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Cronaca

Sorelle Halilovic e Zhang Yao macabri destini incrociati, l'ombra di un 20enne sulle loro morti

Lo scorso 28 febbraio, Serif Seferovic aveva patteggiato una pena pari a due anni di reclusione. Aveva poi ottenuto la libertà perché incensurato

Un macabro retroscena. Quattro giovani vittime e un ragazzo di 20 anni arrestato. Due destini incrociati accomunati da un unico nome, quello di Serif Seferovic, 20 anni, pregiudicato per reati contro il patrimonio, gravemente indiziato di essere il responsabile dell'omicidio plurimo delle sorelle Elisabeth, Francesca e Angelica Halilovic, morte lo scorso 10 maggio a Centocelle, e già arrestato per lo scippo a Zhang Yao, la studentessa cinese morta poco dopo essere stata travolta da un treno nella periferia della Capitale, mentre tentava di inseguirlo. 

Due destini, apparentemente distanti, ma ora così uniti. Lo scorso 10 maggio scorso le sorelle Halilovic, di 20, 8 e 4 anni, sono state bruciate vive nel camper in cui abitavano con altri 10 componenti della loro famiglia da qualche giorno in sosta del parcheggio del centro Commerciale Primavera di piazza Mario Ugo Guatteri.  

Secondo gli investigatori, quanto accaduto era da ricondursi a problematiche esistenti tra il nucleo famigliare Halilovic ed uno dei Seferovic, all'interno del campo nomadi di Via Salviati dove la famiglia colpita aveva abitato. Poi la macabra rivelazione. Gli inquirenti hanno infatti reso noto che il giovane era stato arrestato dalla polizia per il furto della borsa della studentessa cinese Zhang Yao, morta poco dopo essere stata investita da un treno mentre inseguiva i suoi scippatori lo scorso anno a Roma.

Lo scorso 28 febbraio, Seferovic aveva patteggiato una pena pari a due anni di reclusione per quel reato. Poi aveva ottenuto la libertà perché incensurato.  Al suo difensore, l'avvocato Gianluca Nicolini, nei giorni scorsi avrebbe detto: "Io non c'entro niente con questa storia, in quei giorni non mi trovavo neanche a Roma. Non so perché mi vogliano tirare in ballo in questa vicenda".

"Per il padre di Yao é come riaprire una ferita, ogni volta". Sottolinea ai microfoni della Rai Lucia Hui King, portavoce della comunità cinese di Roma. Zhang Gowen, padre di Yao, non ha voluto commentare il nuovo crimine di cui é accusato Serif Seferovic.

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