture pubbliche di controllo. Secondo le RSU il provvedimento di Commisariamento deleggitima le capacità decisionali dei funzionari e degli operatori che lavorano in ossequio ai principi rigorosi della tutela quali quello della salvaguardia del patrimonio, della promozione, la fruizione, la valorizzazione e la salvaguardia del bene storico, artistico, archivistico e librario. Il prossimo incontro di protesta è previsto per il 23 ottobre alle ore 10.00 in Piazza della Repubblica.