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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Scuole paritarie, le famiglie in crisi non rinnovano le iscrizioni. A rischio la tenuta anche delle statali

Le conseguenze economiche causate dal Covid-19 lasciano prevedere un calo d’iscrizioni nelle scuole private. Ma nelle statali mancano spazi e docenti per accogliere le future domande. Sepiacci (ANINSEI): “Serve un intervento del Governo”

Non c’è solo la didattica sospesa. Il perdurare delle restrizioni finalizzate a contenere il contagio del Covid-19, sta per causare anche altre conseguenze nel settore educativo.

I soldi per le rette

La contrazione degli stipendi e la perdita del potere d’acquisto che molti romani stanno vivendo, rischia di farsi sentire anche sul sistema scolastico. “Ci sono commercianti e liberi professionisti che sono in difficoltà. E se non s’interviene subito, non avranno le risorse sufficienti per pagare la retta dei propri figli. Ma le conseguenze – avverte Goffredo Sepiacci, presidente regionale  dell’ANINSEI- Confindustria– non sarà avvertita soltanto dal settore educativo privato”.

Le scuole paritarie

A Roma, secondo dati forniti dall’ Associazione Nazionale Istituti Non Statali di Educazione e di Istruzione, sono 55 le scuole superiori paritarie. Si tratta d’istituti che svolgono un servizio pubblico e sono inserite nel sistema nazionale d’istruzione. Rilasciano titolo di studio aventi lo stesso valore legale delle scuole statali ed accolgono decine di migliaia di studenti nella Capitale.

Dal privato al pubblico

“In fase d’iscrizione, in condizioni normali, non riusciamo ad accontentare tutte le richieste. Se dovessero aumentare gli studenti che fanno domanda alle scuole statali, sicuramente avremmo un problema di recepimento – ha riconosciuto il professor Mario Ruschioni, presidente regionale dell’Associazione Nazionale dei Presidi– inoltre in tal modo diverrebbe ancor più complicato riuscire a centrare il già difficile obiettivo di ridurre gli studenti per classe”. Molte aule, già oggi, vengono  ricavate da spazi originariamente dedicati ad altre funzioni.

La carenza di docenti

Rinunciare a locali destinati ad attività laboratoriali, per creare nuove classi, finirebbe per impoverire la didattica. Ma non sarebbe quella l’unica conseguenza. “Al di là degli spazi, la cui carenza potrebbe non riguardare tutte le scuole, c’è sicuramente un altro problema che un’impennata nel numero d’iscrizioni andrebbe a determinare: mancano i docenti – ha osservato Stefano Sancandi, preside del Liceo Scientifico Statale Primo Levi e coordinatore d’una rete che include 37 scuole superiori tra l’VIII ed il IX Municipio – non abbiamo la possibilità d’individuare insegnanti all’ultimo minuto. Di prassi tra gennaio e febbraio – ha spiegato il dirigente scolastico – vengono infatti inoltrati tutti i dati all’ufficio scolastico regionale che,di conseguenza, procede ad elaborare gli organici per l’anno successivo”. 

L'intervento dello Stato

Muoversi ora, per dotare le scuole statali d’un numero adeguato di docente, in condizioni normali sarebbe già tardi. Aspettare altro tempo, invece, finirebbe  per mettere le scuole statali in seria difficoltà all'avvio del prossimo anno scolastico. “Come ANINSEI abbiamo fatto una proposta che potrebbe risolvere vari problemi – ha fatto sapere Goffredo Sepiacci – Al governo chiediamo di consentire la detrazione fiscale dell’intero anno in corso. In questo modo si va incontro alle esigenze delle famiglie, che potranno continuare a mandare gli studenti nelle scuole paritarie, ed anche dello Stato che, in questo momento, ha problemi di liquidità”. A prescindere dalla misura che sarà scelta, la necessità d’ un intervento governativo appare ineludibile. Il rischio d’un effetto domino, che dal privato si trasferisce sul sistema educativo statale, è concreto. E mette d’accordo tutti.

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