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Cronaca

Omicidio Sara Di Pietrantonio: chiesto l'ergastolo per Vincenzo Paduano

Il pm Maria Gabriella Fazi ha concluso la sua requisitoria, dopo oltre 4 ore di discussione, chiedendo il massimo della pena prevista

Ergastolo. Questa la richiesta di condanna del pubblico ministero per Vincenzo Paduano, l’uomo che picchiò, uccise per poi bruciarla la sua ex fidanzata Sara Di Pietrantonio, la notte del 29 maggio dello scorso anno. L’imputato è accusato anche di vilipendio di cadavere, di quel corpo bruciato e gettato dietro la cunetta di uno spartitraffico, in mezzo all’immondizia ed alle sterpaglie della Valle Galeria. 

Il pm Maria Gabriella Fazi ha concluso, dopo oltre 4 ore di discussione, chiedendo il massimo della pena prevista. Il gup Gaspare Sturzo ha aggiornato il procedimento, che si tiene con il rito abbreviato. Lunedì prossimo è previsto che prendano la parola i legali di parte civile e quelli della difesa. La sentenza è prevista per il 5 maggio.

Nella scorsa udienza gli inquirenti hanno depositato gli ultimi accertamenti fatti sugli sms che Paduano ha mandato alla giovane. Grazie al web che nulla dimentica è stato trovato un messaggio che Sara aveva mandato. "Perché vuoi uccidermi?". E lui aveva risposto: "Servirebbe a qualcosa?". In un post Vincenzo alle 2 e 27 del 29 maggio, due ore prima dell’omicidio scriveva: "Quando il marcio è radicato nel profondo ci vuole una rivoluzione, tabula rasa. Diluvio universale". 

Paduano, che avrebbe agito perché incapace di accettare la fine della relazione con Sara la mattina del 29 maggio 2016, ha prima molestato con messaggi e telefonate la ragazza e poi, deciso ad avere un confronto diretto con quest'ultima, l’avrebbe seguita a bordo della propria automobile e, dopo averla costretta ad accostare, l'ha uccisa e data alle fiamme.

Nella stessa circostanza Paduano incendiò anche la macchina della vittima. Dopo serrate indagini e dopo aver raccolto le testimonianze di amici e parenti si è arrivati al fermo di Paduano che ha quindi confessato l'atroce delitto. Il fatto fece notizia perché, secondo quanto spiegato dalla polizia, Sara poteva essere salvata se i passanti si fossero fermati, invece di tirare dritto. L'associazione Differenza Donna, rappresentata dall'avvocato Teresa Manente, è stata ammessa come parte civile.

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