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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Dopo i pedaggi ecco gli aumenti ai treni regionali: pendolari in rivolta

Regioni, Province e Sindaci, tutti poco convinti dall'emendamento presentato dal Governo alla Finanziaria che prevederebbe un aumento tra il 15 e il 35 % dei biglietti. L'assessore Lollobrigida rassicura: "I prezzi nel Lazio non saliranno"

treni_1In molti si sono uniti nella bocciatura del maxiemendamento della finanziaria che contiene un possibile aumento dei prezzi dei biglietti del treno per le tratte regionali. Dal 15 al 35 % con ricadute dagli 80 ai 380 euro l'anno per ciascun pendolare.

Secondo le associazioni di consumatori sarebbe infatti questa l'entità dei prossimi aumenti conseguenti all'emendamento della Finanziaria che prevede di destinare alcuni fondi “al sostentamento dei costi per il materiale rotabile nelle Regioni a statuto ordinario”. Tra i criteri per l'assegnazione, anche quello relativo ad aumenti tariffari negli esercizi 2010 e 2011, da cui risulti l'incremento del rapporto tra ricavi da traffico e da corrispettivi.

ADUSBEF, FEDERCONSUMATORI E MOVIMENTO CONSUMATORI -  “Si tratta dell’ennesimo effetto negativo di questa finanziaria che, come avevamo previsto, si abbatterà sui cittadini sottoforma di aumenti, taglio e peggioramento della qualità dei servizi. Non ci potrebbe essere strategia più iniqua e sbagliata”.

MICHELE META (PD) - "Si tratta dell'ennesimo artfizio contabile di Tremonti che farà pagare un caro prezzo ai pendolari che utilizzano i treni regionali".

FABIO DESIDERI (FLI) - Sulla stessa lunghezza d'onda anche il già consigliere regionale ed esponente del Fli: "I cittadini non meritano di subire ulteriori penalizzazioni dopo quelle già subite per Irap e Irpef. E' una beffa per tutti i pendolari del Lazio"

CODACONS - Si è unita al coro anche Codacons, che definisce una follia il possibile aumento dei biglietti che, nonostante vi siano rincari ormai annualmente, la qualità dei servizi rimane immutata: convogli super affollati, sporchi e in ritardo.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA - L'assessore regionale ai Trasporti Francesco Lollobrigida però, cerca di rassicura i cittadini dicendo che “nel Lazio non sono previsti aumenti”.

VASCO ERRANI - In molti non sono convinti, e tra questi, i presidenti di Regioni e di Province e sindaci. I primi inoltre, sono scontenti perchè l'incontro con il Governo che chiedono ormai da settimane, non è stato concesso: "Riteniamo sia stato un errore, da parte del governo, non avere dato seguito all'incontro con le Regioni”, ha spiegato oggi il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Vasco Errani. Quest'ultimo ha poi sottolineato che “i governatori torneranno a chiedere un incontro anche ai presidenti di Senato e Camera, Fini e Schifani e ai capogruppo di tutte le forze politiche. Con questa manovra – conclude Errani -  si verifica un' oggettiva insostenibilità dei bilanci regionali. Non risponde alle necessità di dare una serie di servizi fondamentali per le persone, le famiglie e le imprese.”

GIUSEPPE CASTIGLIONE - Ma il maxiemendamento scontenta anche le Province. “Le riposte che ci vengono dal Governo non ci soddisfano perché sono parziali, e non intervengono a risolvere la vera questione che avevamo sollevato e su cui c'era stato a luglio un impegno preciso del ministro dell'Economia: l'innalzamento almeno al 4% dei residui passivi da utilizzare per pagare i fornitori e rilanciare gli investimenti sul territorio", ha detto il presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione.

SERGIO CHIAMPARINO (ANCI) - Bocciatura, seppur meno pesante,  anche da parte dell'Anci, l'associazione dei comuni italiani, il cui presidente, Sergio Chiamparino: “L'unica cosa che abbiamo trovato nel provvedimento è una modifica del patto di stabilità e alcune misure che salutiamo positivamente come l'annunciata parziale restituzione dei rimborsi dell'Ici sulla prima casa, ossia 260 milioni, sui 350 che sono dovuti ai Comuni".

EMILIANO MINNUCCI - Il maxiemendamento non ha trovato l'appoggio neanche del consigliere provinciale del Pd Emiliano Minnucci, che parla di “aumento tariffario camuffato da ipotetici investimenti sulle infrastrutture. Ancora una volta si vuole far ricadere sui più deboli le conseguenze delle manovre finanziarie del governo.”

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