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Presentazione Test sul Contagio Emotivo: 13 e 14 settembre a Roma

Tre neuropsichiatri infantili sabato 13 e domenica 14 condurranno a Roma le due giornate di studio promosse dall'Istituto di Ortofonologia (Ido) su 'Le variabili dello sviluppo neuropsichico da 0 a 3 anni'

“Vulnerabile è il minore che ha una reattività esagerata- chiarisce subito Emanuele Trapolino, dirigente medico di primo livello presso l’Unità operativa complessa di Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale pediatrico Giovanni di Cristina (ARNAS Civico - Di Cristina)- e per comprendere il suo vero funzionamento nei primi anni di vita bisogna andare a lavorare sulle sue emozioni”. Per il neuropsichiatra, infatti, “la stereotipia rappresenta anche una difficoltà a gestire le emozioni. E un riscontro lo ritroviamo nel fatto che quasi tutti i minori che sviluppano psicopatologie da piccoli hanno una difficoltà di autoregolazione (capacità innata di regolare i propri stati interni, ritmo sonno-veglia, alimentazione, rispondere in modo adeguato al contesto ambientale) che in assoluto è un campanello di allarme”.

“Lo sviluppo evolutivo di ogni soggetto implica l’integrazione di tutti i livelli, emotivo e cognitivo- prosegue Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’IdO e coordinatrice del seminario- quindi diventa necessario conoscere quali sono i passaggi dello sviluppo affettivo, motorio e cognitivo di ogni bambino per capire dove si trova in ognuno di questi livelli”.

Alla due giorni l’Istituto di Ortofonologia presenterà il Test sul contagio emotivo (Tce), creato per rintracciare la presenza dei precursori dell’empatia nei soggetti coinvolti nei disturbi pervasivi dello sviluppo. “Tutti i processi di elaborazione dell’informazione sono emozionali, quindi una contrapposizione tra cognitivo e emozionale rischierebbe solo di parcellizzare la visione dell’individuo- sottolinea la psicoterapeuta dell’età evolutiva- piuttosto che riconoscergli la complessità che naturalmente gli appartiene”. Rintracciare il tipo di risposta emozionale presente nel bambino con autismo è invece “fondamentale, perché è predittivo dei suoi potenziali passaggi evolutivi, assumendo un valore diagnostico preciso- conclude Di Renzo-e indicando una più specifica area di intervento terapeutico in cui possono emergere ed essere sviluppate le potenzialità del minore piuttosto che lottare con le espressioni sintomatiche del suo disturbo.

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