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Cronaca Centro Storico / Piazza Campidoglio, 55

Divieto ai Cortei: il Tar annulla le ordinanze del comune, si torna in piazza

Il Tar ha annullato le ordinanze con le quali Alemanno ha vietato lo svolgimento di cortei nel centro storico: "violano l'art. 17, comma 3, della Costituzione"

Il disegno della Roma futura immaginato dal sindaco Alemanno si abbatte ancora sul muro dei “permessi”  negati. Dopo la “triste notizia”, così come l'ha definita il sindaco, del no del Governo alle olimpiadi romane e il mancato Gran Premio di Roma, arriva un altro no: quello del Tar che annulla le ordinanze con le quali erano stati vietati i cortei nel centro storico della capitale.
I ricorsi accolti sono quelli proposti da Cgil Roma-Lazio e da esponenti della Fds e Rifondazione Comunista.

L'ORDINANZA DEL 17 OTTOBRE - In particolare, la I sezione del Tar, presieduta da Giorgio Giovannini, ha annullato l'ordinanza con la quale il sindaco Alemanno il 17 ottobre 2011, per trenta giorni, dispose che il "territorio ricadente nel I Municipio della capitale fosse da considerare compatibile solo con lo svolgimento di manifestazioni pubbliche senza formazione di corteo in alcune aree specifiche".

L'ORDINANZA DEL 18 NOVEMBRE - L'annullamento inoltre riguarda anche la successiva ordinanza di Alemanno del 18 novembre (con validità sino al 31 dicembre 2011), nella quale si disponeva che, per esigenze di traffico e viabilità, nel centro storico di Roma "fossero da considerare compatibili: manifestazioni statiche da tenersi in alcune aree specifiche (piazza Bocca della Verità, piazza Ss Apostoli, piazza della Repubblica, Circo Massimo, piazza Farnese, piazza S. Giovanni, piazza del Popolo, Sedi istituzionali), e grandi manifestazioni con formazione di corteo, limitandole alla giornata del sabato e lungo uno di cinque itinerari predeterminati".

LE MOTIVAZIONI - Nel prevedere le limitazioni per i cortei nel centro storico di Roma, il sindaco Gianni Alemanno, in qualità di Commissario delegato per lo stato di emergenza nel settore del traffico e della mobilità ha "travalicato i limiti assegnati dalla delega" della Presidenza del consiglio dei ministri, per cui le ordinanze oggi annullate "sono state emesse in carenza del relativo potere". E' uno dei motivi alla base della decisione del Tar del Lazio che ha annullato le ordinanze sulle limitazioni ai cortei.
Per i giudici amministrativi le ordinanze impugnate "violano l'art. 17, comma 3, della Costituzione, che dispone che delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica". Per i giudici del Tar, "il contenuto delle ordinanze impugnate - si legge nelle sentenze - si presenta eterogeneo rispetto alle finalità per le quali lo stato di emergenza è stato dichiarato e per le quali i poteri straordinari sono stati attribuiti". Essendo, infatti, le funzioni attribuite al Commissario delegato "analiticamente indicate" nell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, "tra queste non può certo ricomprendersi l'attribuzione di poteri volti a regolamentare ed a limitare le modalità di svolgimento delle riunioni in un luogo pubblico, attraverso un contingentamento dei cortei e l'obbligo di tenere manifestazioni in forme statiche". Non solo; secondo il Tar "un limite alla libertà di corteo, costituzionalmente garantita, potrebbe essere introdotto solo a salvaguardia, volta per volta, di un interesse di pari rilievo costituzionale".

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