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Affitti in nero: i proprietari si riprendono casa, la legge li mette alla porta

Dopo la registrazione del contratto in nero, due locatari hanno deciso di "sbattere fuori di casa gli inquilini". Polizia, carabinieri e giudici rimettono le cose a posto, riconsegnando gli appartamenti agli affittuari

Un sogno per gli inquilini, un incubo per i proprietari. La regolarizzazione degli affitti in nero, imposta su iniziativa degli affittuari in attuazione del decreto legislativo 23/2011, articolo 3, commi 8 e 9, sta provocando reazioni fuori dalle righe da parte dei proprietari di casa che si vedono imporre un contratto regolare con cifre di gran lunga più basse rispetto a quelle del mercato e a quelle che loro in precedenza chiedevano a nero.

In pochi giorni sono due i casi a Roma in cui i proprietari hanno tentato di tornare in possesso del proprio immobile, sbattendo di fatto fuori casa gli inquilini. E queste situazioni arrivano dopo numerosi pronunciamenti da parte dei giudici, tutti contrari ai ricorsi dei locatari e favorevoli quindi agli affittuari.

“TROVI LA TUA ROBA SULLE SCALE” - Il primo caso è quello di una ragazza in zona Tiburtina. La giovane ha effettuato tutta la procedura  per ottenere la registrazione del contratto, riuscendo a strappare un canone d'affitto, così come prescritto dalla legge, nettamente più basso, pari a tre volte il valore catastale dell'appartamento.

A metà febbraio questa ragazza decide di allontanarsi di casa per andare a Bologna per un paio di giorni. Mentre tornava dal capoluogo felsineo riceve una telefonata anonima che la informa che la sua roba si trova sulle scale. Il proprietario in pratica era entrato in casa e ne era tornato in possesso, cambiando, per completare l'opera, la serratura.

La ragazza, tornata a Roma, va in commissariato, quello di San Basilio. Racconta la storia, parla della legge. Non le credono. Seguono fax con l'Unione Inquilini, con relativi tentativi di intercessione. “Bene che le va”, dicono dall'Unione Inquilini, “con un ricorso tra un mese si riesce a rientrare in possesso della casa”. E invece la sorpresa.

C'è l'intervento della Finanza che spiega al commissariato di San Basilio che quella legge, in effetti, esiste. Seguono telefonate al giudice del Tribunale civile che nel giro di un giorno emette un provvedimento d'urgenza con cui si stabilisce il ritorno della casa alla legittima affittuaria.

Il trionfo della giustizia insomma, a cui segue poi l'apoteosi, con tre pattuglie che accompagnano la ragazza a casa e riprendono il controllo dell'appartamento con buona pace del proprietario.

“TI SBATTO FUORI DI CASA” - Il secondo caso è ancora più recente e nella mattina di oggi, 24 febbraio 2012, ha visto consumarsi in tribunale una delle sue puntate. “Tutto ha inizio”, ci spiega  l'avvocato Adolfo Rosa dell'Unione Inquilini,  “quando un'inquilina, nella zona est di Roma, decide di rivolgersi ai legali della nostra associazione”. E' il 16 gennaio quando inizia l'iter per la registrazione del contratto. “Un mese dopo, è il 21 febbraio”, continua Rosa, “parte la raccomandata al proprietario. A precedere la missiva la telefonata dell'inquilina che spiega i motivi del versamento più basso del dovuto”. Il locatore va su tutte le furie e per telefono incalza: “Te la farò pagare, ti sbatto fuori di casa”. Per precauzione l'avvocato della donna manda un fax ai carabinieri in cui spiega la situazione.

“Nella serata di ieri”, racconta l'avvocato Rosa, “il proprietario si presenta a casa con dei parenti ed occupa l'appartamento, sbattendo la roba dell'affittuaria per le scale”. Tornata a casa e trovata questa situazione quest'ultima si rivolge ai carabinieri che arrivano sul posto e dopo diverse trattative chiedono ai proprietari di restituire l'appartamento alla legittima affittuaria. “Fanno resistenza e alla fine i carabinieri optano per il fermo che il giudice ha convalidato nell'udienza di questa mattina, rinviando tre persone a giudizio con l'accusa di violazione di domicilio”.

COSA DICE LA LEGGE - I proprietari  il 6 giugno 2011 hanno visto scadere il termine per usufruire della cosiddetta cedolare secca. Tale data era anche il termine ultimo per sanare le posizioni in nero. Cosa accade per quei contratti, che dovevano essere registrati e non lo sono stati entro il 6 giugno? Lo chiediamo a Massimo Pasquini, della segreteria nazionale dell'Unione Inquilini: "La normativa prevede che a questi contratti si applichi da un lato una durata della locazione stabilita in quattro anni (più quattro) che decorrerà dal momento in cui verrà effettuata, ormai in ritardo, la registrazione, volontaria o d'ufficio. Dall'altro un canone annuo di locazione fissato in misura pari al triplo della rendita catastale". In questi mesi sono migliaia le persone che hanno usufruito della legge e che hanno registrato contratti in nero, con guadagno per lo Stato e risparmio per le proprie tasche.

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