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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Stefano Cucchi "fu pestato dai carabinieri": il caso si riapre

La Procura di Roma chiede una nuova perizia medico-legale. Il Pm: "Nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009 fu sottoposto a un pestaggio". E spuntano intercettazioni e testimonianze che dimostrerebbero la "strategia organizzata per coprire i militari in servizio"

"Nella notte tra il 15 ed il 16 ottobre 2009 Stefano Cucchi fu sottoposto ad un violentissimo pestaggio da parte di carabinieri appartenenti al comando stazione di Roma Appia". Lo scrive la Procura di Roma nell'ambito di una richiesta di incidente probatorio per ottenere dal gip una nuova perizia medico-legale sulle lesioni patite dal giovane.

GLI INDAGATI - Nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Cucchi, avvenuta in ospedale nell'ottobre del 2009, sono indagati cinque carabinieri, tre per lesioni personali aggravate e abuso d'autorità e due per falsa testimonianza. La richiesta di incidente probatorio è stata inoltrata nel quadro degli accertamenti bis avviati dal procuratore Giuseppe Pignatone e dal sostituto Giovanni Musarò. 

IL PM - "Tutti i carabinieri che ebbero modo di vedere Stefano Cucchi nella mattinata del 16 ottobre nei locali del comando di Tor Sapienza hanno concordemente riferito che" il giovane geometra "era sofferente, aveva il viso gonfio ed evidenti difficoltà di deambulazione". Questo dato è riportato dai pubblici ministeri di Roma nella richiesta di incidente probatorio fatta al giudice delle indagini preliminari nell'ambito dell'inchiesta bis sulla morte di Cucchi. Il pm Giovanni Musarò elenca 20 militari dell'Arma che sono stati ascoltati come testimoni e che hanno fornito elementi utili. Insieme con i consulenti della famiglia Cucchi, alcuni rappresentanti della polizia penitenziaria e dei detenuti, è stato possibile ricostruire tutti i passaggi compiuti da Cucchi dopo l'arresto e le vicissitudini che ha passato.

LE TESTIMONIANZE - "E' successo un casino con un ragazzo che si chiama Cucchi, lo hanno massacrato". Queste sarebbero le parole di uno degli indagati nell'inchiesta bis sulla morte del giovane geometra, avvenuta ad una settimana dall'arresto, secondo la testimonianza di una donna sentita dagli inquirenti della Procura di Roma. In base al resoconto della signora un giorno, verso le 10 o le 11 del mattino, il maresciallo Roberto Mandolini si presentò in borghese negli uffici della caserma di Tor Vergata e disse ad un suo collega pari grado: "E' successa una cosa brutta, le devo parlare ...".

LE INTERCETTAZIONI - Tra le carte, poi, ecco le intercettazioni. La ex moglie di uno degli indagati nell'inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi nel settembre 2015, dopo aver inviato alcuni sms, spiega in una conversazione poi intercettata: "Non ti preoccupare... Che poco alla volta ci arriveranno perché tu come mi hai raccontato a me... Lo hai raccontato a tanta gente quello che hai fatto... Hai raccontato la perquisizione... Hai raccontato di quanto vi eravate divertiti a picchiare quel drogato di merda". Il pm di Roma aggiunge poi che l'indagato "perdeva totalmente il controllo, urlando in modo forsennato e ripetendo la frase 'cosa vuoi da me'".

I CARABINIERI - Per quanto riguarda il momento delle presunte violenze, la Procura di Roma scrive: "Il pestaggio avvenne in un arco temporale certamente successivo alla perquisizione domiciliare eseguita nell'abitazione dei genitori". Riguardo ai motivi che innescarono l'azione dei carabinieri, invece, il pm scrive che "il pestaggio fu originato da una condotta da resistenza posta in essere dall'arrestato al momento del fotosegnalamento presso i locali della compagnia carabinieri Roma Casilina, dove subito dopo la perquisizione domiciliare Cucchi era stato condotto". Gravi sembrerebbero anche le operazioni messe in atto dai militari per coprire quanto accaduto.

"RESPONSABILI NASCOSTI" - "Fu scientificamente orchestrata una strategia finalizzata a ostacolare l'esatta ricostruzione dei fatti e l'identificazione dei responsabili per allontanare i sospetti dai carabinieri appartenenti al comando stazione Appia", sostiene ancora la procura. Infatti "il nominativo dei due militari" che hanno partecipato alle fasi di arresto  "non compariva nel verbale di arresto, pure essendo gli stessi pacificamente intervenuti già al momento dell'arresto di Cucchi e pur avendo partecipato a tutti gli atti successivi". Un fatto anomalo al quale si aggiunge un'altra circostanza che sembrerebbe volta ad un tentativo di allontanare ogni sospetto dagli indagati. "Fu cancellata inoltre ogni traccia di passaggio di Cucchi dalla compagnia Casilina per gli accertamenti fotosegnaletici e dattiloscopici al punto che fu contraffatto con bianchetto il registro delle persone sottoposte a fotosegnalamento". 

IL VERBALE DI ARRESTO - Inoltre, si legge ancora, che "nel verbale di arresto non si diede atto del mancato fotosegnalamento" e che Stefano Cucchi "non non fu arrestato in flagranza per il delitto di resistenza a pubblico ufficiale perpetrato presso i locali della compagnia carabinieri di Roma Casilina". Non "fu denunciato per tale delitto, omissione che può ragionevolmente spiegarsi solo con il fine di non fornire agli inquirenti alcun elemento che potesse spostare l'attenzione investigativa sui militari del comando stazione carabinieri di Roma Appia". Quanto accaduto nella stazione Casilina, aggiunge il pm, "fu taciuto agli altri Carabinieri che avevano partecipato all'arresto di Stefano Cucchi".

ILARIA CUCCHI - Dopo alcune ore dalla notizia, la sorella di Stefano, Ilaria ha commentato così su Facebook: "Stefano, vorrei dire tante cose ma non riesco a dirne nemmeno mezza. Vorrei essere felice per il risultato raggiunto ma come si fa ad essere felici? Volevo la verità. La ho, come ti avevo promesso. Avrei voluto proteggerti. Avrei voluto essere lì a fermarli, mentre loro si divertivano. Ora ho solo voglia di piangere."

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