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Cronaca Via Angelo Emo

Metro Cipro: "Sei un finocchio", e poi le botte. Racconto di un pestaggio omofobo 

La denuncia di un uomo picchiato brutalmente da un gruppo di balordi mentre aspettava il suo compagno alla fermata della metropolitana. Il racconto sul portale lafenicegay.com

Picchiato brutalmente per la sola 'colpa' di essere gay. Un'aggressione violenta nei confronti di un uomo in attesa del proprio compagno ad una fermata della metropolitana di una Capitale mondiale. Il racconto drammatico di quanto accaduto la sera del 22 settembre scorso alla fermata Cipro della linea ferrata sotterranea di Roma da parte della stessa persona colpito da una scarica di pugni e lasciato in una pozza di sangue da un gruppo di balordi.

LA DENUNCIA - Una descrizione chiara di quanto accaduto che, Ercole, L'Ipocoana nera, ha reso pubblico sul portale www.lafenicegay.com, con la foto del proprio volto tumefatto che ha cominciato a circolare sui social network per chiedere l'approvazione di una legge contro l'omofobia.

IL RACCONTO - Un racconto di un attacco omofobo reso pubblico in tutta la sua cruenza sul portale dell'associazione gay, lesbica, bisessuale e trans italia. Drammatici momenti raccontati nel dettaglio dalla stessa vittima: "Seduto su una panchina vicino la fermata della metro Cipro sentendo qualcuno che mi rivolgeva la parola, smetto di scrivere: "scusa hai una sigaretta?“. Non distolgo lo sguardo dal mio taccuino e con noncuranza rispondo: "mi dispiace non fumo”. L’individuo che non avevo neanche focalizzato incalza: “beh che stai a fare a quest’ora qui da solo seduto su questa panchina?“. La mia voce esce con naturalezza così come la risposta .. Non ci penso neanche un istante "prendo degli appunti frattanto che aspetto il mio compagno“.

FURIA CIECA - Quindi la furia cieca, come racconta ancora l'aggredito originario di Catania: "La voce dell’individuo si trasforma divenendo minacciosa di rabbia .. Frustrazione di un essere incompleto. "ma allora sei un Finocchio .. un Frocio di Merda!! “. Alzo lo sguardo: vedo un testa di cazzo dalla testa rasata e gli occhi di ghiaccio. Un microsecondo ed un pugno centra il mio occhio destro fracassandomi l’arcata sopracciliare il viso mi si riempie di sangue, mi chiudo a riccio intontito dal dolore altri tre pugni mi colpiscono al naso alla nuca ed ancora sul viso. Frattanto che sento quell’essere disadattato continuare a ringhiare.. Finocchio..Frocio di Merda. Io sto li rannicchiato seduto ancora sulla panchina gocciando sangue copiosamente sento altri due individui avvicinarsi e dire all’aggressore: “eddai gliele hai suonate andiamo prima che arrivi qualcuno.. Hai fatto bene fratello sto rottinculo….”.

L'IMPORTANZA DI UN MOVIMENTO CULTURALE - Una testimonianza che la vittima apre e chiude con due pensieri che ben racchiudono il suo stato d'animo: "Incontrarsi ad un bar, tra amici, raccontarsi la giornata ed altro davanti ad una birra o ad un bicchiere di vino, o semplicemente cercare qualcuno con cui scambiare due chiacchiere ed altro ai giorni nostri sembra che sia la cosa più naturale del mondo. Così non era. Fino a cinquanta anni fa, negli Stati Uniti, le incursioni della polizia nei bar gay e nei night club erano all’ordine del giorno, o meglio della notte. Già prima del 1965 l’identità dei presenti nei locali veniva registrata dalla polizia ed in alcune occasioni addirittura pubblicata sui giornali. Grazie al contributo per i diritti civili quali quelli della MATTACHINE SOCIETY guidati da Dick Leitsch cominciarono a cambiare le politiche della polizia che fino a quel momento andavano in giro per la città in borghese adescando gli omosessuali per poi denunciarli".

50 ANNI INDIETRO - Un pestaggio ricordato nei dettagli, con un racconto che si conclude come una ferita aperta: "I tre si allontanano, gasati, sento, da lontano le loro voci divertite. Io restò immobile dolorante e zuppo del mio sangue, lì fermo, perso nella cognizione del tempo solo il dolore e il sangue che scorre a scandirlo. Non ho idea di quanto tempo io sia rimasto li accasciato prima del sopraggiungere del mio compagno.. Di sicuro so che per un attimo la mia stessa esistenza veniva riportata a cinquant’anni fa quando essere un omosessuale era una discriminante che si pagava nei casi più estremi con la vita stessa".

SOCIAL NETWORK - Una denuncia che ha cominciato a fare il giro dei social network con il chiaro intento di ottenere l'approvazione di una legge contro l'omofobia. Questo il post di un amico dell'uomo aggredito: "Questo è il mio AMICO Ercole, siamo cresciuti insieme a Catania e ne abbiamo passate tante che racconteremo ai nostri nipoti quando un giorno li siederemo sulle ginocchia stanche. Lui adesso vive a Roma, ed è stato ridotto così da qualche balordo solo perchè ha la "COLPA" di essere Gay. No, non è un omicida, ne un infanticida, non abusa di bambini e non vende la droga. Lui Ama un altro Uomo...Spesso pubblicate foto di cani randagi in condizioni pietose, ma adesso vi chiedo di denunciare quanto accaduto pubblicando questa foto sulle vostre bacheche, a favore dell'approvazione della legge contro l'omofobia...Grazie".

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