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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Anagnina / Via Gasperina

Pietro Pace conosceva i boss di Cinecittà. Due le piste per risolvere l'agguato di Anagnina

E' quanto emerge dai fascicoli dell'intelligence. Due le ipotesi battute dagli inquirenti: una vendetta per uno sgarro o un movente passionale

Pietro Pace conosceva e frequentava dei boss di Cinecittà gestori del narcotraffico. E' quanto emerge da fascicoli dell'intelligence, nei quali il nome della vittima dell'agguato di mercoledì scorso in via Gasperina compare più volte. Nessun coinvolgimento particolare, solo l'ombra di frequentazioni di spessore e tutt'altro che limpide, finite sui fascicoli solo a seguito di controlli effettuati nei confronti di questi personaggi. Controlli nel corso dei quali è stato trovato con loro anche Pace.

Sarebbe stato grazie a questi 'amici' che Pace avrebbe conosciuto la donna con cui si frequentava, la compagna di un detenuto in carcere con l'accusa di aver tentato di uccidere un poliziotto. Una donna di cui già il padre aveva parlato giovedì scorso, indicandola come la chiave per trovare i killer di suo figlio.

Ad oggi gli uomini della mobile lavorano quindi su due piste. La prima è quella di un possibile regolamento di conti, di uno sgarro da regolare con il piombo. L'ipotesi sarebbe quella di un comportamento non proprio gradito ai boss, punito con l'agguato sotto casa. C'è però la pista passionale, quella di un delitto legato a questioni amorose che però sono al momento ancora tutte da decifrare.

Di certo ci sono le modalità con cui la vittima è stata uccisa. Sette colpi di pistola, cinque a segno tra il collo e il volto. Una modalità tutta mafiosa, una sorta di dimostrazione di forza quasi a voler ribadire la superiorità. Lo stesso calibro di pistola non è dei più comuni. Un calibro 40 particolarmente costoso e assai difficile da reperire.

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