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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Sequestrato depuratore Acea Roma Nord: sversava nel Tevere

Le acque di scarico non correttamente depurate, secondo la Forestale, confluivano direttamente nel Tevere. Acea smentisce che sia avvenuto lo sversamento

Poiché le acque di scarico non correttamente depurate confluivano direttamente nel Tevere, il personale del Comando Provinciale di Roma del Corpo forestale dello Stato nei giorni scorsi ha posto sotto sequestro il depuratore Acea Ato 2 di Roma Nord, dando esecuzione ad un decreto emesso dal Gip del Tribunale di Roma.

L'impianto risultava autorizzato alla raccolta di liquami provenienti dalla rete fognaria del bacino di Roma Nord ed al trattamento dei fanghi non palabili - cioé liquidi - e di altre tipologie di rifiuti provenienti dai depuratori dei comuni appartenenti alle province di Roma e di Rieti che rientrano nell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO) 2.

Le indagini della Forestale hanno invece consentito di documentare lo sversamento nel fiume Tevere di acque reflue non correttamente depurate, in quanto addizionate di fanghi non sottoposti ai previsti trattamenti. Le conclusioni dell'attività investigativa del Corpo forestale sono state puntualmente confermate dalla consulenza tecnica successivamente disposta dal Pubblico Ministero titolare delle indagini. In pratica, secondo gli investigatori, è stato possibile accertare che parte dei liquami e dei rifiuti convogliavano direttamente allo scarico nel Tevere dopo il solo processo di sedimentazione primaria e quindi prescindendo dall'effettuazione di tutte le altre fasi di depurazione. I fanghi conferiti su gomma - da considerarsi rifiuti ai sensi della vigente normativa di settore - venivano infatti miscelati con i liquami urbani senza essere sottoposti a tutti i trattamenti previsti. I reati ipotizzati sono la frode nelle pubbliche forniture - in relazione alla ripetuta violazione degli obblighi derivanti dalla convenzione di gestione del servizio idrico integrato - e lo smaltimento illecito di rifiuti - con riferimento all'illegale smaltimento nel fiume Tevere dei rifiuti conferiti dai Comuni facenti parte dell'ATO 2.

Attualmente risulta interdetto qualsiasi conferimento presso il depuratore di rifiuti provenienti dall'esterno. Nel mirino degli investigatori è finito anche l'utilizzo in agricoltura dei fanghi derivanti dal processo di depurazione, gestito da una società legata al gruppo Acea S.p.a., in possesso di specifica autorizzazione della Provincia di Roma.

Acea Ato 2 precisa che la vicenda è complessa e collegata a un altro fatto non noto alle cronache, già oggetto di procedimento disciplinare poi sospeso in attesa degli esiti del procedimento penale in atto, nel corso del quale due dipendenti hanno effettuato un tentativo di estorsione in danno alla Società, che è stato reso oggetto di esposto all'autorità giudiziaria da parte dei vertici  societari". Lo si legge in una nota di Acea Ato2. "In merito ai livelli di servizio erogato - aggiunge – è importante sottolineare che l'impianto di depurazione di Roma Nord ha sempre garantito standard di efficienza depurativa elevatissimi; ben oltre i limiti imposti dalla Provincia di Roma nell'autorizzazione allo scarico. Il dato è attestato dai numerosissimi controlli (oltre 1.000 di routine, tra analisi di esercizio eseguiti dal laboratorio interno e quelli di controllo da laboratorio certificato, rispetto ai 12 richiesti da normativa come autocontrollo) effettuati sulla qualità dello scarico ed eseguiti annualmente da laboratori specialistici e qualificati, come da Arpa Lazio. L'impianto è regolarmente autorizzato a ricevere liquami e fanghi da altri impianti civili di piccole dimensioni, e l'apporto giornaliero di tali liquidi - mediamente valutabile nello 0,03% della portata trattata - rientra ampiamente nelle potenzialità depurative dell'impianto". Acea Ato 2, pertanto, "nega che sia mai avvenuto il presunto sversamento di fanghi al Tevere e che vi sia stata una frode nei confronti degli obblighi derivanti dalla convenzione di gestione. L'insussistenza di reali condizioni di pericolo per l'ambiente è testimoniata dal fatto che il provvedimento di sequestro consente lo svolgimento della normale attività di gestione dell'impianto, ad eccezione del conferimento di liquami dai depuratori minori, in attesa che si faccia piena luce sul caso".
 

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