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Cronaca

“Stefano poteva essere salvato: non è morto per disidratazione”

Paolo Albarello, perito consulente della procura di Roma: “ Abbiamo registrato omissioni e negligenze nelle terapie. Un paziente in quelle condizioni doveva essere trasferito in un reparto adeguato”

Stefano Cucchi non è morto disidratazione ma per negligenza dei medici che non lo hanno curato. E' questa la conclusione della perizia effettuata dall'Istituto di medicina legale dell'Università La Sapienza eseguita dal professor Paolo Arbarello a capo di un'equipe medica nominata dal pm Vincenzo Barba.

Una versione diversa rispetto questa rispetto a quella della commissione d'inchiesta parlamentare sulla morte di Stefano Cucchi, guidata da Ignazio Marino che aveva concluso che il ragazzo, morto all'ospedale Sandro Pertini dopo essere stato arrestato e detenuto per detenzione di droga, era deceduto per fame e sete.

Paolo Arbarello, il professore che ha eseguito la perizia disposta dalla procura nel corso di una conferenza stampa, ha dichiarato: "Abbiamo registrato omissioni e negligenze nelle terapie. Un paziente in quelle condizioni doveva essere trasferito in un reparto adeguato ma andava trattato diversamente da come è stato fatto".

Per Arbarello la terapia doveva essere diversa: "Cucchi non é stato curato bene, non è stata colta la gravità della sua condizione, non sono state messe in atto terapie che avrebbero potuto scongiurarne la morte. Aveva la vescica piena perché aveva bevuto tre bicchieri di acqua il giorno prima".

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