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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Pagnozzi, Senese, Fasciani, Carminati: la "malavita romana si conosce e si rispetta"

Il procuratore aggiunto della Dda di Roma Michele Prestipino: "L'intercettazione più significativa è quella che riguarda un problema ad Ostia"

Ancora arresti. Ancora a Roma. Questa volta a tremare è stata la zona sudest della città eterna. Quella del Tuscolano soprattutto, dove un'indagine del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale Carabinieri di Roma, ha portato all'individuazione di un'organizzazione per delinquere di matrice camorristica, capeggiata, fino al suo arresto per associazione mafiosa e omicidio, da Domenico Pagnozzi, attualmente detenuto in regime di 41 bis.

SCAMBIO FAVORI - Secondo gli inquirenti ci sarebbero stati scambi di favori, per compiere fatti di sangue a Roma, tra il clan Senese e Pagnozzi, quando quest'ultimo si trovava ancora in Campania. Entrambi, come ha sottolineato il comandante del Reparto operativo del comando provinciale di Roma Lorenzo Sabatino, "provengono da una guerra di Camorra dei primi anni '80, il sodalizio tra loro non si spezza mai, sono molto legati: c'era un patto tra i due per compiere delitti di sangue e per avere manodopera dalla Campania".

OMICIDIO CARLINO - "Questa dinamica è stata ricostruita di recente - ha aggiunto Sabatino - Nell'omicidio Carlino del 2001 per il quale entrambi sono stati condannati all'ergastolo: Senese come mandante e Pagnozzi come esecutore materiale. Da allora si consolidano da un lato il potere criminale di Senese e dall'altro l'avvicinamento di Pagnozzi alla realtà romana".

Operazione 'Tulipano': foto conferenza stampa

 

L'EX NAR COME CARMINATI - Tra i personaggi "di spicco" raggiunti questa mattina da ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Roma, nell'ambito dell'operazione Tulipano c'è anche Massimiliano Colagrande, personaggio vicino a Massimo Carminati. Colagrande, proveniente dagli stessi ambienti della destra radicale nei quali si è mosso per anni Carminati, è considerato dagli inquirenti come il cassiere del sodalizio di stampo mafioso guidato da Pagnozzi.

DA OSTIA AL 'MONDO DI MEZZO' – Nella conferenza stampa dell'operazione 'Tulipano' è emerso una sorta di "rispetto" criminale. "Le diverse indagini svolte a cominciare da quelle su Ostia passando per Mafia capitale e fino a quella di oggi dimostrano che Fasciani, Carminati, Pagnozzi sono tutti personaggi che si conoscono dal punto di vista delle rispettive appartenenze e si rispettano" ha spiegato il procuratore aggiunto della Dda di Roma Michele Prestipino.

"NESSUN TAVOLO DI REGIA" - Insomma tutte le fazioni malavitose conoscevano dell'esistenza dell'uno e dell'altro, dove operava l'una o l'altra banda e quali erano i confini di zone. "C'è un riconoscimento reciproco come capi di gruppi che coesistono e operano sullo stesso territorio romano, ma non significa che sono siano componenti di un tavolo di regia. Dalle indagini, però, emerge che c'è conoscenza l'uno dell'altro e questo già significa molto".

>>> PRESTIPINO: "RISPETTO RECIPROCO TRA CRIMINALI" <<<

L'AGGUATO AL 'COLLEGA' – "L'intercettazione più significativa – ha specificato Prestipino – è quella che riguarda un problema ad Ostia con i Fasciani da un lato e dall'altro i Triassi e che ha visto, in quel caso, un interessamento di Senese alla vicenda per una situazione di contrasto che non avrebbe giovato al territorio". In un video, invece, Pagnozzi legge dell'agguato al 'collega' del litorale Vito Triassi.

LA MAFIA A ROMA - Proprio la Decima Sezione del Tribunale di Roma nell'ambito dell'inchiesta Nuova Alba, al clan Fascian, lo scorso 30 gennaio, ha inflitto oltre duecento anni di reclusione complessivi, con quattordici condanne, in primo grado, certificando l'accusa di "associazione a delinquere di stampo mafioso" (articolo 416 bis).

La prima volta a Roma. La stessa accusa mossa a Massimo Carminati. Il giorno degli arresti. il 2 dicembre, Giuseppe Pignatone, capo della Procura di Roma, aveva detto: "Con questa operazione abbiamo risposto alla domanda se la mafia è a Roma. La risposta è che a Roma la mafia c’è". 

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