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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca San Basilio / Via Gigliotti Luigi, 29

Droga a San Basilio: lo spaccio notturno gestito dal 'Civico 29'

La vendita della sostanza stupefacente dalle 22 alle 7:30 del mattino. Il nome del sodalizio derivante dal numero civico della palazzina-base operativa del gruppo criminale. L'attività gestita da tre famiglie

Il nome del loro gruppo deriva dal numero civico della palazzina popolare di via Luigi Gigliotti dove insisteva l’attivtà finalizzata alla vendita di diverse tipologie di sostanza stupefacente. A gestire lo spaccio a San Basilio nelle ore notturne il gruppo 'Civico 29', smantellato (come quello de La Lupa), nel corso della 'Operazione San Basilio Spa' che l'11 ottobre ha portato gli agenti della squadra mobile diretti da Renato Cortese a notificare 40 ordinanze di custodia cautelare agli associati delle due organizzazioni.

TRE FAMIGLIE - Secondo le indagini la struttura associative del 'Civico 29' era riconducibile a tre famiglie, che hanno avuto per scopo l’ideazione, con conseguente realizzazione, di un disegno criminoso idoneo al raggiungimento di una serie indefinita di delitti di detenzione e cessione di sostanza stupefacente di cocaina, hashish e marijuana. Per gli appartenenti alle tre famiglie si ritiene integrata la figura di promotori e partecipi in quanto, la condotta posta in essere, ognuna nella sua specificità, lungi dal rappresentare un semplice concorso nel reato, caratterizza un ruolo funzionale all’associazione ed alle sue dinamiche operative, quale espressione non occasionale dell’adesione al sodalizio ed alla sua sorte, con l’immanente coscienza e volontà di farne parte e di contribuire al suo illecito sviluppo.

AFFARI IN FAMIGLIA - La struttura familiare del nucleo cardine del sodalizio, basato su rapporti parentali e coniugali, rendeva ancora più pericolosa l’organizzazione. Infatti le tre famiglie approfittavano del legame familiare per dissimulare i comportamenti illeciti ed utilizzavano gli appartamenti nella loro disponibilità per l’espletamento dell’attività illecita e quale appoggio logistico. Le figure che ricoprivano, senza ombra di dubbio, un costante punto di riferimento per i “pusher”, e che risultavano essere i veri catalizzatori dell’attività illecita, organizzando in maniera capillare, tutta la rete dello spaccio, erano una donna e le sue due figlie, unitamente ad altri due fratelli.

VERTICI DEL CLAN - Al riguardo, appare significativo indicare che il traffico di droga in tale area era precedentemente gestito da un uomo deceduto la notte di Capodanno a seguito della deflagrazione di alcuni fuochi d’artificio, avvenuta nel proprio appartamento di via Gigliotti 29, il quale era coniugato con la figlia di una delle figure di vertice del gruppo.

MODUS OPERANDI - Nel corso dell’indagine, sono state individuate inequivocabilmente sia le basi che le procedure con cui venivano custoditi, trasportati e ceduti ingenti quantitativi di droga, sia le modalità con cui erano gestiti i relativi introiti in denaro. Tali operazioni avvenivano sotto la costante regia dei due fratelli, che nella maggior parte delle occasioni ne controllavano il perfetto svolgimento sia a bordo dei propri veicoli ovvero dai loro appartamenti, ubicati agli ultimi piani della scala B del civico 29. Il ruolo della madre era invece quello di rifornire attraverso soggetti insospettabili, quali 'Penna bianca' o un'altra donna, il gruppo sia all’inizio dell’attività o qualora la sostanza fosse terminata durante la notte.

CIVICO 29 - E’ stato appurato, quindi, che il “nucleo operativo” che si occupava del trasporto della sostanza stupefacente verso il luogo di spaccio, ovvero nel cortile del civico 29 della via Luigi Gigliotti, era costituito, oltre da colui che materialmente la occultava indosso, da almeno altri 7/8 sodali che, militarmente, bonificavano il percorso per evitare controlli delle forze di polizia.

STRATAGEMMI - Il ragguardevole livello organizzativo raggiunto dai membri del sodalizio si evinceva, tra l’altro, anche dagli stratagemmi utilizzati in corso d’opera: quello di lasciare tutte le sim card utilizzate per l’evenienza all’interno di un appartamento, quello di utilizzare un binocolo ad infrarossi per il controllo del territorio e, non ultimo, di conservare alcuni secchi di acqua nei pressi del water al fine di liberarsi rapidamente – in caso di irruzioni da parte delle Forze delle Polizia – della sostanza stupefacente custodita. Quindi, ad un certo orario, iniziavano a giungere tutti i compartecipi al disegno criminoso - con ruoli di vedetta o pusher - che nel corso dell’indagine si avvicendavano tra loro, anche per un semplice discorso di momentanea disponibilità, dovuta all’eventuale periodo di detenzione singola  da scontare.

LA 'MERCE' NEL 'BUCO' - Gli inquirenti hanno appurtato che i vari appartententi al gruppo avevano il compito di posizionarsi all’interno del cortile del civico 29, all’altezza dell’incrocio tra le vie Gigliotti e Mechelli, ovvero “al buco”, inteso nei pressi di una rete – appunto bucata – prospicente il prato alle spalle dell’isolato in argomento. Differente il ruolo, invece, assegnato ad un altro uomo che si occupava di raccogliere il contante proveniente dalle singole cessioni di sostanza stupefacente. Ruolo spesso ricoperto, in caso di assenza da un altro appartenente al gruppo.

LO STARTER A TIVOLI - Ancora più rilevante la figura di colui che fungeva da “starter” all’esercizio di spaccio, avendo la disponibilità dell’appartamento ubicato all’interno 4 del predetto stabile, crocevia dell’illecita attività. Nel corso delle indagini si è appurato che lo stesso, tutte le sere, proveniente da Tivoli, dove risulta residente, entrava nel citato appartamento dando effettivamente il via alle operazioni di spaccio. La medesima attività si concludeva la mattina successiva con la contestuale uscita dallo stabile del cittadino rumeno.

APPARTAMENTO A DISPOSIZIONE - L'appartamento in questione in cui risulta anagrafata una donna del 1952 che ha in uso il predetto immobile,  tutte le sere o quasi, cedeva all'uomo residente a Tivoli, come base logistica ed operativa del gruppo per l’attività di spaccio. La donna, ben conscia dell’utilizzo del suo appartamento, lasciava la disponibilità dello stesso all'uomo rientrando a tardissima notte o addirittura la mattina successiva, naturalmente dietro compenso, ricollegabile ad un “canone di locazione” direttamente corrisposto dai promotori del Civico 29.  Nel corso delle indagini, l’attività intercettiva portava ad inequivocabili elementi probatori delineando il compito del tiburtino, oltre a quello sopra descritto, come quello di vero e proprio custode della sostanza stupefacente.

DROGA NELLE SCALE - Quando giungevano i clienti a bordo delle autovetture, i veicoli venivano fatti entrare all’interno del parcheggio, le vedette osservavano l’eventuale arrivo delle forze di polizia, appuravano la qualità e la quantità di sostanza richiesta dal cliente e davano l’indicazione all’uomo che si trovava al portone, il quale comunicava all'uomo, ovvero a colui che si trovava nell’appartamento e che deteneva la sostanza;  questi la consegnava all’uomo che, salite le scale, la cedeva direttamente o tramite altro soggetto all’acquirente.

IL CAPOCCIONE - Altro soggetto, che assume un ruolo particolare nell’organizzazione, è il 'Capoccione', ritenuto dagli investigatori ad un livello superiore rispetto agli altri pusher e vedette. L'uomo risultava il collettore degli incassi giornalieri, che poi provvedeva a depositare all’interno di un appartamento di via Mechelli, come appurato da un controllo quando, l'uomo venne trovato in possesso di 2.590 euro in banconote.

SPACCIO NOTTURNO - Il gruppo criminale, suddiviso in base a ruoli ed ai compiti ben definiti e consolidati, iniziava la sua fiorente attività di vendita alle ore 20.30-21.00 circa, attraverso il posizionamento fisico delle vedette e degli spacciatori. Attività che veniva ultimata alle ore 07.30-07.30 circa, a seconda della domanda di stupefacente e/o della presenza degli acquirenti.
 
INCASSI SETTIMANALI - In base agli accertamenti espletati sul posto, in considerazione del numero dei clienti potenziali o effettivi che venivano monitorati attraverso le telecamere e soprattutto in base ai riscontri effettuati costantemente sul territorio, è stato possibile stimare che i sodali del gruppo del Civico “29” spacciavano di media circa 300 dosi di cocaina e circa 400 dosi tra hashish e marijuana, al giorno, per un controvalore pari a 20.000-25.000 euro. Considerando che il gruppo assicurava la continuità dello spaccio ai suoi clienti più o meno abituali, per tutti i giorni della settimana, è possibile, facendo un rapido calcolo, stimare il fatturato settimanale che si aggira intorno ai 140.000-180.000 euro settimanali.

COSTI GESTIONE - Anche in questo caso, come nel caso de La Lupa, il gruppo naturalmente sosteneva anche dei costi di “gestione” che andavano dall’acquisto della sostanza stupefacente, da tagliare e confezionare, fino al pagamento dei soggetti, ultimi nella scala gerarchica dell’organizzazione criminale, come vedette e pusher, che guadagnavano dagli 80 ai 100 euro al giorno, vitto compreso e venivano pagati a giornata, immediatamente dopo la fine dell’attività.

DROGA SEQUESTRATA - Attraverso i servizi di osservazione sul posto e grazie alle intercettazioni sia telefoniche che ambientali, venivano rinvenute e sequestrate, durante l’intero anno d’indagine, considerevoli quantità di sostanze stupefacenti. Infatti venivano sequestrati circa 300 grammi di cocaina, circa 24 grammi di marijuana  e circa 22 grammi di hashish e complessivamente venivano tratte in arresto 5 persone per fatti specifici, rilevanti e fondamentali ai fini delle indagini.

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