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Cronaca San Basilio / Via Aldo Sandulli

"Sono gay, nessuno mi capisce": 14enne si suicida lanciandosi dal balcone

Il giovane romano si è tolto la vita nella notte tra il 7 e l'8 agosto dalla propria abitazione di via Aldo Sandulli, in zona Torraccio-San Basilio. In alcuni messaggi le motivazioni del gesto

Ancora un dramma legato all'omofobia a Roma. Dopo il suicidio del 'ragazzo dai pantaloni rosa' che si uccise impiccandosi in casa, ed il tentativo di togliersi la vita da parte di un altro adolescente che si gettò dalla finestra di un istituto superiore di viale Marconi lo scorso maggio ancora una tragedia legata all'intolleranza nei confronti dei gay.

TRAGEDIA A TORRACCIA - A perdere la vita, dopo essersi gettato dal balcone della propria abitazione di via Aldo Sandulli, nella zona di Torraccio-San Basilio, un giovane romano di 14 anni che in un biglietto di addio ha scritto: "Sono omosessuale, nessuno capisce il mio dramma e non so come farlo accettare alla mia famiglia". La tragedia nella notte tra il 7 e l'8 agosto.

INDAGINI - Nel frattempo la Procura di Roma ha attivato accertamenti, anche se al momento i magistrati non procedono per istigazione al suicidio, verranno effettuati accertamenti sul computer del 14enne e indagini per capire se conservasse un diario segreto. Ci saranno anche verifiche per capire se fosse iscritto ad un social network e se fosse stato vittima di atti cyberbullismo. Gli inquirenti ascolteranno una serie di persone in ambito familiare, scolastico e tra le amicizie nel quartiere dove abitava, a San Basilio. L'obiettivo è quello di capire se qualcuno fosse a conoscenza del suo disagio, se il ragazzo avesse confidato di essere gay e se qualche gesto o reazione possa aver urtato la sensibilità del 14enne. Gli accertamenti sono affidati al procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e al sostituto Simona Marazza.

MESSAGGI DI ADDIO - Il 14enne è morto dopo un volo di venti metri. Per lui non c'è stato nulla da fare. Il giovane gay non ha sopportato il dolore delle continue battutine dei compagni di scuola non riuscendo ad affrontare la paura di parlare con i suoi genitori. Una vita diventata troppo difficile per andare avanti. Come avrebbe scritto lui stesso su alcuni foglietti lasciati nella stanza prima dell'estremo gesto: "Tutti mi prendono in giro, nessuno mi capisce - si sarebbe sfogato - Non ce la faccio più". In una pen drive, invece, l'ultimo messaggio di scuse per i suoi genitori. Gli stessi ai quali non ha avuto il coraggio di confessare la sua omosessualità. Gli stessi che ora sono distrutti dal dolore.

IMMA BATTAGLIA - Un ampio dibattito affinché quanto accaduto non si ripeta più è la richiesta della consigliera comunale di Sel Imma Battaglia, esprimendo cordoglio per la morte del giovane: "Sono addolorata per l'ennesima vittima dell'omofobia politica, sociale, culturale italiana. Nella battaglia culturale in corso in questo Paese dobbiamo tutti assumerci la responsabilità del nostro linguaggio. Ogni parola deve essere soppesata e meditata, perché rischia di creare una vittima. Nella mia esperienza di formazione alla diversità nelle scuole ho avuto modo di appurare quanto il dibattito politico si amplifichi e trovi eco devastante nella fragilità degli adolescenti. Auspico quindi che a settembre questo stesso dibattito - quello nazionale sulla legge contro l'omofobia e quello sul registro delle unioni civili a Roma - sia pregno di senso di responsabilità verso i ragazzi e le loro famiglie, affinché si abbassino i toni delle parole per elevare il livello dei diritti civili, perché nessuno si senta escluso, per ricostruire sull'accoglienza e l'inclusione l'insieme delle politiche familiari, sociali, culturali necessarie a rafforzare e arricchire il tessuto umano della nostra comunità".

ILEANA PIAZZONI - Pensiero simile quello della deputata compagna di partito in Sel Ileana Piazzoni: "Durante il dibattito alla Camera sulla legge scontro l'omofobia ci sono stati esponenti politici che hanno espresso perplessità sulla priorità della discussione. Li invito oggi a porsi la stessa domanda. Il ragazzo gay che si é suicidato a Roma é l'ennesima vittima dell'omofobia. Omofobia non é solo violenza manifesta ed espressa: omofobia é anche derisione pubblica, non accoglienza, paura di confessare il proprio segreto. La legge é il primo passo. Deve essere però supportata da tutta una serie di interventi improcrastinabili per aiutare le famiglie a riconoscere i propri figli, a comprenderli e ad accoglierli. Stesso discorso vale per la scuola e per la società nella sua interezza. Spero che il dolore della città apra una riflessione autentica nella politica, affinché a settembre la legge contro l'omofobia sia davvero il primo passo per costruire un percorso di piena inclusione e accoglienza di ogni identità".

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