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Chiude la discoteca Heaven: dal paradiso del sabato sera all'inferno della chiusura

Dai balli nel weekend il pomeriggio, ai revival, all'apericena. Poi, la crisi che l'ha portata a chiudere, dopo essere stata il simbolo della movida romana per due generazioni

Dai balli nel weekend il pomeriggio, alla moda dei revival, fino a giungere all'usanza dell'apericena. Poi, il cambio di ruolo dei PR e la crisi che l'ha portata alla fine dell'attività. La discoteca Heaven ha chiuso definitivamente i suoi battenti, dopo essere stata a lungo il simbolo della movida romana degli anni '90.

La sua storia è iniziata nel 1993, quando l'andare a ballare era "un'attività più ludica", come l'ha definita il proprietario David Bisceglie. Tipica di una generazione che separava nettamente i divertimenti degli adulti da quelli dei minorenni. La discoteca aveva, infatti, una doppia vita, una diurna e una notturna. "Per i teenagers e i minorenni funzionava di pomeriggio, il sabato e la domenica. L'entrata costava più o meno 10.000 lire, e la consumazione analcolica era l'unica permessa. Era un divertimento che i genitori dei ragazzi prendevano come una sorta di 'babysitting'. Gli adulti e i maggiorenni, invece, andavano a ballare la sera; l'entrata costava tra le 25 e le 30.000 lire, con la consumazione alcoolica", ha spiegato Bisceglie. 

Ma l'attività pomeridiana ha perso progressivamente seguaci. Perchè, negli anni, l'età degli adolescenti che ballavano di pomeriggio si è drasticamente ridotta, passando da divertimento per ragazzi di 16-17 anni a giornata per quelli di 13-14 anni. Poi, il numero di minorenni che volevano divertirsi il pomeriggio è progressivamente scemato, per mancanza di partecipazione. La discoteca Heaven, perciò, "ha iniziato con l'eliminazione della domenica pomeriggio, per poi, 4 anni fa, togliere definitivamente l'orario diurno, e gli orari della discoteca sono diventati gli stessi per tutti", ha commentato ancora il proprietario dell'Heaven.

Dall'altro lato, però, negli anni dal 2005 al 2010, "siamo stati il tempio del revival, a partire dalle serate '70 e '80: in quel periodo sembrava che la moda avesse vinto sul classico. Il nostro cavallo di battaglia era la tradizione", ha aggiunto Bisceglie. Non era raro, poi, trovare all'Heaven anche serate a tema, come quella di salsa, o di tango, o dedicate al mondo gay.

"Poi, nel 2010, si è diffusa la moda dell'apericena: ovvero, si veniva in discoteca soprattutto per mangiare, poi si ballava". Per questo, l'Heaven è diventato anche un ristorante di buona qualità.

"Dopodiché, con la crisi, è iniziata la moda dell'omaggio donna il venerdì, poi il venerdì e il sabato, poi si è passati al due per uno. L'evoluzione di questi anni è che pagare è diventata una vergogna. Invece una discoteca ha dei costi, perchè riunisce una serie di professionisti, dal dj al barman - è stata la denuncia del proprietario - Prima si puntava di più alla qualità, per esempio alla cura del locale. La discoteca era un divertimento, a partire dalla scelta del luogo. Per fare un esempio, basta guardare il ruolo dei Pr. Una volta erano l'anima e lo charme della festa, un punto di riferimento. Adesso sembra che il loro compito sia solo fare numero".

Un settore, quindi, quello delle discoteche, che ha smesso di essere produttivo per giungere a un azzeramento totale di investimenti, con conseguente abbandono della qualità quale obbiettivo primario. Complici anche "l'abusivismo, e le complicazioni burocratiche derivate dalla fiscalizzazione e dai costi della Siae", ha commentato il proprietario la sofferta decisione di chiudere i suoi battenti.

Vent'anni di crescita, dunque, vittime della crisi. Crisi anche del divertimento: perché, come confermato da Bisceglie, la defunta ricerca della qualità ha portato con sé anche la ricerca del bello del divertimento. In poche parole, la morte del Paradiso del sabato sera.

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