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Cronaca

Tangenti filobus, le ammissioni di Mancini aumentano le polemiche

Nei giorni scorsi l'ex ad di Eur spa ha affermato di aver preso 60 mila euro nell'ambito della tangente per la commessa dei filobus. Si allungano le ombre sulla politica romana. L'opposizione: "Alemanno chiarisca o vada a casa".

"Ho preso 60 mila euro". Continua a far discutere l'ammissione dell'ex amministratore delegato di Eur spa, Riccardo Mancini, nel corso dell'interrogatorio nell'ambito dell'inchiesta sulla tangente da 800 mila euro versata da Roberto Ceraudo, ex amministratore delegato di Breda Menarini, ora in carcere, per un appalto sulla fornitura di 45 filobus a Roma Metropolitane. Da un lato, le indagini non si fermano dal momento che secondo l'accusa la tangente destinata a Mancini ammonterebbe a 150 mila euro. Mancherebbero all'appello quindi 90 mila euro. Dall'altra le polemiche politiche che vedono l'opposizione capitolina in prima linea a chedere conto al sindaco Gianni Alemanno, molto vicino all'ex ad di Eur spa, che invece continua a dichiararsi estraneo alla vicenda.

L'AMMISSIONE DI MANCINI - Dopo diversi giorni di indagini, Riccardo Mancini, interrogato dal pm Paolo Ielo, ha ammesso: "Ho preso una tangente da 60 mila euro". Ma aggiunge: "ad appalto già assegnato" sostenendo che si trattava di una "donazione". La motivazione? "Mi sfugge". 60 mila euro. Anche se per gli inquirenti al totale dell'appalto mancherebbero ancora 90 mila euro. Rimane quindi da verificare l'effettivo ammontare della tangente e soprattutto il percorso effettuato da quel denaro. Secondo quanto spiegato dall'imprenditore italiano Edoardo D'Inca' Levis infatti l'intera tangente dovrebbe essere stata versata attraverso un sistema di false fatturazioni e fondi neri. Inoltre si aggiungono nuovi particolari: sempre secondo le indiscrezioni riportate dalla stampa Mancini avrebbe definito i 60 mila euro "una donazione" e fatto capire di ''non sapere da chi e a quale titolo avrebbe ricevuto il denaro''.

ALEMANNO - Le dichiarazioni di Mancini aggiungono benzina sul fuoco delle polemiche di quanti vorrebbero che il sindaco Alemanno chiarisse ogni suo coinvolgimento. Nei giorni scorsi, infatti, durante un interrogatorio l'imprenditore italiano Edoardo D'Inca' Levis aveva fatto riferimento al fatto che la tangente era destinata alla "segreteria di Alemanno". Mentre l'ex ad di Breda Menarini aveva sostenuto, in un altro interrogatorio, che la tangente era ''balzello destinato alla politica romana''. Ma il sindaco rimane fermo sulle sue posizioni: "in merito alle notizie sulla questione filobus, che apprendo oggi dagli organi di informazione, non ho nulla in piu' o di diverso da aggiungere rispetto a quanto ho gia' dichiarato nei giorni scorsi. Attendo con fiducia che le inchieste della magistratura facciano il loro corso e ribadisco ogni estraneita' nella vicenda da parte della mia segreteria''.

L'OPPOSIZIONE - "Se il sindaco fosse persona seria, dovrebbe spiegare la 'donazione' del suo fedelissimo Mancini oppure dovrebbe andarsene per evitare di trascinare la citta in un gorgo fangoso fatto di indagini della magistratura, scandali e mazzette'' ha attaccato Marco Miccoli, segretario del Pd di Roma in relazione alla vicenda. "Nella strategia difensiva di Mancini questi soldi non sarebbero pero' una mazzetta, ma una 'donazione' - continua Miccoli - questa e' la linea di difesa di Mancini, ovviamente legittima, ma che ricorda molto quella di Scajola, a cui comprarono la casa al Colosseo 'a sua insaputa''. Inoltre il segretario del Pd romano ricorda i precedenti scandali che colpirono l'amministrazione Alemanno: "siamo in presenza dell'ennesimo manager fidatissimo voluto da Alemanno che resta imbrigliato in scandali di cui si sta occupando la magistratura" ha affermato riferendosi a Franco Panzironi, ad dell'Ama, per Mancini, ad dell'Ente Eur.

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