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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Cucchi, il Procuratore sull'assoluzione: "Disponibili a riaprire le indagini"

Giuseppe Pignatone, Procuratore capo di Roma: "Non è accettabile che una persona affidata alle cure dello Stato muoia non per cause naturali". Ilaria Cucchi: "Rimaniamo in attesa di giustizia e verità"

"Era una persona affidata a organi dello Stato, e non è accettabile, da un punto di vista sociale e civile ancora prima che giuridico, che una persona muoia, non per cause naturali". Sul caso Cucchi poche parole, ma dure, del Procuratore Capo di Roma, Giuseppe Pignatone, a commento della sentenza d'appello che in queste ore sta agitando l'opinione pubblica del Paese. Tutti assolti gli imputati al processo per la morte di Stefano, il geometra romano arrestato la notte del 15 ottobre 2009 dai carabinieri e morto una settimana dopo all'ospedale Sandro Pertini. 

La Procura ha parlato ieri. Quella Procura che Ilaria, sorella di Stefano, fino all'ultimo, fino a ieri, ha messo sotto accusa per indagini da lei giudicate poco incisive, lacunose, mancanti. Soprattutto su quel pestaggio che ancora non porta una firma ma che, e questo lo hanno riconosciuto giudici e periti, è stata la causa principale della morte del 31enne. 

Pignatone si è detto disponibile, in presenza di elementi nuovi e di opportunità, a aprire nuove indagini sulla morte di una persona, lo sottolinea lo stesso capo dell'ufficio di Roma, "che era affidata a organi dello stato". Ilaria Cucchi incassa la disponibilità della Procura con soddisfazione. "Prendiamo atto -dice- di questa importante decisione del Procuratore capo e rimaniamo in attesa di giustizia e verità come abbiamo sempre fatto in questi cinque anni". "E' giusto e corretto - afferma il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri - chiedere la riapertura della indagini. La verità va ricercata sempre e fino alla fine".

Perchè Stefano Cucchi fu arrestato dai Carabinieri e rimase in loro custodia in caserma per una notte, poi il giorno dopo all'udienza di convalida in Tribunale comparì davanti a un giudice, fu preso poi in consegna dagli agenti della polizia penitenziaria, portato in carcere a Regina Coeli e poi nella struttura protetta del Sandro Pertini affidato, qui, a medici e infermieri. Strutture e organi dello Stato, come sottolinea Pignatone, che dovevano sorvegliare e curare un detenuto in condizioni di salute particolari. 

Pignatone, pur sottolineando che le "sentenze meritano tutte rispetto", evidenzia come i verdetti di primo e secondo grado siano contrastanti "e in tutto o in parte condivisibili". Contrastanti perchè in primo grado furono condannati i sei medici ma furono assolti infermieri e agenti penitenziari. La Corte d'Appello venerdì ha ribaltato tutto per assenza di prove. Ed è l'assenza di prove l'accusa che Pignatone respinge. La Procura non ci sta alla teoria delle indagini lacunose ma non chiude neanche a una possibilità di proseguire il lavoro nell' accertamento dei fatti. "Se emergeranno fatti nuovi o comunque l'opportunità di nuovi accertamenti, la Procura di Roma è sempre disponibile a riaprire le indagini", afferma il procuratore.

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