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Cronaca

Simone Di Stefano condannato a tre mesi con obbligo di firma

Il vice presidente di CasaPound fuori dal carcere: "La bandiera europea rappresenta soltanto una costruzione tecnica finanziaria che si basa sullo schiavismo dei popoli"

Tre mesi di reclusione con obbligo di firma e cento euro di multa. E' questa la condanna che il giudice del tribunale di Roma ha inflitto a Simone Di Stefano, vicepresidente di Casa Pound. Per lui l'accusa è di furto pluriaggravato per aver tentato di sostituire, sabato scorso, la bandiera della Ue della sede di via IV Novembre con quella italiana.

In mattinata un centinaio di attivisti di CasaPound si sono radunati sotto piazzale Clodio al grido di "Simone Libero". Alle 11.15 Di Stefano è uscito dalle aule accolto dal boato del suo movimento. Duro il suo commento: "Durante il giudizio non mi è stata concessa la parola. Avrei detto e ribadito che quella bandiera (quella europea, ndr) non ha valore spirituale. Rappresenta soltanto una costruzione tecnica finanziaria che si basa sullo schiavismo dei popoli europei". Poi con il tricolore a portata di mano ha continuato: "Queste sono le bandiere sacre e intoccabili. Sono le bandiere dei popoli europei, quelle intrise di sangue. La bandiera europea è invece intrisa dei soldi".

Via IV Novembre, le foto del blitz di Casa Pound

Infine Di Stefano ha spiegato: "Vi invito a diffondere l'importanza di questo gesto che dimostra a tutta la nazione e a tutta Europa che ci sono italiani che si arrendono".

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