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Economia

Almaviva, presidio delle lavoratrici: "La sede di Roma non è chiusa"

Alla protesta sia gli ex lavoratori, sia gli attuali dipendenti dell'appalto Gse

Presidio questa mattina davanti alla sede di Almaviva a Casal Boccone. La protesta è stata organizzata da un gruppo di lavoratrici, tra i 1666 licenziati alla fine del 2016, poi reintegrati con un'ordinanza del giudice del Lavoro e subito dopo trasferiti nella sede di Catania. Con loro anche i 'nuovi' dipendenti Almaviva, transitati dall'appalto del Contact Center Gse (Gestore dei servizi energetici spa) controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze. 

A campeggiare sotto l'insegna del colosso delle telecomunicazioni la stampa di un tweet pubblicato il 29 dicembre scorso dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda che riassumendo lo stato dell'arte delle vertenze aperte in relazione ad Almaviva scrive: "Su 153 c'è il problema della chiusura di tutta la sede di Roma" si legge in un passaggio. "Lavoriamo qui dal 27 novembre come dipendenti Almaviva per l'appalto Gse" spiega a Romatoday Rosetta, Rsu dell'appalto Gse. "Mentre le 153 persone che hanno vinto la causa di reintegro sono state trasferite a Catania" aggiunge Lorella, ex lavoratrice Almaviva. 

Intervista: "Quell'accordo era un ricatto, ecco perché non abbiamo firmato"

Il riferimento è all'ordinanza del giudice del Lavoro di Roma che a metà novembre ha condannato Almaviva al reintegro di 153 lavoratori, parte di coloro che avevano avanzato ricorso contro il proprio licenziamento. Al termine di una lunga trattativa durata mesi, infatti, di fronte al rifiuto delle rappresentanze romane di sottoscrivere l'accordo raggiunto al Mise, Almaviva ha chiuso la sede di Roma lasciando a casa 1666 lavoratori. La proposta di reintegro è però avvenuta nella sede di Misterbianco a Catania. "Riammetteremo i lavoratori presso le sedi disponibili, tenendo conto che il sito operativo di Roma è chiuso" aveva fatto sapere la società che, con una nota, ha rivendicato la legittimità della propria condotta aziendale portando a sostegno altre sentenze favorevoli. I lavoratori hanno però impugnato il trasferimento e, come denuncia la Slc Cgil che ha presentato ricorso, "il Tribunale ha riconosciuto che si tratta di una condotta antisindacale" e in contrasto con l'art.18 della legge 300 del 1970. 

Fallito l'incontro, avanti con i 1666 licenziamenti

E sono in mobilitazione da mesi anche i lavoratori dell'appalto Gse. Una vicenda che si trascina da anni. Dopo una storia travagliata che ha portato l'appalto ad essere affidato a diverse società, il 16 novembre scorso una sentenza del Tribunale di Roma "ha obbligato la società controllata dal ministero dell'Economia ad assumere direttamente 14 lavoratori, giudicando illecito l'appalto" ha spiegato a Romatoday Cristian De Nicola, della segreteria Fiom Rieti Roma Est. "88 lavoratori sono rimasti ad Almaviva e il prossimo 8 febbraio andranno a sentenza. Per questo stiamo provando ad aprire un tavolo di trattativa per risolvere la situazione". 

La vicenda, quindi, potrebbe portare presto a dei nuovi sviluppi. E le lavoratrici questa mattina si sono organizzate per presidiare la sede di Casal Boccone e continuare a far luce sulla propria vicenda lavorativa. "Abbiamo stretto un patto di solidarietà con gli ex dipendenti di Almaviva" spiega ancora Rosetta, Rsu del Gsu, perché rifiutiamo di farci la guerra tra poveri e vogliamo dire a Calenda che dentro la sede romana ci siamo noi". 

In sostegno al presidio organizzato dai lavoratori, alcuni rappresentanti di Potere al Popolo: "Che quello di Almaviva fosse un ricatto lo dice addirittura un giudice. Un altro giudice dice che l'appalto di GSE è illecito" le parole di Luca. "Nessuna forza politica o sindacale mette insieme le due cose per denunciare lo scandalo di un sistema di appalti fuori controllo. Ci pensano allora i lavoratori a unirsi e organizzarsi per farlo. Per questo noi li sosteniamo". 

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