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Cronaca

Metro sparita, i macchinisti: "Nessuno sciopero bianco". Monta l'indignazione per il silenzio grillino

Un volantino spiega i disagi di questi giorni. I macchinisti ribadiscono: "Non c'è nessuno sciopero bianco"

La metro sparita diventa giorno dopo giorno un caso nazionale. Sulle banchine delle linee sotterranee di Roma le scene sono sempre peggiori. La guerra intestina tra lavoratori e azienda, responsabile della trasformazione della metro in ferrovia regionale, continua a rendere impossibili le giornate dei romani. E se l'azienda ha deciso di parlare solo e soltanto con i provvedimenti disciplinari nei confronti dei macchinisti, i lavoratori hanno scelto di battere la strada della "controinformazione". L'obiettivo è provare a smentire quella che ormai è la voce ricorrente sulle banchine: "Fanno sciopero bianco"

Il volantino dei lavoratori

Scrivono i lavoratori sul volantino: "Le attese prolungate sulle banchine e alle fermate dipendono da un numero ridotto di treni e vetture dovuto a mancanza di pezzi di ricambio. Situazione determinata da anni di sperperi e di cattiva gestione dell'Atac, sacchieggiata dalla politica che ha sistemato dirigenti inadeguati e strapagati, elargito consulenze faraoniche, appalti milionari e biglietti cloanati. I macchinisti non hanno alcun interesse a creare disservizi, anche perché sono i primi con cui l'utenza esasperata e fomentata dai media si scaglia, non di rado a scapito della loro incolumità fisica. Mentre coloro che hanno le colpe del quotidiano malfunzionamento se ne stanno seduti tranquillamente sulle loro dorate poltrone".

Quali sono i motivi dei disagi sulla metro di Roma?

Senza entrare nel dettaglio i macchinisti allontanano l'ombra dello sciopero bianco. Quello che sta succedendo lo abbiamo raccontato più volte nelle ultime settimane. Da luglio, precisamente dopo l'incidente di Termini, i macchinisti, sotto choc per il trattamento mediatico e giudiziario riservato al loro collega, hanno cominciato a prestare una maggiore attenzione ai treni che prendono in carico. Per legge infatti sono loro i responsabili in caso di incidente. Così, se qualcosa non va, iniziano a scartare i convogli. Causa principale sono i parabrezza, giudicati di qualità scadente, che limitano la visibilità in galleria. Altro problema gli specchietti, tra i responsabili - secondo i lavoratori - dell'incidente di Termini di metà luglio. Così, quando i treni non sono ritenuti idonei, vengono scartati. Il risultato è che ne partono meno e che la frequenza raggiunge sempre più spesso i 20 minuti. 

Sicurezza a bordo dei treni, ma anche problema di ordine pubblico

L'effetto indotto sono le banchine piene, talmente piene da spingere Atac a non far scendere gli utenti e tenerli fermi ai tornelli. Succede sempre più spesso a Termini sulla metro A e in molte altre fermate. Così la sicurezza a bordo dei treni, diventa una questione di ordine pubblico. Nella calca infatti si scatenano vere e proprie guerre per poter entrare e tra uno spintone e l'altro c'è gente che finisce a terra o in generale colpita. 

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A bordo dei treni: "Si viaggia a passo d'uomo"

Ma anche quando si riesce a salire sui treni le scene sono quelle più vicine al carro bestiame che ad un trasporto pubblico normale. "E soprattutto", raccontano a RomaToday gli utenti, "si procede a passo d'uomo". "C'è poi il giochino della porta", racconta una passeggera particolarmene esasperata. "Spesso in fermata trascorrono anche cinque minuti, con le porte che si aprono e chiudono 4-5 volte perché ufficialmente sono difettose o il treno e troppo pieno. A me sembra evidente che è una tattica per rallentare il servizio". 

L'indignazione grillina

Sui treni si oscilla tra rassegnazione e rabbia. La sindaca e l'amministrazione vengono spesso chiamati in causa. "Il servizio non ha mai funzionato", racconta Giancarlo, "ma negli ultimi tempi è veramente diventata una cosa impossibile. Ci chiedono di non usare la macchina, ma come si fa così". Una mobilità insostenibile che trova sui social la valvola di sfogo preferita dei romani e nell'assessora Linda Meleo e nel presidente della commissione Trasporti i bersagli principali. Tutti li taggano, tutti chiedono da loro una parola, loro tacciono. Ieri però Enrico Stefàno, incalzato e insultato, ha avuto un'uscita indice del nervosismo. Un utente lo incalzava così: Il grande @EnricoStefano è chiuso nel suo vergognoso silenzio omertoso. L'unica cosa che è riuscito a dire in questi mesi è che doveva convocare una commissione sul tema. Prese per il c*** su prese per il c***". La sua replica: "Eh già. Sai non ho tutti i poteri io. Esiste un sindaco, un assessore ecc ecc, dai un'occhiata al TUEL". 

Silenzio dal resto dell'amministrazione, evidentemente concentrata sul delicato, quanto fondamentale per il futuro dell'azienda, piano per il concordato preventivo. Così, in una fase come questa, nella guerra tra lavoratori e azienda, è meglio fare la parte della Svizzera. 

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