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Cronaca

Perchè si diventa Homeless

0ltre 7000, il numero dei senza tetto presenti nella Capitale. Questo il dato allarmante che era emerso dall’indagine sociale, della Caritas Diocesana di Roma e dall’Osservatorio della Comunità di S. Egidio. Dalla ricerca emergono anche i motivi che portano tante persone a scegliere la strada

Se si pensa che la stima non comprende i gruppi Rom ed i nomadi in genere, si capisce quanto sia grave la situazione nel territorio e come il fenomeno sia esteso.

Nonostante le opere di carità ed assistenza, oltre alle iniziative di solidarietà promosse dalle due principali “Istituzioni” di volontariato, la questione clochard resta un nodo di difficile soluzione che ha aperto, anche in questi giorni, un acceso dibattito tra le diverse fazioni politiche che cercano, ognuna dal suo punto di vista, di trovare una soluzione per salvare dalla strada questi individui, costretti, molto spesso loro malgrado, a vivere sulla strada, in balia del freddo e delle intemperie.

Nonostante sia opinione comune che i senza tetto abbiano scelto questa vita, la realtà che emerge dai dati, meticolosamente raccolti grazie al contatto intrapreso sia dalle varie Caritas Territoriali che dalla Comunità di Sant’Egidio, è totalmente diversa, poiché oltre il 95% di questi individui si è trovato costretto a scegliere la strada, a causa di gravissime situazioni sociali, nella maggior parte dei casi, legate alla condizione di povertà. Grazie alle testimonianze raccolte si è potuta eseguire una classificazione in percentuale delle cause che hanno portato gli homeless a trascorrere la loro vita sulle vie di Roma, nelle piazze, nei giardini e, fenomeno che sta diventando sempre più rilevante, nei boschi.

Ecco di seguito quanto emerso: il 45% dei senza tetto si è trovato a dover rinunciare alla casa e a scegliere la strada come propria dimora a causa della perdita del lavoro e del conseguente disgregamento dal sociale, il 28% si è trovato “homeless” in ragione di una fortissima dipendenza da alcool (19%) o di droghe e di altre sostanze stupefacenti (12%), il 18% invece, si è trovato a fare il clochard, a causa d’investimenti sbagliati, o di truffe economiche, alcuni con gravi episodi di usura (il 13%); il 6% è composto da individui con malattia mentale o affetti da handicap fisici o menomazione ed, infine, il 3% ha scelto deliberatamente di vivere senza una casa per la sua voglia di evasione.

Storie di emarginazione, solitudine e disperazione di cui la miseria, sia economica che spirituale, è la protagonista. Si tratta di persone che sono arrivate alla paura dell’estraneo, all’isolamento totale da ciò che li circonda. Si sono adattati a vivere senza soldi,  senza comfort, senza niente, rovistando nella spazzatura, nella speranza di trovare coperte, materassi e vestiti  che permettano loro di alleviare le rigide temperature invernali. Molti di loro sono malati, affetti da bronchiti croniche, polmoniti o da varie forme di epatite e salmonellosi. C’è una grande mortalità tra questi individui e, nell’ombra, avvolti nell’indifferenza più totale, scompaiono nel nulla. La denuncia delle due Associazioni di Solidarietà è rivolta anche nei confronti dei cittadini che, spesso, condannano e scansano i barboni, ritenendoli causa principale del degrado cittadino.

Sia Caritas che Sant’Egidio richiedono di puntare i riflettori sul fenomeno, prendendo spunto dalla tremenda morte dei due clochard, durante la notte di San Silvestro, nella Capitale. Entrambe operano una grossa campagna di sensibilizzazione ed una costante assistenza nei confronti di queste persone sfortunate, cercando di creare momenti d’interazione sociale, in cene di solidarietà, mense permanenti, assistenza su strada, raccolta di indumenti e coperte ed altre iniziative ad alto valore sociale.
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