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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Differenziata a Roma: i quartieri del “flop” e qualche (raro) modello di virtù

Qualcuno ha i "punti mobili" , altri il "porta a porta". L'insoddisfazione è un pò di tutti, fatta eccezione per qualche quartiere "modello". Poi ci sono i numeri: Roma differenzia il 25% del totale rifiuti ma punta al raddoppio per il 2014

Nel bianco carta, cartone, cartoncino. Nel blu plastica, vetro e metallo. Nel grigio tutto il resto. Gli “ingombranti” nei punti di raccolti o, a pagamento, c’è il ritiro a domicilio. Differenziare sembra semplice ma, dati alla mano, il sistema si inceppa. Lontana 40 punti dalla vetta dei virtuosi, Roma è ben lontana dall’essere “riciclona”. Ferma secondo i numeri di Legambiente al palo del 25%, la separazione dei rifiuti nel capoluogo laziale stenta a decollare, nonostante sia stata in più occasioni indicata come unica vera soluzione al toto discarica. E in tempi di crisi si parla anche in euro: 850 milioni persi dal 2001 al 2010, secondo i dati di Althesys, per il mancato riciclo.

Dove spostare Malagrotta? Ovunque, tanto se la città non “impara” a differenziare cambia poco, soprattutto sul lungo periodo. Senza una raccolta dei rifiuti “educata” e mirata a conferire il quantitativo più basso possibile in discarica la “monnezza” rimane un’emergenza. L’hanno detto tutti: il Ministro dell’Ambiente, il Prefetto, il Comune, la Provincia, la Regione. Tutti i soggetti che da mesi si passano la palla “rifiuti”, tra siti bocciati e impianti Tmb fuori legge, sembrano convergere su un punto: la raccolta differenziata rivoluzionerebbe il sistema. Sì, ma come?  

I PUNTI MOBILI (O DUALE) - Nel 2010 si è tentata la strada dei famosi “Punti Mobili”, i camioncini dell’Ama itineranti che, a fasce orarie e luoghi prestabiliti, raccolgono i sacchetti dell’umido consegnati a mano dai cittadini con conseguente eliminazione dei cassoni dell’indifferenziata. Il bilancio del sistema però è deludente, con qualche eccezione.

Nel quartiere Marconi, uno dei primi a sperimentare il modello, i bidoni grigi stanno tornando con la coda fra le gambe. Colpa, a sentire i residenti, degli orari troppo rigidi dei punti di raccolta, dei sacchetti biodegradabili difficili da reperire ma anche, e va detto, di un menefreghismo di fondo. I cittadini fanno ‘mea culpa’ e parlano di “pigrizia, furbizia, inciviltà e scarsa attenzione al tema”.

Buoni i dati a Montesacro, dove la raccolta differenziata tocca vette del 58%. Ma non è tutto oro quel che luccica. Lo scontento è all’ordine del giorno e i motivi sono i medesimi: un sistema scomodo per i tanti anziani e disabili che fanno fatica a raggiungere i ‘punti mobili’ e sacchetti ammassati fuori dai bidoni per giorni e giorni. Dello scorso 28 maggio un incontro pubblico con il direttore operativo di Ama S.p.A., Giovanni Fiscon, che prometteva soluzioni ai disagi. Purtroppo si sa, tra il dire e il fare...

Nel III Municipio invece il "duale" procede senza troppi inghippi e residenti e operatori Ama si dichiarano più o meno soddisfatti.  A due anni dal fischio d’inizio il modello è migliorato e i cittadini “imparano” a differenziare, “i camioncini non tornano mai vuoti e i biosacchetti spesso non bastano per tutti”. Segno insomma che vengono utilizzati. Poi certo c’è chi sbaglia, o “finge” di sbagliare, e, secondo alcuni, “andrebbe multato” ma, tutto sommato, l’ottimismo prevale.

Non si può dire lo stesso mettendo piede (e naso) al Tuscolano. Bidoni strabordanti di “monnezza” giorno e notte e un degrado quotidiano esasperante per i residenti che, da quando sono stati costretti alla consegna dell’umido in una fascia oraria per molti risicata (un’ora  e mezza la mattina), convivono con piccole discariche a cielo aperto. Ed è così che si preferisce tornare alle vecchie abitudini, e ai vecchi cassonetti reintrodotti dall’Ama a seguito delle proteste.

Meglio il vecchio che il nuovo comunque, specie se il nuovo si chiama “porta a porta”. Al Tuscolano il sistema “alla milanese” con bidoncini individuali dentro i condominii non lo vuole nessuno, o quasi. Il quartiere infatti non sarebbe adatto a una simile rivoluzione vista l’alta densità abitativa e il numero elevato di famiglie per stabile. Da qualche parte però la raccolta condominiale si può fare, funziona, e funziona bene.

IL PORTA A PORTA - Si chiama Colli Aniene ed è l’isola felice del “porta a porta”. Introdotto dall’amministrazione Veltroni nel 2007, il sistema ha segnato subito l’impennata della differenziata nel quartiere del V municipio al 63%. Un sondaggio del 2010 effettuato da Customer Satisfaction conferma un trend da record: il 93,4% dei cittadini esprime soddisfazione per il servizio, l’82 % non tornerebbe indietro e il 91% sarebbe d’accordo ad estendere la stessa modalità di raccolta rifiuti anche ad altri quartieri. Alcuni per la verità già ce l’hanno ma i risultati non sembrano all’altezza dell’esempio.

Partito nel novembre 2009, il “porta a porta” nel quartiere Testaccio puntava a replicare proprio il modello Colli Aniene, un misto condominiale, con bidoncini per l’umido e l’indifferenziato negli androni dei palazzi, e cassonetti classici sulla via per plastica, carta e vetro. Il problema però è uno su tutti: il cattivo odore negli spazi comuni, specie nei condominii sprovvisti di androne esterno o cortiletti interni, durante il fine settimane e nei mesi estivi quando i sacchetti non li porta via nessuno e ristagnano indisturbati e nauseabondi dentro le case.

Certo, anche qui, il problema non sarebbe solo del sistema, che certo potrebbe funzionare meglio, ma degli stessi cittadini. E quando le multe arrivano all’intero condominio lì si che sono tutti ambientalismi e che le liti sul pianerottolo sono all’ordine del giorno. Qualcuno addirittura arriva ad invidiare i “punti mobili” a Marconi. Della serie, quando “l’erba del vicino è sempre più verde”. E quella di Testaccio è verdissima per tutti quei quartieri tagliati fuori dall’innovazione.

Tanto per dirne uno l’VIII municipio che il “porta a porta” lo vorrebbe eccome, tanto che lo scorso 9 maggio è stato approvato dalla Commissione Ambiente e Urbanistica un progetto pilota da sperimentare nei quartieri di Castelverde e Giardini di Corcolle. Per altro già vagliato, in autogestione per 15 giorni, a San Vittorino: un’iniziativa promossa dai comitati in lotta contro la discarica di Corcolle che, stando ai dati diffusi dai promotori, avrebbe portato diversi quartieri a raggiungere lo strabiliante risultato del 90 per cento di differenziata. Un record vero e, forse, per la capitale, un sogno irrealizzabile.

IL NUOVO PIANO - Con i piedi per terra e con i mezzi a disposizione si pensa al futuro e a toccare il 50% di riciclo per il 2014. Questo l’obiettivo del nuovo piano per la raccolta differenziata presentato a giugno in seguito al protocollo d'intesa firmato tra il Ministero dell'Ambiente, Roma Capitale, Conai e Ama. Due i sistemi di raccolta, quello porta a porta domiciliare/condominiale e quello stradale suddiviso in carta, plastica e indifferenziati, oltre alla raccolta separata del vetro con l'installazione di appositi contenitori. La città è stata suddivisa in 155 zone territoriali ottimali, poi classificate in sei diverse categorie in base alla possibilità, per ciascun territorio, di adottare sistemi di raccolta domiciliare porta a porta.

"Elemento fondamentale - ha spiegato l'ad Ama Salvatore Cappello - la densità abitativa. Si punterà molto sul coinvolgimento dei cittadini: per questo abbiamo pensato di introdurre un badge che permetterà di aprire i cassonetti in città". Il tutto con 30 milioni di euro a disposizione per tre anni. Insomma, sulla carta c’è tutto. Ma, entusiasmi a parte, aspettiamo la firma e, soprattutto, i risultati.


 

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