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Economia

Enti previdenziali, in bilico il via libera alla vendita a prezzi agevolati

Secondo Unione Inquilini il ministero del Lavoro vorrebbe escludere l'emendamento dalla votazione finale

Continua a far discutere il via libera alla vendita delle case degli enti previdenziali a prezzi e modalità agevolate introdotto nel decreto Crescita in discussione in queste ore in Senato da un emendamento approvato in commissione Industria nella notte di lunedì. È notizia di oggi che l’emendamento, che favorisce la vendita a prezzi calmierati agli inquilini degli enti previdenziali sia pubblici sia privatizzati, potrebbe non trovarsi nel maxi emendamento finale al decreto Crescita sul quale nelle prossime ore potrebbe essere posta la fiducia. A lanciare l’allarme, il sindacato Unione Inquilini che avverte: “Ci sono giunti rumors per i quali il ministero del Lavoro vorrebbe escluderlo dal maxi emendamento. Se questo avvenisse sarebbe gravissimo”. Infatti l’emendamento, che è stato presentato in maniera bipartisan dai senatori Enzo Ghigo del Pdl e Lionello Cosentino del Pd, impegna il Governo a varare nei prossimi 60 giorni un decreto contenente modalità di vendita vantaggiose per gli inquilini degli enti, tenendo conto “delle particolari condizioni del mercato immobiliare e della difficoltà di accesso al credito”. Un vantaggio soprattutto per gli inquilini della Capitale, dove è concentrata la maggior parte degli immobili in questione.

L’EMENDAMENTO – Con l’emendamento 100-bis, il Governo interverrebbe direttamente nella gestione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali. Innanzitutto si riapre la vendita degli appartamenti di quelli pubblici, come Inps e Inpdap, ferma dal 2007 dopo una prima esperienza fallimentare. Un punto non di poco conto se si considera che secondo le cifre fornite da Unione Inquilini sarebbero circa 10 mila gli appartamenti interessati in tutta Roma. Una vendita che dovrà avvenire secondo quanto fissato dalla legge 410 del 2001, che stabilisce modalità e prezzi di alienazione scontati. Si interviene anche nella dismissione o nella locazione degli immobili di proprietà degli enti privatizzati, come la Fondazione Enasarco, la Cassa Ragionieri, l’Enpaia, l’Enpam che proprio negli ultimi mesi stanno procedendo alla dismissione o alla rimodulazione dei contratti d’affitto. Tutti con modalità differenti, che hanno dato il via ad accese proteste dei propri inquilini. Anche in questo caso si prevede l’obbligo di applicare sconti sul prezzo di vendita finale o canoni d’affitto “sostenibili” per chi avrà i “requisiti necessari”, ovvero per le famiglie a basso reddito, anziane o “con comprovata difficoltà finanziaria”. Un punto questo, che potrebbe
colpire soprattutto quella parte di enti privatizzati che nell’attuale processo di dismissione o rimodulazione dei canoni d’affitto sta applicando i valori di mercato senza prevedere alcuna tutela per i propri inquilini. Fissati i punti, si rimanda la definizione del decreto a una discussione con l’Agenzia del demanio e le parti sociali e sindacali interessate.

UNIONE INQUILINI – Il sindacato Unione Inquilini accoglie positivamente l’approvazione del decreto anche se commenta con qualche distinguo le sue conseguenze per gli enti pubblici rispetto a quelli privatizzati. “C’è un nonché nel testo dell’emendamento che divide la parte relativa ai primi rispetto ai secondi” commenta Massimo Pasquini dell’Unione Inquilini. “Positiva la parte relativa agli enti pubblici che saranno costretti a riprendere la dismissione, ferma dal 2007, con i prezzi relativi al 2001, da scontare”. Più cauto invece il giudizio sugli enti privatizzati: “qui l’emendamento è un po’ più fumoso. Bisogna definire bene cosa significa basso reddito e quali saranno le fasce sociali che potranno usufruire di questi benefici”. Mentre in relazione ai rumors Pasquini attacca il Governo: “Se l’emendamento venisse soppresso si chiarirebbe veramente che il cuore di questo governo non batte a favore dei ceti più deboli ed esposti alla crisi ma a favore delle lobbies e dei fondi immobiliari”.

GLI INQUILINI RESISTENTI – Positiva la reazione dei comitati di inquilini e del sindacato di base Asia Usb che negli ultimi mesi si sono mobilitati più volte per chiedere una moratoria degli sfratti, avviati da alcuni enti, e un tavolo di confronto con le istituzioni. “L’approvazione di questo emendamento è sicuramente un passo avanti nella nostra battaglia e un momento importante nella definizione della gestione di un patrimonio da considerarsi pubblico. Ora tutto si gioca
nell’elaborazione del decreto” afferma Angelo Fascetti dell’Asia Usb che attacca la reazione degli enti: “Questo emendamento non ha nulla a che vedere con la garanzia delle pensioni come sostiene chi sta cercando di contrapporre i propri inquilini ai propri iscritti in quanto gli immobili finiranno in fondi immobiliari o in mano alle banche”.

ENASARCO – Immediata la reazione della Fondazione Enasarco che ha definito quanto previsto dall’emendamento “una vendita forzosa di un patrimonio immobiliare che è a garanzia delle prestazioni previdenziali degli iscritti”. Per Enasarco, che ha già avviato il proprio progetto di vendita nel 2008 firmando un accordo con i sindacati, “già approvato a suo tempo dai Ministeri vigilanti”, questo decreto potrebbe cambiare le carte in tavola di un processo già in corso. La
novità normativa infatti per Enasarco, avrebbe conseguenze “disastrose sull’equilibrio della cassa” e danneggerebbe anche le dismissioni “già effettuate e in via di perfezionamento”. Decisa anche la reazione contraria dell’Adepp, l’associazione che riunisce le casse privatizzate, che l’ha definito un provvedimento “lesivo della nostra stabilità finanziaria”. Se avranno la meglio le casse di previdenza o i loro inquilini lo si potrà vedere già dalle prossime ore.

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