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Cronaca Piazza Bologna

I soldi della 'ndrangheta reinvestiti in bar, ristoranti e pescherie di Piazza Bologna

Sequestrati beni, per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro, appartenenti a imprenditori contigui ad un clan della ‘ndrangheta

"Siamo sempre vicini, siamo sempre una famiglia… questo non c’è dubbio…". A parlare, intercettato, è Luigi Ferruccio Bevilacqua, deceduto a 70 anni e ritenuto un colletto bianco usuraio e riciclatore vicino alla cosca Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. E' questa intercettazione a sintetizzare il legame che Bevilaqua aveva mantenuto, a partire dal 2009, anno del suo trasferimento a Roma, con il clan calabrese. Oggi i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno sequestrato beni per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro, appartenenti a imprenditori contigui al clan di ‘ndrangheta Mancuso.

Da dove nasce l'indagine

I sequestri di oggi rappresentano il culmine di un approfondimento dell'operazione Hydra del 2015 [QUI TUTTI I DETTAGLI]. In particolare si è analizzato il curriculum criminale e della posizione patrimoniale di Luigi Ferruccio Bevilacqua arrestato dalle Fiamme Gialle nel 2015, per i reati di usura, intestazione fittizia di beni ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria.

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La storia di Bevilacqua

Nel 2009, Bevilacqua, definito da alcuni collaboratori di giustizia come “colletto bianco”, usuraio e riciclatore vicino alla cosca Mancuso, aveva deciso di trasferirsi dalla Calabria a Roma per scontare la misura dell’obbligo di dimora. Aveva mantenuto comunque mantenuto i rapporti con la terra d’origine e proseguito le attività illecite per le quali è stato poi arrestato.

I soldi reinvestiti

I proventi venivano reinvestiti in bar, ristoranti, pescherie e rivendite di orologi, tutti nella zona di piazza Bologna, che sono stati sequestrati nel corso dell'operazione del 2015 nonostante la loro reale titolarità fosse stata "schermata" utilizzando compiacenti"prestanome". Le successive indagini svolte dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno consentito di ricostruire le ricchezze illecitamente accumulate nel tempo e dimostrare la loro notevole sproporzione rispetto ai redditi dichiarati.

Il sequestro ha riguardato beni riconducibili oltre che a Bevilacqua, anche ai suoi due figli. Si tratta di 9 unità immobiliari tra Roma e la provincia di Bergamo, 14 lingotti d'oro, 4 automezzi e diverse disponibilità finanziarie. Il tutto per l'ammontare di 2 milioni di euro. 
 

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