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Cronaca

"China house": 5 arresti, giro di affari di 50mila euro al mese

Gli arrestati, 4 romani e uno straniero, promettevano false assunzioni e lavoro a delle giovani ragazze cinesi facendosi consegnare ingenti somme di denaro e poi le costringevano a prostituirsi

Promettevano false assunzioni e lavoro a delle giovani ragazze cinesi facendosi consegnare ingenti somme di denaro e poi le costringevano a prostituirsi. Ora, grazie all'operazione "China House", condotta dalla Mobile per le giovani sfruttate l'incubo è finito, così come il guadagno degli sfruttatori che sono stati arrestati. L’operazione “China house”, condotta ieri dalla squadra Mobile della Questura di Roma, diretta dal dr. Vittorio Rizzi, ha portato all’arresto di 5 persone.

Dovranno rispondere all’Autorità Giudiziaria dei reati di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento della permanenza nel territorio nazionale di immigrati clandestini. Le vittime dell’associazione, tutte di nazionalità cinese, venivano fatte prostituire all’interno di appartamenti, assicurando una rendita pari a circa 50.000 euro mensili agli associati. Le ragazze venivano indotte a prostituirsi in cambio della regolarizzazione sul territorio nazionale.

I vertici dell’organizzazione,  infatti, attraverso una rete ben articolata,  promettevano  false assunzioni alle cittadine  cinesi,  da cui si facevano consegnare cifre variabili tra i 10.000 e i 14.000 euro. L’associazione, ricostruita grazie all’attività d’indagine condotta dagli investigatori della Squadra Mobile ed articolata sulla base di una struttura ben definita,  vedeva affidati a cittadini cinesi la gestione contabile ed il reclutamento delle donne da immettere  nel mercato della prostituzione in “house”.

Altri  due associati erano invece responsabili della gestione logistica del sistema finalizzato alla prostituzione, occupandosi della disponibilità degli alloggi da adibire al meretricio, dell’attivazione delle schede di telefonia mobile per la gestione dei contatti con i clienti, nonché del  sostentamento delle prostitute.

Gli alloggi nel territorio di Roma si trovavano in: Via Carlo Errera (Tor Pignattara), Via Dino Penazzato (Tor Pignattara), Via Carlo Conti Rossini (Appio Claudio), Via Ivanoe Bonomi (Prati Fiscali), Via Pitteri (Prenestino),  Via Luigi Ungarelli (Africano),  Via Monte Massico (Montesacro). Per un altro componente dell’associazione, di professione commercialista,  invece, era previsto il compito di predisporre false dichiarazioni di emersione a nome di ignari datori di lavoro,  i cui dati venivano reperiti proprio in relazione alla sua attività.

In relazione a tale aspetto è stato determinante in contributo tra l’asse investigativo della Squadra Mobile e l’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma, diretto dal dr. Maurizio Improta,  che ha proceduto alla verifica di tutte le domande riconducibili al vincolo associativo. L’associazione era operativa in diverse province d’Italia,  tra cui Roma, Sassari, La Spezia, Latina e Sora. Nel corso dell’attività investigativa sono state individuate almeno 20 case di prostituzione. I singoli referenti dell’associazione riuscivano a gestire contestualmente fino ad otto appartamenti per volta, assicurando il frequente ricambio delle ragazze presenti all’interno dei singoli immobili anche al fine di evitare controlli delle Forze dell’Ordine. I contatti tra le prostitute e i clienti, venivano gestiti anche attraverso inserzioni pubblicate su noti quotidiani romani.

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