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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia Centro Storico / Piazza Farnese

Ogni giorno a Roma sette negozi chiudono i battenti. La protesta del Cna

Il Cna di Roma e del Lazio ha organizzato la manifestazione a piazza Farnese per dare voce alle loro testimonianze e alle loro proposte, dal taglio dei costi della politica alla semplificazione normativa

Una riconsegna simbolica delle chiavi di laboratori, officine e fabbriche per protestare contro la crisi e contro chi questa crisi non ha saputo affrontarla e sostenerli sapendo che se si continua così il rischio è essere costretti a riconsegnarle davvero, queste chiavi. La manifestazione “Le voci della crisi”, organizzata dal Cna di Roma e del Lazio questa mattina in piazza Farnese, ha riunito artigiani, commercianti, piccoli e medi imprenditori per farsi sentire, al grido di “Se io lavoro, l'Italia riparte”, e chiedere a gran voce alle istituzioni locali e nazionali di aprire un tavolo di concertazione per la crisi. Nel dibattito moderato dalla giornalista di Rai Tre Roberta Serdoz, alcuni di loro hanno raccontato la crisi dal loro punto di vista, dall'artigiano alla titolare di una azienda fornitrice della “fu” Alitalia pubblica che ancora aspetta di essere pagata, dal negoziante di Roma Nord all'imprenditore che opera nel settore cinematografico, passando per chi si occupa di trasporti, chi di tipografia, senza dimenticare chi è venuto in Italia dall'estero e ora sta pensando di tornare in Romania perché la tassazione sulle imprese è sempre più alta.

Manifestazione CNA a piazza Farnese

I piccoli e medi imprenditori rappresentano “lo zoccolo duro” dell'imprenditoria italiana, per la maggior parte a conduzione familiare e reclamano attenzione dalle istituzioni locali e nazionali, chiedono di non essere più rappresentati esclusivamente da istituzioni come Confidustria o imprenditori come Diego Della Valle e plaudono all'iniziativa di Mario Monti di incontrare anche i loro rappresentanti durante le consultazioni a palazzo Giustiniani (un riconoscimento importante, come fa notare Lorenzo Tagliavanti, direttore del Cna di Roma). Quando la Serdoz chiede quanti dei presenti in piazza hanno avuto almeno una volta problemi con le banche, tutti alzano mano. E quando la giornalista chiede quanti di loro hanno ricevuto i compensi dovuti dall'amministrazione pubblica prima di 180 giorni o anche prima di un anno, le mani spariscono all'improvviso. “Il primo evasore è lo Stato quando dà l'avvio a delle opere già sapendo in anticipo che non ha i soldi per portarle a termine”, dice dal palco Marco Conti, imprenditore del settore elettrotecnico, al quale fa eco Massimo Cenciotti, che opera nei trasporti e aspetta da nove mesi i pagamenti dovuti dalla Regione Lazio: “Noi imprenditori abbiamo delle scadenze da rispettare e quando non lo facciamo dobbiamo vedercela con la Gerit, Equitalia. Perché gli enti possono pagare quando vogliono loro? Se non ci pagano allora dobbiamo fermarci, con tutto quello che ne consegue”.

“A Roma chiudono ogni giorno sette negozi al giorno”, dice il presidente del Cna Erino Colombi. La Capitale non si può dividere in quadranti ricchi o depressi, spiega Giovanna Marchese Bellaroto, titolare di un negozio di articoli da regalo, in lotta contro la grande distribuzioni e i centri commerciali, che chiede a Comune e Regione di guardare al “centro commerciale naturale”, dove realtà territoriali già esistenti si organizzano e interagiscono con le istituzioni. Ma a Roma mancano anche le aree produttive, racconta Michelangelo Melchionno, falegname artigiano, un capannone di 1000mq può costare in affitto tra i 3mila e 5mila euro al mese e lavorare in luoghi piccoli aumenta il rischio sicurezza e impedisce gli investimenti per reale mancanza di spazio. Roma è anche la città del cinema e dell'audiovisivo e deve combattere tutti i giorni “sistema ingessato in mano a colossi come Rai e Mediaset, concessionarie di pubblicità come Publitalie e Sipra, e un vero e proprio cartello di esercenti e produttori”, dice Mario Perchiazzi, distributore cinematografico multipiattaforma.

La parola d'ordine per tutti è aprire un tavolo di concertazione con la Regione per superare la crisi, non solo delle loro imprese ma di tutto il sistema Italia. Danilo Martorelli, presidente del Cna del Lazio, lancia cinque proposte: “Tagliare i costi della politica, alienare il patrimonio pubblico senza svenderlo, liberandosi del superfluo, pagare le imprese debitrici (la Regione Lazio deve ancora 15 miliardi alle imprese), semplificare le procedure amministrative e stimolare la crescita”.

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