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Cronaca

Sciopero, venerdì metro e bus a rischio: gli orari e le fasce di garanzie

In programma la protesta indetta in Atac e Roma Tpl

Sarà un venerdì nero quello che attende la Capitale il prossimo 12 gennaio. Colpa del primo sciopero del 2018 che altro non è che l'agitazione differita lo scorso 5 dicembre. A fermarsi i lavoratori di Atac e Roma Tpl aderenti alle organizzazioni sindacali Orsa, Faisa Confail, Usb e Fast Confsal. 

Gli orari e le fasce di garanzie 

Dalle 8,30 alle 17 e poi dalle 20 a fine servizio diurno, saranno a rischio stop bus, filobus, tram, metropolitane e ferrovie Roma-Lido, Termini-Centocelle e Roma-Civitacastellana-Viterbo e le linee periferiche gestite da Roma Tpl. Saranno rispettate le consuete fasce di garanzia, con il servizio assicurato fino alle 8.30 e dalle 17 alle 20. Per quel che riguarda la rete dei bus notturni, sarà a rischio stop nella notte tra giovedì 11 e venerdì 12 gennaio.

I servizi nelle metropolitane

Spiega MuoversiaRoma, sito dell'Agenzia per la Mobilità: "Nelle stazioni metroferroviarie che, eventualmente, dovessero restare aperte, non sarà comunque garantito il servizio di scale mobili, montascale e ascensori. Anche il servizio delle biglietterie non sarà garantito".  

Sciopero dello scorso 5 dicembre

Anno nuovo, sciopero vecchio. L'agitazione in programma venerdì 12 infatti avrebbe dovuto svolgersi lo scorso 5 dicembre ma venne differito dai sindacati su richiesta del Prefetto di Roma. La richiesta fu motivata anche in previsione dell’incremento dei flussi turistici in prossimità delle feste natalizie.

Una decisione, quella di differire lo sciopero che aveva provocato l'indignazione dei sindacati: "Riteniamo che a Roma ormai si è in piena emergenza democratica. È del tutto evidente che, attraverso motivazioni del tutto pretestuose, si lede un diritto costituzionale nel totale silenzio di tutte le forze politiche ed istituzionali" denunciano ancora i sindacati. "Ai lavoratori di Atac e Roma TPL viene di fatto impedito di esprimere il proprio dissenso nei confronti di una soluzione, quella del concordato preventivo, che, attraverso un piano industriale vergognoso, scarica su salari e sulla salute dei lavoratori tutto il peso di un possibile (ed illusorio per noi) rientro dai debiti provocati da anni di saccheggio aziendale perpetrato dal noto sistema politico/sindacale".  

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