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Cronaca

Caso Pamela, Oseghale: "Non l'ho uccisa. Fatta a pezzi per metterla in valigia"

Oseghale ha poi raccontato di aver messo i resti nelle valigie e, non avendo l'auto, di aver chiamato un tassista che conosceva

"Non ho ucciso Pamela Mastropietro. Visto che il corpo non entrava in valigia ho deciso di farla a pezzi". Sono le parole di Innocent Oseghale, davanti alla Corte d'Assise di Macerata, nel processo in cui è accusato dell'omicidio di Pamela Mastropietro. Secondo l'imputato la 18enne ebbe un malore dopo aver assunto eroina nella sua mansarda in via Spalato a Macerata il 30 gennaio 2018 e poi morì mentre lui era fuori per vendere della marijuana.

"Davanti ai famigliari" di Pamela, Innocent Oseghale ha voluto affermare che "non ha ucciso" la ragazza. "Era il 30 gennaio 2018 un mio amico mi aveva chiamato dicendomi di recarmi ai giardini Diaz perché aveva bisogno di marijuana. Mentre aspettavo il mio amico seduto a una panchina, si è avvicinata una ragazza che mi ha chiesto un accendino. Mi chiese se avevo della roba, io dissi di sì che avevo marijuana, ma non le interessava, voleva proprio l'eroina", ha detto dando la sua versione del giorno in cui è morta Pamela. 

Oseghale ha raccontato che a quel punto si è avvicinato un suo amico a cui ha dato la marijuana, Pamela lo ha "implorato di aiutarla" nella ricerca di eroina e offrì una prestazione sessuale in cambio di questo aiuto nel reperimento dell'eroina. Poi, sempre secondo il racconto dell'imputato, si sono recati a Fontescodella dove hanno consumato un rapporto sessuale senza protezione.

Poi il racconto si fa macabro. "Visto che il corpo non entrava in valigia ho deciso di farla a pezzi". Oseghale ha raccontato che di fronte allo stato in cui era Pamela, che non respirava più, iniziò a spaventarsi, era in stato confusionale, cercava far rinvenire senza alcun risultato la ragazza scuotendola.

"Ho pensato di uscire, di andare al negozio cinese, comprare una valigia, ma vidi che non entrava nella valigia", ha raccontato aggiungendo che la sua compagna nel frattempo lo chiamava ripetutamente al telefono e così iniziò ad agitarsi. "Visto che il corpo non entrava in valigia ho deciso di farla a pezzi", ha detto.

Oseghale ha quindi raccontato di aver messo i resti nelle valigie e, non avendo l'auto, di aver chiamato un tassista che conosceva. Gli disse, secondo la sua ricostruzione, che voleva andare a Sforzacosta ma mentre si dirigevano lì la sua compagna lo chiamava ripetutamente.

"Ci sentiamo dopo, ho da fare", rispondeva Oseghale mentre nel frattempo il tassista proseguiva oltre arrivando quasi a Pollenza. Oseghale gli ha chiesto, secondo la sua versione, di fermarsi al lato della strada. "Lì ho lasciato le valigie", ha concluso Oseghale, e poi il tassista mi ha riportato a Macerata. 

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