I talenti italiani "schedati" da Campus Mentis: curriculum e determinazione
Presentata la quarta edizione di Campus Mentis, il progetto che vede la collaborazione di Università, Istituzioni e Imprenditori. Frati: "Rivediamo la didattica"
“Che cos’e Campus Mentis? E' una tre giorni a cui partecipa un gruppo di circa 150 ragazzi per fare attività formativa. Incontrano le aziende in una sorta di cocktail interview, un colloquio del tutto informale in cui presentano i propri curriculum e si fanno conoscere”. Fabrizio d’Ascenzo, direttore Centro di Ricerca e Servizi ImpreSapiens della Sapienza da così inizio nell’aula del Senato Accademico dell’Università alla presentazione di questo progetto. Nato nel 2009 con il contributo dell’ ex ministro Meloni è stato ideato per offrire ai migliori talenti italiani under 29 la possibilità di crearsi il miglior profilo professionale possibile e di apprendere dei piccoli accorgimenti per affrontare meglio l’approccio al mondo del lavoro.
QUALI I REQUISITI che un laureato dovrebbe avere per inserire il proprio curriculum nel database di Campus Mentis: età massima 29 anni, laurea specialistica già conseguita, votazione di laurea ai massimi livelli, ottima conoscenza della lingua inglese, doti relazionali e comunicative, dinamismo, proattività e determinazione. Oltre alle attività di formazione e orientamento al lavoro i ragazzi partecipanti sono protagonisti di tante altre iniziative come colloqui con agenzie del lavoro, redazione del CV Europass, attività sportive e ricreative. “ A maggio ad Alghero lanceremo la prima Mentis Cup” dice fieramente d’Ascenzo.
“BISOGNA INVESTIRE SUI GIOVANI, non possono più attendere e il paese ne ha bisogno”. Andrea Cammelli, direttore consorzio Almalaurea lancia la motivazione principale di un progetto come questo. “Non diamo lavoro, questo è chiaro ma rendiamo possibile ciò che fino ad ora non era proprio scontato che si verificasse: l’incontro tra giovani e responsabili risorse umane delle aziende; ma soprattutto tra Università e imprenditori”. Il professore parla della situazione scoraggiante del nostro paese; dell’emorragia dei giovani laureati, attestata ormai su una percentuale del 40%, che non vedono un futuro italiano. A testimonianza, i dati emersi dalle indagini condotte tra gli studenti di Campus Mentis : solo l’ 8% vuole necessariamente crearsi una vita lavorativa “in casa”, ma più del 40% è disposto a trasferirsi definitivamente e quindi a perdere anche la residenza italiana. “Inoltre – aggiunge Cammelli – è il paese che possiede tutti i minimi percentuali europei negli investimenti in ricerca, formazione e sviluppo”.
Anche Luigi Frati, Rettore della Sapienza, ripetutamente celebrato dagli altri parlanti ha sottolineato le difficoltà effettive dei giovani laureati di oggi. L’alto tasso di disoccupazione, le politiche governative che certamente non investono in formazione, o meglio, nell’Università; l’ingresso fortuito nel mondo del lavoro più tardi “ rispetto ai tempi miei”. Ecco perché Campus Mentis; l’ Università ora come ora si sente in dovere di fornire ai giovani laureandi qualcosa in più, accorgimenti suggerimenti per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro. “Io mi sono sempre chiesto come fare incontrare due mondi: ed è successo con questo progetto”.
Andrea Rocchi, coordinatore nazionale Campus Mentis, chiude energicamente palesando una forte dose di fierezza riguardo al progetto. “Sono contento che oggi in quest’aula celebriamo un insolito connubio: Università, Istituzioni, Mondo del lavoro (più di 140 le aziende partner s). Non offriamo lavoro, offriamo delle opportunità che, perché no, potrebbero avere risvolti inaspettati; siamo pertanto alla ricerca di giovani che abbiano voglia di mettersi in gioco”.
Ai giovani è stata posta la domanda (una tra le tante del questionario compilato per Campus Mentis): quale aggettivo utilizzeresti per descrivere il Campus? Il 34% ha risposto interessante; il 25% formativo; il 21% innovativo mentre il 20% utile. Ci sono stati ragazzi che lo hanno definito inutile, ma stando alle parole di Rocchi “ sono tutti quei giovani che non avevano capito lo scopo del nostro progetto”.