rotate-mobile
Cronaca

Arrestati sei poliziotti corrotti: vendevano informazioni ad un pregiudicato

Le indagini dei carabinieri hanno smascherato un sistema di corruzione partendo dalla Operazione Babylonia. Fra gli arrestati una dipendente della Procura della Repubblica

"Roma come un laboratorio di forme corruttive diverse". Questo il concetto usato da Paolo Ielo e Michele Prestipino, rispettivamente Procuratore Aggiunto e Sostituto Procuratore della DDA di Roma presso la Procura di Roma, per spiegare i sistemi di corruzione usuali nella Capitale e per illustrare l'indagine che questa mattina ha portato all'arresto di 8 persone, sei poliziotti, una dipendente della Procura della Repubblica ed un pregiudicato di 36 anni, oltre all'interdizione di una nona persona raggiunta da una misura cautalere. I nove indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico e rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio. 

Dalla Operazione Babylonia alle indagini su un pregiudicato 

Le indagini che hanno portato a smascherare il sistema di corruzione hanno cominciato a prendere corpo nell'ottobre del 2017, prendendo spunto dalla Operazione Babylonia (qui la notizia), che nel giugno dello scorso anno portò all'arresto di 23 persone ed al sequestro di beni per un valore di circa 280 milioni di euro (qui i beni sequestrati e le persone indagate). Proprio nell'ambito della maxi operazione portata a termine dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, i militari dell'Arma hanno dato il via ad un successivo filone d'indagine su un pregiudicato di 36 anni, Carlo D'Aguano, sotto indagine per legami con la criminalità organizzata. 

Poliziotti corrotti 

Ma in cosa consisteva la corruzione? Cosa ottenevano le persone raggiunte dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere in cambio delle informazioni sensisibili? In pratica D'Aguano, grazie alla compiacenza dell'addetta della Procura e alle amicizie con alcuni poliziotti, riusciva in cambio di favori e promesse ad ottenere informazioni relative alla indagini che lo riguardavano. D'Aguano prometteva erogazioni di denaro ma anche investimenti: cessioni di quote societarie o promesse di partecipazioni in società, ma anche facilitazioni per l'acquisto di auto di grossa cilindrata e somme di denaro (circa 1000 euro) per portare delle auto in Germania. Tutto questo in cambio di informazioni sensibili contenute nel registro degli indagati, il modello 21. "Notizie - hanno spiegato questa mattina il procuratore aggiunto della Dda Michele Prestipino e il procuratore Paolo Ielo - che potevano essergli utili per conoscere la sua posizione".

I nomi degli arrestati e la talpa in Procura

Chi è Carlo D'Aguano 

Trentasei anni, nato a Napoli, Carlo D'Aguano è ritenuto un soggetto che negli ultimi anni ha realizzato importanti investimenti imprenditoriali adottando lo stesso modus operandi utilizzato da due uomini poi arrestati nella Operazione Babylonia, vicini al clan camorristico Moccia. Nipote di una donna ritenuta vicina al clan operante nella zona nord di Napoli ed avente la sua roccaforte ad Afragola, la zia era stata per anni la compagna di uno dei referenti del clan partenopeo. "Con grosse disponibilità economiche", come indigato dai giudici romani, D'Aguano venne arrestato una prima volta nel febbraio 2011 per spaccio di sostanze stupefacenti con una lieve condanna (1 anno e 4 mesi). Nel luglio dello stesso anni (2011), un secondo arresto, a seguito dell'indagine denominata "San Basilio spa" (qui la notizia dell'operazione), che portò gli investigatori della Squadra Mobile di Roma ad eseguire delle ordinanze di custodia cautalare in carcere nei confronti di un sodalizio dedito alla gestione della piazza di spaccio nel popoloso quartiere del Tiburtino. Nella circostanza D'Aguano, conosciuto come "il napoletano", era risultato componente del gruppo criminale ribattezzato "del 29", dedito appunto alla distribuzione al dettaglio della cocaina nella zona di San Basilio. 

Poliziotti corrotti

Poliziotti e dipendente della Procura corrotti 

Consapevole di poter essere nel mirino degli investigatori (come realmente accaduto), il 36enne ha quindi cominciato la sua opera di corruzione cominciando da una coppia di poliziotti. Proprio i due agenti, per conto del pregiudicato, lo hanno quindi messo in contatto con la segretaria di un Sostituto Procuratore della Procura Capitolina, una donna di 50 anni, fulcro del sistema di  rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio. Poi il coinvolgimento a macchia di leopardo di altri apparteneneti alle forze dell'ordine (tre agenti in servizio al Reparto Volanti, due al Commissariato Fidene-Serpentara ed uno al Reparto Scorte, sempre della Questura di Roma). 

Rivelazione di segreti d'ufficio

Un sistema semplice, con la segretaria impiegata alla Procura Capitolina che ha quindi cominciando a fornire informazioni secretate e riservate acquisendole dal sistema SICP (Sistema Informativo della Cognizione Penale), rivelando al pregiudicato l'esistenza di un procedimento penale a suo carico. Da qui l'estensione della corruzione che ha poi coinvolto le 8 persone arrestate questa mattina dai carabinieri e dalla Squadra Mobile in virtù di una ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica, in seguito alle indagini coordinate dal Pubblico Ministero Nadia Plastina ed attuate con metodi classici ed intercettazioni telefoniche. 

Rete di scambio e informazioni

Dalle indagini è poi emerso come i poliziotti corrotti, insieme a Carlo D'Aguano, avevano messo in piedi una rete di scambio di informazioni sensibili in cambio di denaro e favori. Un sistema corruttivo che faceva fulcro sul 36enne nato a Napoli, personaggio noto alla Procura per essere entrato, pur senza conseguenze, nell'indagine coordinata dalla Dda denominata 'Babilonia' che nell'estate scorsa ha portato Carabinieri e Guardia di Finanza, al sequestro di 46 tra bar, discoteche, ristoranti, pizzerie e sale slot.  "Quando in queste indagini - ha aggiunto il dottor Prestipino - dobbiamo constatare il coinvolgimento di appartenenti alle forze dell'ordine non è mai piacevole. Non è purtroppo la prima volta e non credo sarà nemmeno l'ultima". 
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Arrestati sei poliziotti corrotti: vendevano informazioni ad un pregiudicato

RomaToday è in caricamento