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Ilaria Capua a LibriCome: “I virus da sconfiggere? Paura, diffidenza e maldicenza”

La virologa romana Ilaria Capua presenta a LibriCome il suo libro "Io, trafficante di virus. Una storia di scienza e amara giustizia" (Rizzoli), nel quale racconta l'incredibile vicenda giudiziaria che l'ha vista coinvolta: indagata per traffico di virus, è stata prosciolta da tutte le accuse soltanto due anni dopo. "Sono stata travolta da una montagna di falsità e lasciata sola", ricorda

“Sono un giornalista, sto scrivendo sul traffico illegale di vaccini. Lei lo sa di essere coinvolta?”. “No, non lo sapevo”. E’ iniziato così l’incubo di Ilaria Capua, virologa romana di fama internazionale ed ex parlamentare di Scelta Civica, finita in prima pagina il 4 aprile 2014 sul settimanale L’Espresso perché iscritta nel registro degli indagati per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, abuso d’ufficio e traffico illecito di virus. Accuse rigettate subito dalla stessa Capua, che fu prosciolta poi da tutte le imputazioni nel luglio 2016 perché “il fatto non sussiste”. La sua vicenda, così emblematica, è diventata oggi un libro, pubblicato da Rizzoli, dal titolo esemplificativo: “Io, trafficante di virus. Una storia di scienza e di amara giustizia”, scritto con il giornalista Daniele Mont D’Arpizio. Meno di 48 ore dopo aver ricevuto quella telefonata, la vita di Ilaria Capua è finita in un tritacarne mediatico e giudiziario, un cortocircuito che ha coinvolto scienza, magistratura, giornalismo e politica.

Rischiava l’ergastolo, Ilaria Capua, perché era accusata di essere la mente criminale di una presunta “cupola dei vaccini” per diffondere ceppi del virus dell’influenza aviaria e guadagnare poi dalla vendita dei vaccini. Proprio lei, al tempo a capo di un team di ricercatori dello Zooprofilattico delle Tre Venezie, che nel 2006 - in piena emergenza aviaria - aveva individuato la sequenza genetica del primo ceppo africano di influenza H5N1 e aveva deciso di depositarla in un database ad accesso pubblico, andando contro il sistema. “Sono stata travolta da una montagna di falsità”, ha raccontato Capua nell’incontro organizzato da LibriCome all’Auditorium Parco della Musica di Roma, moderato dalla giornalista di Rai Radio3 Scienza Rossella Panarese. L’articolo de L’Espresso e le carte dell’inchiesta su esso cui si fondava erano solo “un castello accusatorio pieno di cattiverie”, costruito su “una sorta di leggenda per cui eravamo tutti dei banditi” accusati "di aver fatto circolare in Europa un virus che in realtà non è mai circolato", ha ricordato la scienziata. Ipotesi di reato basate su errori madornali ed incongruenze talmente evidenti che non hanno fatto sorgere il minimo dubbio sull’onestà e la competenza di Ilaria Capua da parte di una prestigiosa università americana che in quel periodo le offrì un posto di grande prestigio in Florida. Un’offerta che la Capua ha colto al volo, per lasciarsi alle spalle l’Italia e diventare così uno dei tanti, eccellenti, cervelli in fuga dal nostro Paese.

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A quel tempo, Ilaria Capua era appena stata eletta in Parlamento, tra le fila del partito di Mario Monti. Lo svelamento dell’inchiesta fece di lei un appestata. “Mi sono trovata crocifissa, senza potermi difendere e senza poter far altro che sopportare la gogna pubblica. Sono rimasta sola”, ha ricordato Capua, che si è ritrovata assediata dai giornalisti, isolata dai colleghi parlamentari, accusata dalle opposizioni, soprattutto dagli esponenti del MoVimento 5Stelle. “Sono stata travolta dalla vergogna di portare addosso certo accuse. Non camminavo più per il Transatlantico, entravo sempre dall’ingresso laterale di Montecitorio, quello dei commessi”. Poi, la decisione di lasciare la politica. “In quella situazione non ero più credibile. Non avrei più potuto fare quello per cui ero stata eletta. Perché sarei dovuta rimanere lì?”.

Nessuno ha pagato per quanto è successo. Oggi la scienziata dirige il Centro di eccellenza dell’Università della Florida dedicato a “One Health”, un approccio che unifica i temi della salute umana con quella animale e ambientale. Studia e continua a fare ricerca. Ma oltre all'aviaria e a Zika, ci sono ancora molti altri virus pericolosi e molto difficili da sconfiggere: sono i virus "della paura, della diffidenza e della maldicenza che circolano nella società". 

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