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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Marino

Barista e usuraio scoperto dai carabinieri, le indagini dopo l'arresto del sindaco di Marino

L'uomo prestava denaro a 'strozzo' a politici, commercianti ed imprenditori del Comune dei Castelli Romani. Il 62enne rischia dieci anni di carcere

Sono arrivati a lui in seguito alle indagini che hanno portato lo scorso aprile all'arresto del sindaco di Marino Fabio Silvagni con le accuse di corruzione e peculato. A distanza di sette mesi questa mattina i carabineiri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Castel Gandolfo hanno arrestato un 62enne residente nel Comune dei Castelli Romani con l’accusa di usura aggravata ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria, notificandogli un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Velletri.

ARRESTO DEL SINDACO SILVAGNI - Il provvedimento, richiesto della Procura della Repubblica Veliterna, scaturisce dalle risultanze investigative dei Carabinieri i quali, fin dal settembre 2014, hanno indagato su fatti di corruzione che portarono, circa sei mesi fa, all’arresto dell’allora sindaco di Marino, Fabio Silvagni, assieme ad altre quattro persone. 

PRESTITO AL SINDACO - Durante quella complessa attività di indagine si captò, tra l’altro, la richiesta di un prestito di denaro avanzata dall’allora presidente del consiglio comunale di Marino all’allora Primo Cittadino il quale, a sua volta, si rivolse al 62enne arrestato, gestore di un bar proprio a Marino. 

DENARO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - L’attività investigativa fece emergere un incontro, avvenuto all’interno del municipio marinese, tra Silvagni e l’usuraio e la conseguente consegna della somma di duemila euro da dare al presidente del Consiglio comunale. Da qui ha preso le mosse, perciò, un’attività investigativa parallela che ha permesso di ricostruire la pluralità di circostanze in cui l’arrestato aveva erogato prestiti a terzi, applicando su di essi tassi usurari e, talvolta, anche costringendo qualcuno degli usurati a svolgere lavori edili, a titolo del tutto gratuito, anche presso l’abitazione di sua figlia. 

USURA TRA IL BAR ED IL COMUNE - Per l’usuraio c’è l’aggravante di aver commesso i fatti nei confronti di persone che svolgevano, e svolgono, attività imprenditoriali, artigianali e che per varie ragioni si trovavano in uno stato di bisogno. Veniva pertanto ricostruita la ragnatela di contatti, di prestiti, di modalità di restituzione gestiti con assoluta disinvoltura dal 62enne, che esercitava tale attività tra il bar e la piazza principale del comune, così da garantirsi sempre la massima visibilità. 

LA CONTABILITA' DELL'USURAIO - Nel corso delle attività è stata sequestrata una ingente documentazione provante una vera e propria “tenuta della contabilità” ed accertati, a fronte di un prevedibile timore nutrito dalle vittime, numerosissimi inviti a non riferire nulla in ordine ai prestiti erogati ed agli interessi corrisposti.

DIECI ANNI DI CARCERE - All’usuraio viene anche contestato il reato di abusivo esercizio dell’attività finanziaria previsto dal Testo Unico delle Leggi in materia bancaria e creditizia, oltre ad una sequela di aggravanti scaturite dalla pluralità dei reati contestati, dalle modalità della condotta e dall’accertata spregiudicatezza e disinvoltura nel commettere i fatti delittuosi. L’uomo è stato tradotto presso il Carcere di Velletri ove rimarrà in attesa che venga svolto il processo. Rischia più di dieci anni di reclusione.  

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