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Cronaca

Iniezione alla figlia di 8 anni malata e ricoverata in ospedale, arrestata la madre. "Ha tentato di ucciderla"

La piccola resta al Policlinico Umberto I. Secondo il pm Vittorio Pilla il gesto della donna di 29 è tentato omicidio. L'avvocato che le difende parla a RomaToday

Avrebbe cercato di uccidere la figlia di 8 anni, affetta da una malattia genetica rara, con una iniezione di un farmaco antiepilettico. Lei, una mamma di 29 anni, si è difesa asserendo di non aver "mai fatto la puntura" alla piccola ma di averla solamente "accarezzata". Nel mezzo, tuttavia, le accuse del Pm Vittorio Pilla che hanno convinto il gip Elvira Tamburelli a disporre il carcere alla donna con l'accusa di tentato omicidio. 

Mamma tenta di uccidere la figlia a Roma 

L'episodio si è verificato la sera dell'8 maggio in un reparto del Policlinico Umberto I e l'arresto è avvenuto pochi giorni fa, dopo due mesi di indagini. La madre, 30 anni ancora da compiere ora portata a Rebibbia, era con la bambina ricoverata in una stanza dov'è presente un sistema di videosorveglianza installato affinché il personale medico possa intervenire in caso di emergenze.

Le immagini hanno quindi mostrato al dottore di guardia "movimenti anomali" intorno all'una di notte, momento in cui la donna sembrerebbe infilare le mani sotto le lenzuola.

Alcuni minuti dopo la piccola accusa forti spasmi, gli infermieri così intervengono e la stabilizzano. Gli esami del giorno dopo riscontrano nel sangue della piccola un livello di un farmaco (probabilmente uno di quelli usati contro l'epilessia) 7 volte superiore alla media.

E così, secondo il personale sanitario dell'ospedale, l'unica spiegazione è che la mamma avrebbe iniettato la sostanza alla figlia, ora non in pericolo di vita. L'episodio, dopo le relazioni e le denunce, arriva in Procura e scatta l'arresto per tentato omicidio. 

"Ho accarezzato mia figlia"

Durante l'udienza di convalida la donna si è difesa sostenendo di aver messo le mani sotto le lenzuola ma solo per "fare le coccole" alla figlia e che gli infermieri avrebbero frainteso quella che non era altro che una carezza.

Secondo la Procura la giovane mamma soffrirebbe della sindrome di Munchhausen (conosciuta anche come sindrome da dipendenza dell'ospedale), ossia il disturbo psicologico per cui le persone colpite fingono una malattia o un trauma per attirare attenzione e simpatia verso di sé provocando danni ai figli, e quindi avrebbe agito per uccidere. Tesi creduta anche dal Gip. 

L'avvocato della donna: "Non è tentato omicidio"

A difendere la 29enne gli avvocati Francesca Rossi e Savino Guglielmi che, a RomaToday, ha fatto il punto sulla questione: "I valori anomali registrati dalla bambina possono essere spiegati dal fatto che quella malattia genetica fa schizzare i livelli di alcune sostanze nel corpo".

Non solo. "L'assistita ha appena sfiorato la figlia, non le ha iniettato nulla tant'è che nessuna siringa è stata trovata nella sua disponibilità o sequestrata". 

Quindi, l'eventuale iniezione, sarebbe avvenuta attraverso un ago farfalla. La difesa ha ottenuto che si svolga un doppio incidente probatorio: uno per stabilire se la 29enne sia afflitta o meno dalla sindrome di Munchhausen, l'altro che determinerà gli effetti della sostanza rinvenuta nel corpo della bambina siano stati causati da un farmaco iniettato o meno. Entro i prossimi giorni il Tribunale del Riesame stabilirà se possano essere concessi i domiciliari alla mamma della bambina di 8 anni. 

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