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Cronaca

Da Testaccio all'Eur: Rave party per preti gay organizzati via sms

Da un'inchiesta del giornale Panorama è emerso che nella Capitale diversi locali della movida omosex sono anche punti di ritrovo per sacerdoti gay. I rave party sono organizzati via sms e su internet attraverso le chat

Rave e afterhours solo per preti gay. L'invito viaggia via sms e i locali sono sempre gli stessi. Ma spesso i nomi dei locali che ospitano feste private omosex solo per religiosi vengono affidate alle chat. Esattamente come succede per rave e afterhours, raduni esclusivi e dedicati. Così a Roma si ritrova la comunità di sacerdoti omosessuali, almeno stando a quanto dichiara Fabrizio Marrazzo di Arcigay Roma.

"Non è un mistero che ci siano preti e sacerdoti che a Roma frequentano ambienti e locali gay - ha spiegato Marrazzo - ma ovviamente si tratta di feste private. E comunque di certo non condanno tutto questo". Sms e chat garantiscono anonimato ed esclusività. Di questi locali, i cui nomi si tramandano con un discreto passaparola, qualcuno gravita dalle parti della gay-street, via di San Giovanni in Laterano, altri dalle parti di Testaccio. Come il "69", frequentato ritrovo per feste in tema e solo per gay. "Sappiamo che si tratta di persone omosessuali - ha spiegato Marrazzo - Qualcuno in passato li ha riconosciuti, vivono a Roma ed è possibile che svolgano le loro attività nella Capitale. Mi è stato riferito che negli ambienti gay c'é anche qualche vescovo. In generale questi frequentano ambienti gay ristretti assieme ad altri omosessuali non sacerdoti". A questo proposito Marrazzo ha "condannato l'ipocrisia della Chiesa, che invece spesso si oppone a provvedimenti in favore degli omosessuali".

A proposito dell'inchiesta del settimanale Panorama, che annuncia un servizio sul prossimo numero che mostra preti sorpresi a frequentare i locali di ritrovo dei gay romani, Marrazzo ha spiegato che lo scorso 2 luglio, alla vigilia del Gay Pride della Capitale, il sacerdote francese di cui si fa riferimento potrebbe "essere stato al locale '69', nel quartiere Testaccio, dove spesso si organizzano afterhours per omosessuali", intorno alle 5 del mattino. Questo locale rientrerebbe nel giro di locali dove si organizzano feste per religiosi gay. Per Marrazzo, invece, "il Gay Village è un posto sicuramente poco frequentato da sacerdoti gay soprattutto della zona, visto che spesso ci sono fotografi ed è un posto al centro dell'attenzione. Per loro ci sarebbe poca discrezione".

APPUNTAMENTI PRESI IN CHAT. Se non via sms, gli appuntamenti si ottengono in chat, attraverso siti come gay.it oppure "Venerabilis", il web-site con dominio turco della sedicente "Fraternità" omosessuale dei preti cattolici romanì. Gia nella home page del sito si sottolinea di essere "per e con la Chiesa Cattolica Romana e dalla parte del santo Padre", e di voler essere di "aiuto ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici 'omosensibili' che si sforzano di vivere la ricchezza della vita umano-cristiana consapevoli dei propri limiti". Il "punto forte" di Venerabilis sono le chat: cliccando, ti viene subito chiesto se sei un sacerdote e se vuoi "dialogare con serenità e pace in chat". Si può chattare in varie lingue: italiano, spagnolo, francese e inglese. C'è inoltre la chat "Chiedi al sacerdote", dove è "possibile consultare con assoluta tranquillità e riservatezza, oltre a sacerdoti, religiosi e alcuni laici, personale qualificato (psicologo o medico)". "In quanto chat di condivisione del proprio vissuto e del proprio pensiero - si precisa sul sito - è d'obbligo il rispetto, in atteggiamenti e parole, nei confronti delle persone che vi accedono"

LE TESTIMONIANZE. "Ci sono tanti sacerdoti omosessuali, ma questo non fa di loro dei cattivi preti": così Luca Trentini, segretario nazionale di Arcigay, commenta l'anticipazione dell'inchiesta di Panorama sui preti gay. Ex seminarista, allontanato dopo 12 anni di seminario proprio perché aveva dichiarato la sua omosessualità, Trentini conosce bene l'ambiente religioso. "Quello dell'omosessualità tra i religiosi non è un fenomeno nuovo" dice, e spiega che "l'obbligo della castità è contro natura, le pulsioni devono trovare uno sfogo per non diventare psicosi e così c'é un proliferare di preti costretti a vivere una doppia vita, a indossare un abito di giorno e un altro di sera, sostanzialmente a vivere nell'ipocrisia". Ecco quindi che "la via più facile è quella del sesso a pagamento". "Anche all'interno del Vaticano ci sono sacerdoti che vivono relazioni omosessuali - dice Trentini - sono nascosti, invisibili, e forse vivono anche meglio il sacerdozio perché sono certamente più equilibrati di quelli che si reprimono". In passato Trentini ne ha conosciuti alcuni, e ricorda in particolare "un prete che aveva una relazione stabile con un ragazzo: questo lo aiutava a vivere in modo più sano il suo sacerdozio, anche se il problema è che doveva restare nascosto". E negli ultimi anni, aggiunge, c'é stata "un'ulteriore "stretta" nelle direttive sui criteri per scegliere i seminaristi: le persone omosessuali vengono allontanate, e anche gli eterosessuali che difendono la causa gay vengono vagliati con molta attenzione. All'interno della chiesa, poi, chi rivela la sua omosessualità spesso viene invitato a compiere un percorso psicologico per tornare all'eterosessualità". La necessità di nascondersi ha spinto molti sacerdoti gay a formare gruppi di sostegno, "che vivono nell'ombra e nel terrore di essere scoperti".

"Eh sì, è difficile, ma che ci devo fare? Non sono malato, sono normale. Voglio vivere la mia vita e compiere le mie scelte liberamente". Parole dette piano, sullo sfondo di uno dei più bei parchi di Roma all'Eur, a pochi metri dalla grande entrata del Gay Village, la discoteca all'aperto dedicata ai gay dove visi sorridenti e persone gentili accolgono chiunque, nonostante le anticipazioni sul servizio di Panorama che indica quel luogo come punto di riferimento dei sacerdoti gay. Per chiunque si intende anche lui: seminarista e non prete, comunque vocato e in attesa, che se la sente di parlare solo quando gli assicurano che non avrà mai un nome e mai un volto. "L'omosessualità è un humus nel quale la chiesa ha pescato i propri figli - racconta -:persone che vivevano in silenzio ed emarginate la propria solitudine, che non si facevano una propria famiglia perché non potevano, gay repressi. E adesso viviamo la nostra vita disperatamente, nascondendoci. E qui a Roma è più facile confonderci". Ma è quella "caccia alle streghe che ha avviato il Vaticano che fa più male", quella filosofia per la quale "l'omosessuale è un pedofilo. Noi non siamo pedofili", protesta. Lui non lo è: giovane sì, ma non così giovane da essere 'categorizzato', condanna questa "pruderie che si consuma intorno a noi".

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