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Mercatino piazza Navona, parla l'assessore: "Vincoli Sovrintendenza lo rendono spoglio"

L'assessore Carlo Cafarotti in un'intervista esclusiva a RomaToday sulle bancarelle natalizie più famose di Roma

E' arrivato quando il bando era già stato pubblicato, le postazioni assegnate, e la prima edizione della festa di piazza Navona dell'era grillina era già andata in scena. Come gli piace ripetere, è stata una partita dove non ha "toccato palla". E con assoluto fairplay non attacca esplicitamente chi lo ha preceduto, ma con altrettanta onestà lo dice: "Non è la festa di quando ero bambino". 

L'assessore al commercio Carlo Cafarotti, chiamato lo scorso marzo a sostituire Adriano Meloni, cambierebbe diverse cose dell'evento natalizio più famoso della Capitale. Dal numero dei banchi alla tipologia merce venduta, che "era meglio quando c'erano porchetta e romanella". Ma non tornerebbe indietro sul famoso criterio di anzianità, mantenuto nel bando, che ha consegnato la metà delle bancarelle, ancora una volta, alla famiglia Tredicine. Anzi, in favore dei re di camion bar e caldarroste spezza pure una lancia: "A volte discriminati dai giornali". 

Assessore, è stato quest'anno al mercatino di piazza Navona? Come le è sembrato?

Molto lontano da quello che conservo nei miei ricordi di infanzia. 

Non le è piaciuto quindi? C'è chi dice che è triste, vuoto...

Diciamo che è un po' spoglio, ma non poteva che essere così.

In che senso?

Ci sono due vincoli sul numero di postazioni possibili: quello della Sovrintendenza e quello di sicurezza. Vent'anni fa non c'erano, e la piazza era piena. 

Quindi dobbiamo rassegnarci a una festa sotto tono per l'intera durata del bando, nove anni?

Stiamo provando a lavorare per portare delle migliorie, quelle possibili. Avvieremo un'interlocuzione con la Sovrintendenza per capire se possiamo mettere delle luminarie. E capiremo se è possibile intervenire sulle postazioni per quanto le ripeto è difficile. Però no, quella di quest'anno non è la festa definitiva.   

La questione più discussa è stata intorno alla qualità della merce venduta. Il nuovo bando ha introdotto criteri più stringenti. Vengono effettuati dei controlli?

Sì certo, dai vigili urbani. Ma anche quel fronte lo trovo migliorabile.

carlo cafarotti-4-2-3E' un'altra critica?

Va bene il torroncino igp del Piemonte, ma la domanda cosa c'entra con Roma, con la romanità, con le tradizioni locali, me la faccio...

Era meglio la porchetta di una volta?

Magari con un buon bicchiere di romanella, sì.

A gennaio 2018, un anno fa, l'Antitrust ha fatto dei rilievi sull'eccessiva durata delle concessioni (9 anni) e sul cognome dei Tredicine, nota famiglia di commercianti ambulanti che ha in mano una cospicua fetta delle licenze su Roma, ripetuti per 17 postazioni. Sono state fatte modifiche?

No. E la ragione è semplice: il bando è già stato fatto e le concessioni già assegnate, tutto in maniera assolutamente regolare. D'altronde i player del commercio su area pubblica non sono tanti. E questo è stato il risultato. 

Poteva esserci una volontà politica più forte di aprire il mercato ad altri nomi, e quindi anche magari a una diversificazione d'immagine, no? Il criterio di anzianità poteva pesare meno se si fosse cambiata la definizione da "fiera" a "festa". Come chiedeva il I municipio. 

Il mercatino di piazza Navona è una fiera, la storicità stessa dell'evento ne richiama il concetto. Non si può tradire l'animo stesso del mercatino per eliminare il criterio di anzianità. E' un ragionamento al contrario che non mi piace fare.

Così però avete fatto un bando che, volontariamente o no, ha favorito una famiglia che gli stessi esponenti M5s, dai banchi dell'opposizione, definivano "lobby dei camion bar", "impero dei Tredicine". Non è una contraddizione?

Lei può avere in parte ragione, ma la verità è che è stato incidentale. Detto questo per me gli operatori sono operatori, non hanno nome e cognome. Si fa un bando nel migliore dei modi, il resto è una conseguenza. Senza contare che a volte se ne parla in maniera esagerata.

Cioè?

La narrazione che i giornali fanno dei Tredicine, a volte, trascende il discriminatorio. 

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