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Cronaca

Tmb Salario: telecamere sotto sequestro. Arpa: ecco i dati della diossina

Proseguono le indagini per chiarire eventuali manomissioni alla videosorveglianza, spenta dal 7 dicembre

Gli inquirenti della Procura di Roma hanno sequestrato l'impianto di video sorveglianza a circuito chiuso presente nel Tmb Salario che è stato ieri oggetto di un vasto incendio. I magistrati, intervenuti sul posto, hanno anche ascoltato diversi testimoni. Tra questi anche dei dirigenti Ama e addetti alla sicurezza presenti. 

In particolare chi indaga ha materialmente posto i sigilli al gabbiotto nel quale è presente una sorta di ‘cabina di regia’ del sistema di telecamere e che non risultava funzionante dal 7 dicembre. I pubblici ministeri vogliono chiarire se ci sono state manomissioni e scongiurare eventuali interventi impropri. Il fascicolo d’indagine è coordinato dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e si procede per il momento contro ignoti per il reato di disastro colposo.

Tra le persone ascoltate ieri, nell'ambito delle indagini dei carabinieri sul rogo nel Tmb di via Salaria, c'è anche l'assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari. L'assessore, arrivata ieri mattina sul posto per un sopralluogo, è stata sentita come persona informata dei fatti.

Intanto sono pubblici i dati di Arpa Lazio delle polveri sottili registrati ieri a Roma. I livelli di Pm10 nell'aria superano di sei punti la soglia limite fissata dalla normativa: dopo l'incendio il valore si è attestato a 56 ug/m3, il massimo consentito è 50. 

"Non servivano dati scientifici per dire che la fitta nube, vista e respirata da tutta Roma durante l'incendio della discarica al Salario, fosse chiaramente nociva per la salute" commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio, polemica con le affermazioni diffuse ieri in conferenza stampa, quando il ministro Costa e la sindaca Raggi parlavano di "valori nella norma". 

Il dato registrato alla centralina di villa Ada invece è di 20 punti superiore a quello di una settimana fa, di lunedì 3 dicembre, quando la concentrazione si fermava a 35. Ma 74 punti inferiore rispetto a quanto rilevato nell'aria a Pomezia nel marzo 2017, quando andò a fuoco l'azienda di stoccaggio rifiuti Eco X. I valori di Pm10 registrati toccarono il picco di 130.

Il valore della diossina invece, misurata dalla centralina dell'Arpa posta a 50 metri dal rogo, "è risultata pari a 0,7 picogrammi per metro cubo, dunque maggiore rispetto al limite in ambienti urbani previsto di 0,1". Lo ha detto all'agenzia Dire il direttore generale di Arpa Lazio, Marco Lupo. 

"E' comunque un valore decisamente più basso di quello che fu registrato nel rogo di Pomezia dello scorso anno - ha spiegato Lupo - quando venne rilevata una quantità di 77,5 picogrammi su metro cubo nel raggio dei primi 100 metri di distanza". Nel corso del monitoraggio dell'aria, l'Arpa ha rilevato anche il valore degli idrocarburi (Ipa) e dei policlorobifenili (Pcb), anch'essi superiori alla media. E' infatti risultato di 2,8 nanogrammi per metro cubo quello del benzopirene, rispetto a un valore di riferimento di 1 nanogrammo per metro cubo (a Pomezia fu di 9 nanogrammi); addirittura di 1.019 picogrammi per metro cubo quello dei Pcb, ossia dei materiali che sprigionano combustione dagli oli. 

"Quest'ultimo è un valore molto alto, è un dato che va monitorato attentamente- ha sottolineato Lupo- se consideriamo che nell'incendio dello scorso anno a Pomezia quel valore fu di 390 picogrammi". C'è dunque il rischio di un'emergenza sanitaria a Roma? "Non sono un medico, è la Asl che deve esprimersi - ha concluso Lupo - ciò che posso dire è che quest'ultimo dato sugli oli nei macchinari che sono bruciati, e che probabilmente hanno determinato il fumo nero, è da monitorare attentamente, anche più degli altri".


 

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