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Scarcerato il vicino-pedofilo: torna a casa l'incubo di una 13enne

La Corte d'Appello revoca il divieto di dimora per lo 'Zio Pino'. La vicenda resa nota da Attilio Bolzoni sulle pagine de La Repubblica

Lo 'Zio Pino' è tornato a casa in nome della legge. Ricomincia l'incubo di una ragazzina romana di 13 anni che per cinque anni ha sofferto le violenze di un ex militare in pensione vicino di casa che dal 2005 al 2010 ha abusato di lei sessualmente in un quartiere a nord della Capitale. La notizia resa nota da Attilio Bolzoni sulle pagine de La Repubblica. Un incubo per la giovane che si è materializzato lo scorso 4 luglio quando la Corte d'Appello, con il parere negativo della Procura Generale, ha revocato il divieto di dimora per lo 'Zio Pino', condannato con rito abbreviato nel dicembre del 2011 con la condanna a tre anni confermata in secondo grado nel maggio del 2013.

RITORNO A CASA - Tre righe di un provvedimento che fanno ripiombare nell'incubo la 13enne, con l'orco autorizzato a tornare nell'appartamento che si trova al piano superiore della casa dove la giovane vive con la madre. La ragazzina ha perso il padre e la madre è costretta a lavorare molte volte sino a tarda sera, così lascia la figlia in casa degli zii, al piano superiore, senza nemmeno poter immaginare quanto lo 'Zio Pino' avrebbe potuto fare. Siamo nel 2005 e dopo cinque interminabili anni la giovane (nel 2010) racconta tutti alla madre.

IL RACCONTO DELL'INCUBO - Un incubo che la giovane vittima lasciata a casa degli zii inizia a manifestare dalle prime giornate passate in compagnia  dell'orco, con la 13enne che comincia a star male cercando con ogni scusa di non farsi lasciare dallo 'Zio Pino'. Un incubo che la ragazzina confessa alla madre cinque anni più tardi, raccontando alla stessa i 'giochi' che il vicino di casa la costringe a fare. La donna ne parla con una psicologa e dopo le indagini vengono acccertate le responsabilità dell'ex militare in pensione con l'avvio dell'iter giudiziario che lo porterà ad una condanna a tre anni, con divieto di dimora, sino alla sentenza dello scorso luglio della Corte d'Appello.

AVVOCATI - A questo punto "La parola passa un’altra volta agli avvocati che, ai primi di agosto, presentano un’istanza al procuratore generale presso la Corte di Appello di Roma. Chiedono che presenti un’impugnazione contro l’ordinanza che ha permesso allo ‘zio’ Pino di tornare sul luogo del delitto” ma “la Corte di Appello rigetta il nuovo ricorso della procura generale". "Non emergono, neanche dall’istanza del difensore della parte civile allegate alla richiesta del procuratore generale, elementi per ritenere la sussistenza del concreto pericolo di reiterazione del delitto oggetto di condanna’”.

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