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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Alessandrino / Viale Alessandrino

Sui barconi degli immigrati per prostituirsi a Roma: sgominata banda

Le donne, fra le quali molte minorenni, viaggiavano sulla rotta Nigeria-Libia-Sicilia. Sette gli arresti operati dalla Squadra Mobile

Sfruttavano le rotte degli immigrati trasportandole anche nei purtroppo noti barconi che affollano le cronache con continui sbarchi, molti tragici, in Sicilia. Fra richiedenti asilo e persone in fuga dai paesi in guerra anche molte ragazze, reclutate soprattutto in Nigeria da una banda di connazionali che poi le costringeva a prostituirsi sui marciapiedi della Capitale. A mettere gli agenti della Squadra Mobile sulle tracce dalla banda una giovane vittima, con gli investigatori che hanno poi sgominato una organizzazione criminale composta da sette cittadini nigeriani. 

NIGERIA-LIBIA-SICILIA - Nel corso delle indagini, condotte dalla 2^ Sezione della Squadra Mobile Criminalità straniera ed extracomunitaria, si è accertato come tale organizzazione criminale annoverasse esponenti in Nigeria, in Libia ed in Italia e come in particolare, nella madre patria, venisse curata la fase del reclutamento delle ragazze tramite raggiri, anche con la compiacenza delle famiglie di origine, prospettando ad esse facili guadagni nel Belpaese.

CANALE DI SICILIA - In Libia, i referenti del sodalizio criminale curavano l’organizzazione dei viaggi delle ragazze, sia nel tratto dalla Nigeria alla Libia, con pullman o autoveicoli, sia per ciò che concerne la traversata del canale di Sicilia, con destinazione Lampedusa, Pozzallo, oppure semplicemente alla ricerca di un intervento delle squadre di soccorso in mare aperto.

APPOGGIO IN LIBIA - Tutta l’attività, consentita dalla connivenza tra i cittadini nigeriani arrestati ed alcuni appartenenti ad organizzazioni criminali libiche, che operando sul proprio territorio curavano in esclusiva la predisposizione delle imbarcazioni destinate alle traversate, permetteva ai referenti nigeriani di limitarsi a curare la raccolta e l’accoglienza delle ragazze nelle cosiddette “connection house” fungendo di fatto da mediatori con i trafficanti libici.

LA DENUNCIA - Gli sviluppi investigativi dell’indagine, scaturita dalla dettagliata denuncia di una ragazza nigeriana, vittima dell’organizzazione criminale in parola, ha evidenziato come, nell’aprile del 2013, le veniva offerta la possibilità, da parte di una donna nigeriana a capo del sodalizio criminoso, di raggiungere Roma per trovare lavoro.

ATTESA NELLA CONNECTION HOUSE - La giovane, convinta a partire con questa falsa promessa, veniva dapprima consegnata ad un uomo nigeriano che l’accompagnava attraverso il continente africano sino a raggiungere le coste libiche, per poi imbarcarsi, dopo un periodo di attesa in una “connection house” in compagnia di altre ragazze sempre reclutate dalla medesima organizzazione, su di un barcone che trasportava circa 70 clandestini, giungendo sulle coste siciliane nei pressi di Lampedusa.

RITI WOODOO - Prima di partire per l’Europa, la vittima veniva sottoposta ad un rito Woodoo, da parte dei parenti della sua sfruttatrice in quanto i vari riti magici delle tribù nigeriane (quali woodoo, jiujiu, eccetera) non rivestono solamente una mera valenza simbolica ma, nell’ottica di chi lo subisce, assume il valore di legame coercitivo con la persona alla quale, attraverso quel rito, viene fatta la promessa di lealtà e di restituzione di denaro. Questa coercizione psichica prescinde dal luogo dove si trova la persona assoggettata, la quale ha coscienza del fatto che, fin quando non avrà mantenuto la promessa (o saldato il debito), la sua anima ed il suo corpo saranno di “proprietà” della persona a cui la promessa è stata fatta.

APPARTAMENTO ALL'ALESSANDRINO - Una volta giunta a Roma, la giovane nigeriana, dopo essere stata sistemata in un appartamento di viale Alessandrino, veniva costretta a prostituirsi dalla sua sfruttatrice che originariamente le aveva proposto il viaggio a Roma, attraverso varie minacce, ricordandole il rito woodoo alla quale era stata sottoposta nel suo paese d’origine.

ABORTI PROGRAMMATI - Addirittura, nel corso delle investigazioni, si è accertato come la “Maman” abbia costretto la denunciante ad abortire con un cocktail di farmaci ed alcool perché rimasta accidentalmente incinta di un cliente, abbandonandola in strada prima di essere soccorsa da personale del 118 e ricevere le cure del caso presso il Policlinico “Tor Vergata”.

PROSTITUZIONE IN STRADA - Le ragazze sfruttate, circa una decina, venivano costrette a prostituirsi nella zona nord dell’hinterland romano, lungo le strade consolari Salaria, Flaminia e sulla via Palmiro Togliatti. Tutti gli arrestati, ad eccezione di uno già in carcere a Civitavecchia, sono stati associati presso la locale Casa Circondariale di Rebibbia.

LE ACCUSE - Gli arrestati dovranno rispondere dei reati di Associazione a delinquere finalizzata al reclutamento, all’induzione ed allo sfruttamento della prostituzione, anche minorile, nonché procurato aborto in persona non consenziente e rapina. Le indagini sono state conclude a seguito di un’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, la Polizia di Stato che ha dato poi esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, disposta dal G.I.P. del Tribunale di Roma, a carico dei 7 cittadini nigeriani. 

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