rotate-mobile
Cronaca

Il business dei secchioni gialli: abiti gettati rivenduti come nuovi in Africa ed Est Europa

Quattordici le misure cautelari emesse nei confronti di un sodalizio facente riferimento ad un clan camorristico. Sequestrate tre cooperative. Non si esclude un legame con Mafia Capitale

Un business milionario nascosto dietro gli indumenti lasciati nei secchioni gialli per la raccolta di abiti usati. Vestiario che tramite una serie di passaggi 'poco chiari' arrivava sino in Africa ed Est Europa dove i 'rifiuti' venivano venduti come nuovi con un guadagno da milioni di euro. Un vero e proprio caso di Ecomafia sgominato dagli agenti della Polizia di Stato e dalla polizia provinciale nell'ambito di una indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma (DDA).

MISURE CAUTELARI - La maxi operazione, scattata alle prime luci dell'alba, ha portato al'esecuzione di 14 misure cautelari emesse nei confronti di altrettante persone, ritenute a vario titolo appartenenti all'organizzazione criminale operante in Italia tra Roma, Napoli e Salerno e nei Paesi fuori Ocse.

ECOMAFIA - Secondo le risultanze investigative il sodalizio violava le normative sulla tutela ambientale e sullo smaltimento dei rifiuti speciali, saltava le operazioni di igienizzazione e rivendeva all'estero gli indumenti, in violazione di numerose disposizioni del D.lgs. 152/2006 (Testo Unico dell'Ambiente). Tutti reati sono aggravati dall'articolo 4 del decreto legislativo n. 146/2006, avendo i responsabili fornito il loro contributo nella commissione dei reati a vantaggio di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno Stato.

Traffico illecito di rifiuti speciali tra Roma e la Tunisia (1)

ABITI NEL PORTO - Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Roma e dalla Polizia Provinciale, sono iniziate due anni fa (nel 2012) e hanno documentato la partenza di container dai porti di Civitavecchia e Salerno diretti in Africa con oltre 3.000 tonnellate l'anno di indumenti. 

ABITI TRA ROMA E LATINA - Gli indagati, accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti e falso, raccoglievano, soprattutto sul territorio di Roma e Latina, il materiale da trattare attraverso una rete di cooperative sociali.

FALSE BOLLE DI ACCOMPAGNAMENTO - Nel corso delle indagini, inoltre, è emerso che le oltre tre tonnellate di indumenti destinati ogni anno ai mercati stranieri, non trattate e quindi a tutti gli effetti da classificarsi come rifuti, viaggiavano con bolle di accompagnamento false e venivano fatturate per un quarto del totale, con conseguente contabilità nascosta e, quindi, guadagno in nero, per la parte preponderante del carico. Tra i soggetti destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare ci sono anche Pietro e Aniello Cozzolino, appartenenti agli ambienti della camorra di Portici ed Ercolano, nel napoletano.

COOPERATIVE SEQUESTRATE - Nell'ambito dell'inchiesta su questo fenomeno di Ecomafia è stato disposto dal Gip il sequestro preventivo anche delle cooperative che operavano nel traffico illecito dei rifiuti. Si tratta delle cooperative 'New Horizons Onlus' e 'Lapemaia Onlus' e della società 'B&B Ecology srl'. A quanto riferito dagli investigatori, le cooperative gestivano la raccolta dei rifiuti tessili speciali per conto del consorzio 'Il Solco' delegato per il servizio da Ama.  Nello specifico il Giudice per le Indagini Preliminari ha contestato alle tre cooperative specifiche responsabilità penali in violazione della normative sulla tutela ambientale e sullo smaltimento dei rifiuti speciali, avendo omesso le prescritte operazioni di “igienizzazione”, ovvero quei processi di riciclo che consentono ai rifiuti di tornare a essere beni di consumo.

FINTE ONLUS - Sempre secondo le risultanze investigative, l’organizzazione criminale, che vantava supporti logistici in ambito internazionale, si fondava su un accordo tra società e finte Onlus, operanti quali recuperatori di rifiuti che, abusando della qualità cooperativistica, tramite un sistema di “conoscenze” per la ripartizione degli appalti distribuiti dall’Ama spa, stipulavano apposite convenzioni di igiene urbana volte all’affidamento diretto di servizi pubblici.

CLAN DI PORTICI-ERCOLANO  - Secondo quanto emerso dalle indagini tra i capi dell’organizzazione criminale, emerge la figura di Pietro Cozzolino, assunto come dipendente in una delle cooperative sequestrate, considerato elemento di vertice dell’omonimo clan camorristico operante a Portici-Ercolano (nell'hinterland di Napoli) e territori limitrofi, condannato per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

FRATELLO LATITANTE - Ai vertici dell’organizzazione criminale, oltre al predetto, risulta il fratello Aniello Cozzolino, anch’egli condannato in via definitiva per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e latitante dal 2008, secondo l'accusa "destinatario di materiali tessili costituenti rifiuti spediti in Tunisia".

MAFIA CAPITALE - Nell'ambito della maxi operazione, che rappresentata solamente la prima fase dell'indagini, non si esclude la presenza di Mafia Capitale. Il Gip nell'ordinanza non esclude che l'affare degli abiti usati "non sia rientrato nel più ampio disegno dirigista e corruttivo di Salvatore Buzzi", arrestato nell'inchiesta sul 'Mondo di Mezzo'. "Non può non pensarsi - scrive il Giudice per le Indagini Preliminari Simonetta D'Alessandro - che la delibera che aveva ripartito nel 2008 il territorio comunale in competenze ai consorzi dell'Ati Roma Ambiente non obbedisca alle logiche spartitorie" e "non abbia coltivato le finalità speculative, rientranti negli interessi di Buzzi". "Di tanto non vi è la prova in atti mancando nella fase delle prime assegnazioni le intercettazioni - prosegue l'ordinanza - ma vi è una concreta emergenza documentale".

ROMA TERRITORIO PER GLI AFFARI DEI CLAN - I dettagli dell'indagine sono stati presentati questa mattina in una conferenza stampa alla Questura di Roma alla presenza del Procuratore Aggiunto della Dda di Roma Michele Prestipino, del primo dirigente della Squadra Mobile di Roma Renato Cortese e di Angelo Vitale, funzionario della polizia provinciale. In particolare Prestipino ha sottolineato come "Roma si dimostra ancora una volta un territorio appetibile per concludere affari e accumulare ricchezza".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il business dei secchioni gialli: abiti gettati rivenduti come nuovi in Africa ed Est Europa

RomaToday è in caricamento